Lettere

Polizza calamità, soluzioni UPPI per non gravare su proprietari casa

da Jean-Claude Mochet (Segretario Generale UPPI) e Fabio Pucci (Presidente Nazionale UPPI)

L’introduzione di una assicurazione obbligatoria contro le calamità naturali è un tema complesso, con vantaggi ma soprattutto criticità da considerare. Il rischio che venga percepita come una tassa è reale, soprattutto se imposta senza una adeguata spiegazione o senza misure compensative.

In sostanza, per i molti che non percepiscono un rischio reale nell’area in cui vivono, si tratterebbe di un’ennesima tassa, di uno “scaricare” sui cittadini le inadempienze di Stato Regioni, e consorzi vari.

Non solo. In un contesto di elevata pressione fiscale, soprattutto per i piccoli proprietari, qualsiasi ulteriore costo fisso può essere percepito negativamente da chi ha già difficoltà economiche come un ulteriore onere finanziario che si somma alle altre tasse.

“L’UPPI – dice il Presidente Nazionale Fabio Pucci – ritiene complicato accettare un ulteriore e poco giustificato balzello, soprattutto se si ritiene che le calamità naturali sono aggravate da una cattiva gestione del territorio da parte dello stato e degli enti locali. Fenomeni come alluvioni, frane e dissesti idrogeologici sono stati influenzati negativamente da decisioni politiche, dalla mancanza di pianificazione urbana adeguata e dalla scarsa manutenzione delle infrastrutture. Queste concause distruttive non possono essere poste a carico di privati per lo più incolpevoli. Pagare per proteggersi da calamità che potevano e dovevano essere prevenute è un’enorme ingiustizia”.

Se quindi, nonostante tutto quanto sopra, si decida per una assicurazione obbligatoria, è necessario allora adottare un approccio integrato che unisca trasparenza, equità ed incentivi. E lo Stato deve governare con attenzione il processo, evitando il solito ricorso al “mercato”, mantra fallimentare che ha già dato pessima prova con la liberalizzazione obbligatoria della vendita dell’energia.

Sarebbero quindi indispensabili queste soluzioni:

1) tariffe proporzionali al rischio, calcolate in base al livello di pericolo effettivo della zona in cui si trova l’immobile: chi vive in una zona a basso rischio dovrebbe pagare premi infiori rispetto a chi vive in quelle ad alto rischio. Questo aiuterebbe ad evitare la sensazione di pagare per qualcosa che non è direttamente rilevante per la propria situazione;

2) ai cittadini deve essere consentito di accedere a informazioni chiare sui motivi che determinano il costo della loro polizza così da capire che non stanno pagando in modo arbitrario;

3) devono essere adottati sgravi fiscali ed incentivi per evitare che i proprietari vedano l’assicurazione come il solito ingiustificato balzello: quindi ci vuole possibilità di detrarre i premi assicurativi del reddito imponibile, cosicché parte del costo sia compensato dalla agevolazioni fiscali, e le tariffe agevolate per le fasce sociali deboli;

4) vanno offerte riduzioni sui premi a chi adotta misure di prevenzione, come le misure antisismiche negli edifici o la costruzione di barriere contro le alluvioni da parte di consorzi di proprietari;

5) non si può prescindere da un modello pubblico-privato, come potrebbe essere un fondo di compensazione gestito dallo Stato, per coprire i costi dei disastri più gravi. L’assicurazione potrebbe coprire solo una parte dei danni, lo Stato interverrà in situazioni eccezionali. Questo alleggerirebbe il costo complessivo, riducendo i premi.

6) ci deve essere, infine, una partecipazione degli enti locali e delle associazioni di categorie dei proprietari e degli inquilini che possono svolgere un ruolo attivo nell’aiutare i cittadini a comprendere l’importanza dell’assicurazione e nel facilitare il processo di adesione.

In conclusione, l’obbligo assicurativo potrebbe essere un passo fondamentale verso una resilienza del paese ma è essenziale che il sistema sia equo, trasparente e vantaggioso.

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