Cronaca

Indagine sull'aria inquinata: tre morti e dieci ricoveri l'anno

Tra i primi punti del convegno sulla qualità dell’aria ‘Respirando Cremona’, organizzato a partire da questa mattina a Palazzo Cittanova, è stato affrontato l’impatto dell’inquinamento atmosferico da Pm10 e No2 sulla mortalità e sui ricoveri ospedalieri nell’area cremonese. I risultati sono contenuti nel progetto regionale Essia (presentato qualche settimana fa Milano).

ARIA INQUINATA: 3 MORTI E 10 RICOVERI ALL’ANNO

Superare il valore medio annuo indicato dall’Unione europea in 40 microgrammi per metro cubo comporta nel nostro territorio 3,4 decessi e 10 ricoveri ospedalieri aggiuntivi (ed evitabili) all’anno. I numeri, come spiegato da Alberto Bertazzi (Clinica del Lavoro – Università degli studi di Milano) fanno riferimento al periodo 2003-2006 (per la necessaria completezza dei dati su cui lavorare). Con ogni aumento di 10 microgrammi di Pm10, si registra una crescita della mortalità (esclusi ovviamente gli incidenti) dello 0,25% (in Lombardia la media è dello 0,30%). All’aumento di 10 microgrammi di No2, invece, l’incremento della mortalità è dello 0,70% (stessa percentuale anche per la regione lombarda). Aria malata, che provoca malattie o acutizza patologie già esistenti. In crescita anche i ricoveri ospedalieri. Nel caso dell’No2, con un aumento di 10 microgrammi si registra un +1,20% (1,14 in Lombardia).

MORTALITA’ DIPENDENTI TAMOIL: NO ALLARME

Il professor Bertazzi ha anche illustrato lo studio di mortalità dei dipendenti della Tamoil di Cremona. Una Convenzione stipulata in data 30 giugno 2010 tra Asl e Provincia di Cremona e Università degli studi di Milano, prevedeva, a seguito d’indagini riguardanti episodi di inquinamento della zona rivierasca della città di Cremona, l’esame dei rischi presenti tra la popolazione dei lavoratori Tamoil e tra la popolazione residente nelle aree interessate. Ecco i primi risultati. Gli oltre 800 lavoratori Tamoil-Cremona assunti nel periodo 1961-2010 non hanno presentato al 31 dicembre 2011 una mortalità complessiva e per le principali cause non-tumorali più elevata rispetto all’atteso. Anche la mortalità per tumori è risultata inferiore all’atteso. Esposizioni con potenziale effetto cancerogeno, tuttavia, esistono in questo tipo d’impianti. Ciò significa – ha spiegato Bertazzi – che con tutta probabilità, il livello di esposizione e le modalità di lavoro (incluse le misure di sicurezza e protezione) non hanno comportato negli addetti un’esposizione capace di produrre effetti rilevabili. Ciò rende anche assai improbabile che tali esposizioni possano aver comportato un rischio nella popolazione residente all’esterno, in prossimità dell’area produttiva, ha aggiunto l’esperto. Due particolari sedi tumorali hanno, tuttavia, mostrato quello che è stato definito “un lieve, non-significativo” incremento. Si tratta di tumori della pleura (2 osservati contro 0,8 attesi) e leucemie (3 osservati contro 2,5 attesi). Si tratterebbe, quindi, di meno di due casi aggiuntivi nel corso di cinquant’anni di osservazione. Il dato, pertanto, ha interesse “non per l’entità del rischio, ma perché si tratta di due sedi per le quali in precedenti indagini in lavoratori di raffineria è stato riscontrato un eccesso di mortalità”. I due casi di tumori della pleura e i tre casi di leucemia interessano lavoratori assunti nei periodi iniziali di attività dell’impianto, esposti per lunghi periodi e deceduti dopo trent’anni o più dall’inizio dell’esposizione.

INTERVENTI DELLE AUTORITA’ E INDAGINE SUI BAMBINI

Sono stati gli interventi delle autorità a dare inizio al convegno (organizzato da Comune, Asl e Arpa sulla spinta dell’assessore comunale all’Ambiente Francesco Bordi). La chiusura è prevista alle 17 (il programma completo: clicca qui). Tra gli altri, ha parlato anche il sindaco Oreste Perri, che ha sottolineato l’importanza dell’appuntamento per il territorio cremonese: “E’ solo attraverso la condivisione delle conoscenze scientifiche, normative e dei metodi di rilevamento delle sostante inquinanti l’ambiente in cui viviamo che si possono e si  devono individuare strategie efficaci”. Sono necessarie misure ad ampio raggio, in grado di coinvolgere tutta la Lombardia (Cremona da sola non può nulla ed è una delle aree più critiche per colpa della conformazione del territorio regionale). Il direttore generale dell’Azienda ospedaliera, Simona Mariani, ha invece menzionato l’obiettivo della creazione di una Rete pneumologica lombarda.

Nella prima parte della giornata (moderatore Federico Balestreri, A.O. Cremona, Presidente Isde-Medici per l’ambiente) ha parlato anche Giovanni Fasani, pediatra di famiglia e delegato Fimp. Ha descritto i risultati di una indagine sulle patologie respiratorie nell’infanzia in provincia di Cremona. L’esito dello studio era stato presentato alla stampa quest’estate : leggi l’articolo.

AMBIENTI INDUSTRIALI: DATI NELLA NORMA DOPO ALCUNI STUDI SU ANIMALI DA ALLEVAMENTI E SELVATICI, SU LICHENI E FAUNA DEL SUOLO

Nel corso della giornata sono stati presentati anche risultati di bio-monitoraggi. La relazione di Fabio De Nicoli (chimico e tossicologo) ha riguardato un’indagine su una specifica area (vedi foto sotto) condotta attraverso analisi su animali da allevamento (conigli) di un’azienda agrituristica nel periodo 2008-2011 e su animali selvatici (lepri) nel periodo 2010-2012. Nel primo caso “i conigli allevati non hanno manifestato fenomeni di accumulo di metalli pesanti nel sangue a seguito dell’inalazione e dell’ingestione rispettivamente di aria e acqua presenti nell’area oggetto d’indagine”. Nel secondo (con esseri viventi potenzialmente esposti a tutte le possibili fonti di contaminazione ambientale): “Finora sono state eseguite soltanto due serie di monitoraggi nei periodi Dicembre 2010-Gennaio 2011 e Gennaio 2012. Quindi, allo stato attuale, sono stati raccolti pochi dati che non possono ancora essere rielaborati in modo da trarre conclusioni significative. Saranno necessarie altre 2–3 campagne di monitoraggio prima di poter ritenere concluso lo studio, entro la fine del 2014. I risultati raccolti finora non evidenziano significative differenze di metalli ematici fra esemplari catturati nelle diverse aree”.

Analisi pure su licheni: “I dati indicano (nell’ultimo anno) una tendenza all’incremento dei valori dei metalli Piombo, Cromo e Zinco, mentre non sono state registrate differenze significative per Nichel e Cadmio. Deve essere sottolineato che l’incremento è valutato in paragone ai licheni di «bianco assoluto», utilizzando quindi un criterio molto peggiorativo. Per valutare in modo più corretto i dati raccolti, è indispensabile eseguire il confronto con licheni di «bianco relativo», cioè con individui della stessa specie raccolti in altre aree urbane. Solo così si potranno trarre indicazioni sulle reali differenze di qualità dell’aria fra aree residenziali ed industriali della città”.

Legata all’analisi sui licheni anche la relazione di Maria Cristina Bertonazzi (naturalista): “I risultati degli IBL (Indice di biodiversità licheni) raccolti presso le undici stazioni sottoposte al monitoraggio possono essere così riassunti e commentati. In nessuna stazione sottoposta al monitoraggio sono stati rilevati valori di IBL inferiori a 30 e, pertanto, relativamente a questi bio-indicatori, non sono emerse situazioni di alterazione ambientale in atto. Nell’arco temporale corrispondente all’attuazione dello studio (tre anni, dal 2009) sono stati osservati incrementi dei valori di IBL in cinque stazioni e diminuzioni nelle altre sei: l’entità delle variazioni, sia positive che negative, deve ritenersi statisticamente poco significativa in quanto prossima al limite di precisione tipico del metodo di prova”.

Lo studio ha coinvolto anche la fauna del suolo: “Dai risultati ottenuti nei monitoraggi della pedofauna presente nei terreni delle tre stazioni individuate – si legge nella relazione della dottoressa Bertonazzi – è ragionevole concludere che le attività industriali svolte non incidono in modo significativo sulla qualità biologica dei suoli ad essa circostanti”.

AGGIORNAMENTO – IL ‘PROGETTO COMUNI’ E IL MONITORAGGIO DELL’ARIA URBANA

Ampio spazio ha trovato il “Progetto Comuni”, che, come ha spiegato Elena Grignani del Centro Ricerche Ambientali della Fondazione Salvatore Maugeri di Pavia, nasce dall’esperienza maturata nell’ambito di tre importanti progetti supportati dalla Commissione Europea (Macbeth, Resolution e Artemide) e che si propone di offrire ai Comuni italiani un sistema integrato per il monitoraggio della qualità dell’aria urbana, con misure precise ed accurate, ad elevata risoluzione spaziale e temporale e a basso costo. La raccolta dei dati è stata effettuata a Cremona tra il 2011 e il 2012 ed ha visto la collaborazione di alcune Istituzioni del territorio tra cui Comune di Cremona, ASL di Cremona, Azienda Ospedaliera di Cremona, dell’ARPA Lombardia, Comune di Spinadesco, AEM Cremona, oltre che di alcune realtà private. Il Progetto ha proposto una serie di campagne di misure ad alta risoluzione spaziale che ha permesso di ottenere un quadro rappresentativo della distribuzione degli inquinanti aerodispersi sull’intero contesto urbano. Sono stati coinvolti anche gli agenti della Polizia Municipale, che hanno svolto il ruolo di punti mobili di rilevamento. I risultati conseguiti, hanno permesso di approfondire il problema della valutazione dell’inquinamento urbano con un approccio innovativo, consentendo di validare metodologie già sperimentate e di ottenere informazioni utili agli interventi che possono essere realizzati al fine di migliorare la qualità dell’aria. Lo studio, che sarà implementato e riproposto in futuro, consente di progettare adeguati interventi correttivi nell’ambito della pianificazione urbanistica, con particolare attenzione alle problematiche del traffico e all’esposizione dei cittadini agli inquinanti dell’aria.

A tale proposito, nella sessione pomeridiana, Danilo Cottica e Claudio Cocheo, della Fondazione Salvatore Maugeri, hanno illustrato il monitoraggio ad alta risoluzione spaziale della qualità dell’aria urbana realizzato attraverso un anno di misure a Cremona (terminate nel marzo 2012) utilizzando radielli (i risultati di questa importante ricerca possono essere visualizzati al seguente link: http://www.comune.cremona.it/Web_Links+index-req-viewlink-cid-4-orderby-dateD.phtml). Come ha spiegato il moderatore, Giampaolo Beati, direttore del Dipartimento di Cremona di ARPA Lombardia, i dati misurati in modo puntiforme attraverso i radielli sono uguali a quelli misurati attraverso le centraline.

AGGIORNAMENTO – BORDI: “CREMONA NON E’ UNA DISCARICA, CALENDARIZZARE LE AZIONI PER IL FUTURO”

In chiusura l’assessore Bordi: “Questo convegno ha voluto essere diverso dai molti che in questi mesi sono stati fatti e quindi con un taglio molto pratico, presentando dati reali, dati che ci sono stati più volte richiesti dai cittadini, questo è il convegno a cui avrei sempre voluto partecipare. Dovendo trarre delle conclusioni mi sembra di poter affermare che: i dati fin qui riportati dimostrano una cosa importante, cioè possiamo dire che Cremona non sarà il giardino della Lombardia, ma non è neanche una discarica. Insomma è la valutazione da ottimista o pessimista, cioè il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto? Possiamo onestamente dire che il bicchiere è a metà. Sta a noi fare in modo che il livello si abbassi sempre di più. Dobbiamo partire innanzitutto da dati certi  e oggi abbiamo finalmente il dato zero: forse per alcuni non è una novità ma per altri no. Il punto fatto oggi ci permetterà di calendarizzare le azioni per il futuro. Quindi a partire dall’applicazione delle azioni contenute nel PRIA della Regione Lombardia dobbiamo lavorare sulla nostra città sulle principali fonti d’inquinamento: traffico e riscaldamento attraverso quindi il Piano della Mobilità, il Trasporto Pubblico Locale, il Piano di Governo del Territorio, il Regolamento Edilizio, il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile e il protocollo di efficientamento energetico degli edifici pubblici e privati. Per finire oggi abbiamo visto quale importanza ricoprono i controlli ambientali e quanto importante sia restituire i dati ai cittadini, dati che devono essere di facile accesso e comprensione”.

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