Cronaca

Processo Tamoil: malori allo Stanga, rifiuti non dichiarati

Altra udienza del processo su uno dei filoni della maxi indagine gestita dalla procura di Cremona sulla raffineria Tamoil. Tre gli imputati, tutti accusati di reati ambientali.

LA TESTIMONIANZA DELL’UFFICIALE DAVIDE SPOTTI

Oggi in aula ha testimoniato l’ufficiale Davide Spotti, che coordina i vigili dell’unità ambientale, chiamato nel novembre del 2009 all’istituto Stanga dove era stato lanciato l’allarme per la presenza di un forte odore di idrocarburi proveniente dalla confinante raffineria Tamoil: vapori maleodoranti, aria irrespirabile e malori. L’intervento si era concluso con un doppio sequestro all’interno degli stabilimenti Tamoil. Due vasche di lavaggio e una serie di rifiuti non classificati, non dichiarati e gestiti fuori dalle regole. “Mancano le condizioni previste per il trattamento di rifiuti”, aveva spiegato l’assessore comunale all’Ambiente Francesco Bordi.

LE ECCEZIONI DELLA DIFESA

Il giudice Francesco Sora non ha ancora sciolto la riserva in merito all’eccezione presentata dall’avvocato Carlo Melzi d’Eril su uno dei capi di imputazione circa lo scarico in Po oltre i limiti previsti dalla legge che si sarebbe verificato nel settembre del 2009 da parte della raffineria. Secondo l’accusa, dal fiume sarebbero uscite acque reflue non bonificate. La difesa ha invece collocato il punto di scarico in una porzione della riva sinistra cremonese che però sarebbe già in territorio piacentino. Per questo motivo i legali di Tamoil hanno sollevato un’eccezione di competenza territoriale chiedendo uno stralcio del punto C del capo di imputazione con il relativo invio degli atti alla procura di Piacenza. Il giudice deciderà nell’udienza del prossimo 7 dicembre.
Rigettata, invece, l’altra eccezione sul libico Mohamed Abulaiha Saleh: i suoi legali si erano lamentati del fatto che l’avviso di conclusione delle indagini notificato all’imputato non fosse stato tradotto in lingua inglese.

Quattro i capi di imputazione a carico di Enrico Gilberti, 64 anni, di Robecco d’Oglio, residente a Cremona, gestore della Tamoil, di Livio Ernesto Tregattini, 50 anni, di Cremona, delegato del settore ambiente e sicurezza, e del libico Mohamed Abulaiha Saleh, 61 anni, residente a Cremona, legale rappresentante della Tamoil raffinazione. Gilberti e Abulaiha Saleh sono difesi dall’avvocato Carlo Melzi d’Eril, del foro di Milano, mentre Tregattini è assistito dall’avvocato Isabella Cantalupo. La procura contesta l’illecita gestione di rifiuti, reati in materia edilizia, lo sversamento nel fiume Po di acque reflue industriali tossiche e pericolose e il getto pericoloso di cose.

Per quanto riguarda l’illecita gestione di rifiuti, il 26 novembre e il 4 dicembre del 2009 “stoccavano e depositavano in modo incontrollato, in più zone dell’azienda (area 1, deposito temporaneo di Tamoil, area 2, attigua al bacino di contenimento del serbatoio E29, area 3, nelle immediate vicinanze e all’interno del deposito ex Foster Wheeler ad ovest del serbatoio E29, area 4, a nord ovest del serbatoio E29, area 5, tubo di scarico al suolo presente sulla strada E209), rifiuti pericolosi e non pericolosi derivanti dalle attività di raffinazione (zolfo camino nove, percolato lavaggio lato vasche, lavaggi, ferro contaminato), sversando al suolo, privo di pavimentazione e di un idoneo sistema di convogliamento delle acque, i liquidi frammisti ad idrocarburi e sostanze altamente inquinanti percolanti dai grossi contenitori”.

I tre imputati dovranno anche rispondere di reati in materia edilizia, in quanto, così come riportato dal capo di imputazione, nel dicembre del 2009, “realizzavano senza permessi, in un’area sottoposta a vincolo paesaggistico, in quanto ricadente nella fascia di rispetto del colatore Morbasco, 12 edifici che utilizzavano per lo stoccaggio dei rifiuti, per il deposito di attrezzature e quali veri e propri luoghi di lavoro”.

Ai tre è contestato anche l’episodio dell’ 8 settembre del 2009, quando, per l’accusa, “sversavano nel fiume Po acque reflue industriali tossiche e pericolose per la presenza, visiva e olfattiva, di idrocarburi liquidi e di sostanze derivate dalla lavorazione del petrolio”.

Infine, il reato di getto pericoloso di cose, “mediante emissione in atmosfera di gas idrocarburici provenienti dalla zona delle vasche di lavaggio degli scambiatori”, recando “molestia agli studenti e al personale dell’istituto Stanga che il 24 e il 26 novembre del 2009 si vedevano le aule invase da gas, tanto che tre dipendenti della scuola si sentivano male”.

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