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Cina, il messaggio di Xi Jinping: viaggio nella provincia di fronte all’isola

(Adnkronos) –
La Cina non allenta la pressione su Taiwan. Il leader cinese Xi Jinping arriva fino alla contea di Dongshan, proprio di fronte a Taiwan. L’Ufficio cinese per gli Affari di Taiwan ripete che Pechino non rinuncerà, se necessario, all’uso della forza. Lo fa dopo le recenti manovre militari cinesi, con l’attenzione riaccesa sullo Stretto di Taiwan, e il ‘rischio’ per il Dragone di finire ancor più al centro della campagna per le elezioni presidenziali negli Usa. 

Il gigante asiatico considera l’isola, di fatto indipendente, una “provincia ribelle” da “riunificare”. Taipei rivendica la sua “democrazia”, che gli Stati Uniti sono impegnati a sostenere.  

Xi, riferisce l’agenzia ufficiale cinese Xinhua, è nella contea di Dongshan, nella provincia di Fujian, di cui il leader cinese è stato governatore. Da qui è tornato a parlare della “nuova era”. Xi, che è anche a capo della Commissione militare centrale, chiede al Fujian di contribuire alla “spinta alla modernizzazione” del gigante asiatico e, riporta la Xinhua, è stato aggiornato sulla “promozione degli scambi culturali” attraverso lo Stretto di Taiwan. 

Una visita, rara, dopo che nei giorni scorsi un numero record di jet cinesi si è alzato in volo verso l’isola e sono stati ben 111 i velivoli che hanno superato la cosiddetta ‘linea mediana’ dello Stretto di Taiwan, che Pechino non riconosce. Unità navali, anche 18 della Guardia costiera, hanno accerchiato l’isola. 

Un particolare, quello della Guardia costiera, che per gli esperti sta a indicare come un ruolo di maggior rilievo per queste unità rafforzi le rivendicazioni cinesi sulle acque di Taiwan, rendendo così il caso un ‘dossier interno’, e – evidenzia il New York Times – come Pechino punti tutto sul diritto della navigazione in caso di isolamento di Taiwan. 

Si parla di un ‘new normal’ imposto dalla Cina, con pressioni costanti, quotidiane sulle forze di difesa dell’isola, e l’obiettivo di portare Taiwan a ‘capitolare’ senza arrivare a una battaglia. Manovre militari che, sottolinea il giornale, hanno dimostrato come la Cina stia migliorando il coordinamento in operazioni complesse che coinvolgono più forze, come la Cina stia cerando di addestrare militari, Marina, Aeronautica e altre forze a coordinarsi meglio, ma che al contempo fanno aumentare i rischi di uno scontro o un incidente. 

“Le attività si avvicinano sempre più alle coste di Taiwan – osserva David Sacks, esperto di Studi sull’Asia del Council on Foreign Relations – Li vediamo volare più lontano dalla costa cinese. Li vediamo operare anche sul lato orientale di Taiwan e vediamo aumentare il livello di complessità”. Nei giorni scorsi la Cina ha schierato anche la portaerei Liaoning, una mossa – evidenzia il giornale – che ha consentito alla nave di esercitarsi nel proiettare la sua forza verso l’Oceano Pacifico, da dove si presume le forze Usa e di altri Paesi, probabilmente dalle basi in Giappone e Guam, arriverebbero in caso di conflitto. 

Anche se la Repubblica Popolare insiste nell’affermare di volere una “riunificazione pacifica”, per due volte in meno di cinque mesi ha condotto esercitazioni in risposta a dichiarazioni arrivate dal nuovo presidente dell’isola, Lai Ching-te (William Lai), che si è insediato a maggio. Quando al potere c’era Tsai Ing-wen in otto anni ci sono state due manovre militari analoghe, ricorda il giornale. Nessuno dimentica quelle dell’agosto 2022 in risposta alla visita di Nancy Pelosi a Taiwan. Secondo Brian Hart del China Power Project del Center for Strategic and International Studies, “con l’amministrazione Lai, Pechino sta normalizzando il ricorso a queste grandi attività militari e della Guardia costiera” e ha “chiarito che se dovessero vedere da parte di Taiwan attività considerate provocatorie, risponderebbero in questo modo”. E, avverte, un incidente tra forze di Cina e Taiwan rischierebbe di trascinare le parti in una crisi politica e in una “spirale di escalation” da cui sarebbe difficile uscire sia per Pechino che per Taipei.  

Non manca chi legge i ‘giochi di guerra’ cinesi come una risposta alle esercitazioni militari da parte di Usa e alleati nella regione. Ieri sono iniziate le manovre che ogni anno vedono impegnati Stati Uniti e Filippine. Sono coinvolti anche militari di Giappone, Corea del Sud, Australia, Regno Unito e Francia. A fine mese sono previste esercitazioni di Usa e Giappone. La propaganda cinese ha cercato di presentare le sue ultime intorno a Taiwan come un ‘gesto d’amore’. 

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