Cronaca

Avvocato e assistente sociale nel
mirino. Papà stalker condannato

Aveva messo incinta una ragazzina di 14 anni che era fuggita da una comunità. La giovane ha partorito una bambina nel gennaio di quest’anno e il padre, un 25enne, è finito davanti al gup con l’accusa di atti persecutori nei confronti dell’assistente sociale incaricata di seguire la minore e dell’avvocata che è stata nominata curatore speciale della 14enne dal tribunale per i minorenni di Brescia. L’imputato, processato con il rito abbreviato, è stato condannato a un anno e otto mesi, pena non sospesa. Entrambe le professioniste erano parte civile con gli avvocati Cristina Pugnoli e Guido Priori. Come risarcimento, il giudice ha deciso 7.000 euro in favore dell’assistente sociale, mentre 5.000 per l’avvocato.

L’avvocato Cristina Pugnoli e il collega Guido Priori

Attualmente la 14enne è tornata a vivere con i genitori, mentre la sua bambina è stata data in affidamento. L’imputato, che ha riconosciuto la figlia, era finito agli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico, misura che aveva violato. Ora è sottoposto all’obbligo di dimora e al divieto di avvicinarsi all’educatrice sociale e all’avvocata. Entrambe le professioniste avevano ricevuto telefonate e minacce di morte. Per paura, l’assistente sociale, poi sostituita nell’incarico, una volta finito di lavorare si faceva accompagnare a casa dai colleghi. Non è più uscita di casa da sola, nel timore di incrociare il 25enne.

Il primo messaggio era arrivato a luglio di un anno fa all’assistente sociale. L’imputato le aveva chiesto i documenti personali della 14enne, ma la professionista non aveva risposto, e lui, secondo l’accusa, aveva cominciato a chiamarla con insistenza sul telefono di servizio. Alla fine del mese di luglio, dopo che la minore era stata ricollocata in comunità, il 25enne aveva ricontattato su WhatsApp l’assistente sociale, chiedendole nuovamente i documenti della minorenne e minacciandola in caso di rifiuto.

A settembre altre minacce: “Spero che succeda qualcosa ai suoi figli, se li ha, così capisce. Io aspetto, so dove lavora, so dove abita”. Il 16 gennaio di quest’anno, dopo il parto della minore, altri messaggi: “Se succede qualcosa a mia figlia e alla ragazza giuro sulla testa di mia madre che lei è una donna morta, la sua famiglia è morta. Attenta a quello che fa. Non la avverto più. Attenta, non mi sfidare”. Il 18 gennaio, “dopo aver chiamato per otto volte sull’utenza di servizio”, era tornato a minacciare di morte l’assistente sociale. Minacce di morte ricevute anche dall’avvocata, che il ragazzo aveva chiamato ripetutamente sul telefono dello studio legale.

Sara Pizzorni

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