Province, in arrivo la decisione della Consulta che potrebbe far saltare il riordino Battaglia dei presidenti lombardi
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Riordino delle Province. In arrivo la decisione della Consulta che potrebbe far saltare tutto il piano deciso dal governo con il passaggio da 81 a 56 enti provinciali e l’accorpamento di Cremona con Lodi e Mantova. Il pronunciamento sul ricorso fatto da otto Regioni – Lombardia, Piemonte, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Campania, Molise e Sardegna – per presunti rischi di incostituzionalità dell’articolo 23 del decreto Salva Italia, approvato il 4 dicembre scorso, è atteso per domani (martedì 6 novembre).
I ricorsi presentati alla Corte sottolineano innanzitutto che la norma è incostituzionale perché il testo degli articoli 5, 114 e 118 della Costituzione non consente al legislatore ordinario di modificare la natura degli enti costitutivi della Repubblica, quali enti del governo territoriale rappresentativi delle rispettive comunità e tra essi equiparati quanto a natura e struttura. Secondo i ricorrenti, insomma, il Governo Monti ha scelto di intervenire sulla Costituzione con norme ordinamentali che non possono essere inserite in un decreto legge che ha l’obiettivo di salvaguardare le finanze pubbliche. Tanto più – sostengono – che non producono risparmi di spesa. Domani la Corte costituzionale deciderà.
Intanto i dodici presidenti delle Province lombarde chiedono l’intervento dei loro parlamentari. “Il torto più grande del Governo è nei confronti dei cittadini. Stabilire per decreto legge che i Presidenti delle Province non saranno più eletti dal popolo ma verranno nominati dai partiti è inaccettabile e riporta la politica a prima della legge n.81 del 1993. Crediamo, infatti, che l’elezione diretta dei Sindaci e dei Presidenti sia stata una delle scelte più intelligenti a maggior garanzia del diritto degli elettori di scegliere i propri amministratori esercitando sugli stessi una costante azione di controllo e di giudizio. Impensabile il venire meno di questo principio, in difesa del quale continueremo a batterci”. A parlare è il Presidente dell’Unione Province Lombarde, Massimo Sertori, a margine del Consiglio Direttivo che si è riunito in via straordinaria sul decreto di riordino delle Province appena approvato dal Consiglio dei Ministri. La questione dell’elezione diretta dei Presidenti, insieme ad altri due punti, è il fulcro della battaglia contro la riforma voluta del Governo: “I tagli ai nostri enti non solo non distinguono minimamente tra amministrazioni virtuose e non, ma sono talmente insostenibili che viene da pensare si tratti di un errore. Con queste misure le Province, indipendentemente dai nuovi confini, andranno in default finanziario: tra tagli lineari e vincoli del patto di stabilità, infatti, non riusciremo a chiudere i bilanci, e quindi non riusciremo a garantire i servizi base alla popolazione, dalla manutenzione di scuole e strade, al pagamento dei fornitori, questo solo per fare alcuni degli esempi più eclatanti. E se anche le funzioni, ora delle Province, fossero trasferite ai Comuni, con queste pesantissime riduzioni non vi sarebbe comunque la possibilità di mantenere qualità e numero degli attuali servizi ai cittadini”. Per questo, i Presidenti delle 12 Province, invitano tutti i parlamentari eletti in Lombardia, chiamati alla conversione del decreto, a prendere posizione: “Vogliamo che sia fatta chiarezza intorno a questa riforma – sottolinea Sertori – e che emerga chiaramente qual è la volontà politica in Lombardia. Per questo proporremo un incontro a tutti i parlamentari e i segretari dei partiti politici. L’auspicio è che anche loro difendano il loro territorio con coerenza, nella loro provincia di appartenenza così come a Roma. Finora è stata del tutto ignorata la questione centrale, che invece dovrebbe essere il presupposto di qualsiasi riforma: al Nord, infatti, le Province svolgono numerose funzioni pur costando la metà, a volte anche un terzo, rispetto a quelle del resto del Paese.”
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