Politica

Provincia, Soldo: "Niente di deciso"
ma primi indizi per il dopo-Signoroni

Le manovre in vista delle elezioni provinciali (Presidente e Consiglio), momento di scarso appeal pubblico, ma esercizio di real politik per i partiti.
Il segretario provinciale del Pd Vittore Soldo spiega le ragioni tecniche che potrebbero portare a una lista unica per il successore di Signoroni.

Primi nomi per l’ancora ipotetica lista unica che potrebbe esprimere il presidente della Provincia alle elezioni del 29 settembre, per il dopo – Signoroni. Tra le personalità politiche che potrebbero concorrere ci sono Roberto Mariani, sindaco di Stagno Lombardo e già presidente del Consiglio provinciale nel mandato di Giuseppe Torchio; Valeria Patelli, sindaco di Calvatone; Graziella Locci, primo cittadino di Castelverde;  Alberto Sisti, sindaco di Castelvisconti; Alex Severgnini di Capergnanica. Tra i consiglieri spunta anche il nome di Luciano Pizzetti.

Al momento  però i partiti si stanno solo incontrando. In questi giorni il segretario provinciale del Pd Vittore Soldo ha iniziato un giro di consultazioni, per ora con Forza Italia (incontrati sabato alla Festa dell’unità), nei prossimi giorni con Fratelli d’Italia (già sentiti telefonicamente) ma potrebbe essere che l’incontro sia con tutta la coalizione.

Intanto, con una lunga lettera rivolta a chi contesta  l’ipotesi di una lista trasversale sostenuta da partiti che sono all’opposizione sia localmente che a livello nazionale, Soldo ne precisa le ragioni: più una necessità dettata dai meccanismi elettorali che una volontà delle forze politiche.

“Non esiste – spiega Soldo – nessun accordo precostituito e già chiuso nelle segrete stanze con nessuna forza politica: al momento si è ancora nella fase di interlocuzioni in cui ci si confronta sulle precondizioni di massima, dei desiderata e dello scambio di reciproche aspettative.
In merito a tutti gli appelli rivolti al PD per fare una cosa piuttosto che un’altra, vorrei che si capisse il motivo per cui è stata esplicitata, lato nostro, la disponibilità a ragionare su una lista unitaria.

Prima di tutto bisogna conoscere la legge in vigore che regola l’elezione del consiglio provinciale e del Presidente. Sono due elezioni contestuali ma distinte, per le quali serve raccogliere un numero di firme a sostegno della lista dei consiglieri e molte più firme a sostegno della candidatura del presidente. Le due cose viaggiano separate e distinte. Ciascuna forza politica potrebbe presentare una lista di candidati al consiglio provinciale ma non presentare nessuna candidatura alla Presidenza della Provincia”.

Soldo spiega poi cosa significa elezione di “secondo livello”, concetto effettivamente indigesto per la maggiore parte delle persone: “Altra questione importante è rappresentata dal corpo elettorale: consiglieri comunali e sindaci di tutti i comuni della provincia di Cremona. Sono esclusi da questo corpo elettorale gli assessori esterni di Comuni sotto i 15.000 abitanti e gli assessori, seppur eletti, dei comuni sopra i 15.000 abitanti (nella nostra provincia solo Crema e Cremona, perché Casalmaggiore, dopo l’ultimo censimento è “diventata” una Città al di sotto dei 15.000 abitanti).

Eleggibili in consiglio provinciale sono sindaci e consiglieri di tutti i comuni della provincia. Eleggibile Presidente solo un sindaco che abbia ancora, almeno, 18 mesi prima della scadenza del mandato.

Il voto è particolare perché ponderato: non corrisponde a “una testa, un voto” ma il voto di ciascun singolo elettore, sia esso, consigliere comunale o sindaco, che andrà a votare, sarà moltiplicato per il fattore di ponderazione dello scaglione al quale appartiene il comune dove l’elettore è stato eletto e dove esercita il proprio mandato amministrativo. Per i comuni sotto i 3000 abitanti, 87 nella provincia di Cremona, il peso di ciascun elettore di secondo livello è di 34, mentre per ciascun consigliere dei comuni di Cremona e Crema, il fattore di ponderazione, corrisponde a 495.
Ultima considerazione importante sono i numeri delle passate elezioni provinciali: abbiamo visto che si sono consolidate 3 cordate, quella di centrosinistra, quella di centrodestra e quella dei cosiddetti civici che raccolgono consensi da chi non si sente rappresentato dai due schieramenti maggiori.

Di questi 3 schieramenti, da quando si sono presentati, i numeri dei voti raccolti, sono quasi sempre gli stessi: 31/32.000 voti ponderati per la compagine di centrosinistra, 35.000 voti ponderati per la compagine di centrodestra, 8-9.000 voti ponderati per la compagine dei “civici”.

Tutto questo ci permette di fare la prima considerazione data dai numeri: con questi numeri, condizionati dall’affluenza alle elezioni provinciali, da sempre non altissima, non esiste una maggioranza “qualificata” che darebbe stabilità al Presidente della Provincia in carica.

In sintesi c’è un’alta probabilità, anche a questa tornata elettorale per la Provincia, che si configuri un consiglio provinciale spaccato quasi perfettamente a metà, nell’ambito del quale, così com’è già oggi, l’elemento indispensabile per dare consistenza ad una maggioranza, è rappresentato del voto del Presidente della Provincia.

Si capisce molto bene che con una configurazione simile, tutto il lavoro istituzionale della Provincia è appeso ai difficili equilibri in senso al consiglio provinciale. Se a questo aggiungiamo che la compagine di centrodestra, in Provincia di Cremona, sconta molte divisioni al suo interno, si capisce bene che la situazione, per chi dovrà governare il prossimo consiglio provinciale, rischia di essere molto complicata. Questo stallo rischierebbe di influire negativamente sull’organizzazione e sulla gestione dell’ente e sulla sua capacità di rispondere alle ancora tante, funzioni a cui sono chiamati i suoi uffici.
Alle considerazioni precedenti si aggiunga che ci dovrebbe essere un’ulteriore consapevolezza che però è molto poco diffusa: nelle intenzioni dei legislatori, la riforma delle province, la cosiddetta “Legge Del Rio”, doveva fare in modo che le Province italiane diventassero “le case dei comuni” e dei sindaci della provincia, di tutti i sindaci e non solo quelli dalla fazione vincente. In sintesi, la “Del Rio” si prefiggeva di trasformare le Province italiane da luoghi in cui si manifestava la direzione politica della maggioranza del momento, a luoghi di coordinamento e programmazione territoriale, a cui si è carcato di togliere le difficoltà dovute alle dinamiche tra maggioranza e opposizione e cui si sono tolte anche diverse deleghe. Così si spiega il numero di firme richieste per il deposito della lista dei candidati al consiglio provinciale ed il più alto numero di firme per il deposito della candidatura a Presidente della Provincia”.

“In grande sintesi: nessuna delle forze in campo è smaniosa di fare un accordo unitario con la parte avversa. Ciascuno delle forze di centrosinistra e di centrodestra, farebbe volentieri a meno di ricorrere ad un accordo ma, detto ciò, tutte le forze politiche sono chiamate a farsi carico dell’appello dei tanti che vedono nell’ente provincia, un ente che ha bisogno di essere rilanciato e rigenerato per le funzioni che ancora svolge nei confronti delle imprese e dei cittadini della Provincia di Cremona. E’ il richiamo alla responsabilità e alla necessità di una guida certa e auspicabilmente solida che ha portato le forze politiche di centrodestra e di centrosinistra a dirsi disponibile a ragionare alla lista unitaria.
Lo scrivere periodicamente del rischio di “inciucio”, di accordo precostituito che esclude i cittadini e via dicendo, non aiuta l’istituzione e non aiuta i cittadini e gli imprenditori che nella Provincia e più in generale, nelle Istituzioni, hanno ancora un riferimento ed uno snodo vincolante per la propria crescita o anche solo per il proseguo della propria attività. Sta tutta e solo qui la necessità che le forze politiche si facciano carico di una situazione eccezionale che si manifesta nel bisogno di risposte e di una guida di cui questa provincia ha ancora bisogno.

Per quanto riguarda il processo ed il relativo metodo con il quale, noi democratici, andremo a decidere cosa fare, siamo partiti dalla consapevolezza che questa è un’elezione in cui i protagonisti sono gli amministratori, sindaci e consiglieri e le loro istanze e non le forze politiche che dovrebbero. Questo significa avere ben chiaro, che in questa occasione serve porsi al servizio degli amministratori, coordinando le idee di tutti e provando a fare sintesi con una lista di candidati consiglieri e con la candidatura di un Presidente e passando eventualmente attraverso possibili accordi con altre forze politiche funzionale a dare maggiore stabilità e una maggioranza robusta al Presidente e ai consiglieri che andremo a candidare”.

“Per fare questo, lato nostro, abbiamo promosso una consultazione, fatta grazie a moduli digitali da compilare e rivolta agli amministratori della provincia di cremona, vicini al centrosinistra e al PD. Da questa raccolta usciranno delle indicazioni che sottoporremo alle forze politiche alleate e alla Direzione Provinciale del Partito Democratico cremonese. Questo anche per dire che non c’è spazio per nessun accordo nelle segrete stanze: tutto alla luce del sole con percorso democratico e partecipato ma con la consapevolezza che non ci si può chiamare fuori quando ci sono situazioni come quella che potrebbero venirsi a creare in provincia di Cremona, in cui lo stallo di un’istituzione importante come la Provincia, può condizionare negativamente su tutto il territorio, con implicazioni e conseguenze anche molto pesanti in termini economici e di competitività”. S.Gal

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