Cronaca

Non fu vittima di stalking nel
tempio sikh. Otto assoluzioni

Stalking, lesioni e furto. Questi i reati contestati ad un gruppo di indiani residenti a Corte dè Cortesi, Casalmorano, Casalbuttano e Soresina, per fatti accaduti tra l’agosto e il settembre del 2020 nella chiesa “Gurudwara Bada Deep Singh”, tempio indiano con sede a Casalmorano nel quale la presunta vittima, un 49enne indiano, voleva far sorgere un negozio di alimentari.

L’uomo aveva ricevuto un secco “no” da parte del direttivo a cui aveva sottoposto l’idea, e da lì sarebbero iniziate diatribe interne culminate con gli episodi riportati in denuncia. Otto gli indiani che sono finiti a processo, oggi tutti assolti. Solo per cinque di loro, il pm onorario Silvia Manfredi aveva chiesto la condanna ad un anno per stalking. Sulla mancanza di prove, di testimonianze contro gli imputati, e sulla “inattendibilità” delle “svariate versioni” rese dal 49enne e dalla sua famiglia, hanno invece puntato gli avvocati della difesa Davide Binacchi, del Foro di Brescia, e Guido Priori, di Cremona.

Da sinistra, gli avvocati Binacchi e Priori

Dopo il no al negozio di alimentari, all’interno del tempio si sarebbe instaurato un clima di ostilità, con la presunta vittima che sarebbe stata molestata e perseguitata dagli altri connazionali. Il 49enne sarebbe stato offeso, ingiuriato e minacciato di morte, sia di persona che tramite telefonate e messaggi.

Un sabato di quattro anni fa, ad esempio, dopo aver chiesto un confronto con il capo della chiesa, uno degli imputati finiti a processo, l’indiano sarebbe stato chiuso a chiave nel tempio da un gruppo di connazionali,  che l’avrebbe picchiato con violenza, minacciato di morte, bloccato da dietro, stretto al collo e colpito con calci, pugni e schiaffi al volto.

Tra gli episodi contestati ce n’era uno relativo ad un inseguimento in auto: il 7 settembre del 2020, mentre la presunta vittima, a bordo della propria auto stava percorrendo il tragitto da Cremona a Grumello, sarebbe stata seguita da una Bmw blu. A bordo ci sarebbe stato il capo della chiesa che gli avrebbe telefonato dicendogli che gli avrebbe ammazzato tutta la sua famiglia in India.

E poi il danneggiamento avvenuto la sera del 9 settembre nella sua abitazione: ignoti avevano frantumato i vetri e le zanzariere delle finestre e del bagno, mettendo in agitazione il 49enne e la sua famiglia, costretti a trasferirsi da parenti, non sentendosi più sicuri a casa loro.

Tra le imputazioni c’era anche quella di furto, in quanto, la notte del 10 settembre, quando la famiglia era fuori, qualcuno aveva forzato la porta di ingresso dell’abitazione, e dopo aver devastato il soggiorno e aver rotto tutti i vetri delle finestre, danneggiato il televisore, i mobili e manomesso l’impianto elettrico, si era portato via 5000 euro in contanti contenuti in una busta, una collana e un bracciale in oro. Episodio, questo, contestato a tre degli imputati.

Un altro indiano era invece accusato di lesioni, in quanto, il 28 settembre, dopo aver offeso e ingiuriato il 49enne, gli avrebbe sferrato un pugno al viso, provocandogli ferite guaribili in tre giorni. L’uomo aveva però deciso di non presentarsi in ospedale.

Nessuna prova a conferma le accuse. Su questo si è basata la difesa, che ha parlato di “versioni contrastanti e non coerenti” da parte della presunta vittima e dei suoi familiari, e della mancanza di testimoni in episodi come quello del danneggiamento e del furto in casa dell’indiano. Dello stesso avviso il giudice, che ha emesso otto assoluzioni.

Sara Pizzorni

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