Verona, raduno scout. Presente
anche il vescovo Napolioni
“La speranza è che questi giorni insieme abbiano reso forte l’idea che la felicità è un diritto ma non solo. La felicità è lavoro, ricerca, impegno, capacità di osservare, di analizzare noi stessi e ciò che ci circonda. Felicità è accogliere, è aprirci all’altro e proprio per questo è assunzione di responsabilità, di risposta ad una chiamata grande che fa appello al nostro saper obbedire inteso nel suo senso etimologico, cioè ‘ascoltare verso’”.
Con queste parole Francesco Scoppola e Roberta Vincini, presidenti del Comitato nazionale Agesci, hanno salutato gli oltre 18mila capi scout dell’Agesci (Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani) che si sono ritrovati a Verona per la Route nazionale che si è chiusa ieri a Verona (dal 22 agosto) e a cui hanno partecipato anche i gruppi Scout Agesci di Cremona, Castelleone, Viadana e Cassano raggiunti anche dal Vescovo Napolioni durante l’esperienza.
Quattro giorni di riflessioni, dibattiti, incontri, festa e gioco, nel più classico stile scout, per parlare di felicità, che “rappresenta oggi una scelta politica forte, controcorrente rispetto al negativismo e ai segnali di crisi e sfiducia”, e che è ritornata anche nel titolo di questo appuntamento: “Generazioni di felicità”. Un evento importante di snodo dell’Associazione, che oggi conta più di 180mila iscritti, tra capi e ragazzi, utile anche a definire le sfide e il percorso associativo futuro, a 50 anni dalla fondazione.
Felicità percorso faticoso. “Il nostro impegno per la costruzione della felicità non dura il tempo di un evento – hanno detto dal palco Scoppola e Vincini – è la nostra missione di cristiani, e non prevede soste, non concede esitazioni. Siamo chiamati a rispondere di questa felicità, per sentirla ancora di più vibrare sotto la nostra pelle, per goderne ancora di più i frutti.
La felicità – hanno aggiunto – è un percorso faticoso, ciascuno lo ha sperimentato nella sua vita. Ma è una fatica che noi scout conosciamo bene: quella che ti fa raggiungere una vetta e poi, una volta arrivati in alto, ti fa guardare indietro, per contemplare la strada macinata, ma anche in avanti, per ammirare l’orizzonte. E, quando condivisa, questa fatica riesce a plasmare meravigliosi legami, relazioni significative e fondanti nella storia di ciascuno di noi”.
“È una fatica, quella verso la felicità, che non possiamo, che non vogliamo fare da soli: questi giorni dimostrano che l’Agesci c’è, e ha voglia di scalare nuove vette, insieme”.