Politica

Pizzetti: "Siamo conservatori
e rivoluzionari". E cita Berlinguer

Luciano Pizzetti. alla sua sinistra Riccardo Merli, Paolo la Sala, Cinzia Marenzi (Foto Sessa)

Ecco l”intervento di Luciano Pizzetti dopo l’elezione a presidente del Consiglio Comunale.

“Auguri di buon lavoro a noi, tutti noi. Al Sindaco e alla Giunta in particolare perché, se l’Amministrazione opera con ascolto, determinazione e responsabilità, sarà di certo un bene per l’intera comunità. Ai capigruppo e alle capigruppo perché il loro ruolo sarà prezioso nell’incrementare e nel favorire la buona Amministrazione. Ai consiglieri e alle consigliere di maggioranza affinché alla sensazione di un ruolo di  accompagnatori di Giunta reagiscano con la potente volontà della proposta della sollecitazione.

Ai consiglieri e alle consigliere di opposizione affinché si impegnino come meglio sappiano fare perché anche da ciò vive e cresce la comunità.
Il Consiglio ha un ruolo d’indirizzo politico amministrativo. L’intero Consiglio è chiamato a svolgere con consapevolezza e coscienza questo ruolo. Vorrei accompagnare questo ringraziamento già chiaro nei proponimenti con pochissime parole dall’intento ancora più netto.


Noi, insieme, dovremmo predisporci all’ascolto di una comunità sfiduciata e sconfitta, non attendere il vento di bufera per vedere le proprie bandiere garrire.
Non porta aiuto, non porta soluzioni e fa smottare la sfiducia in delusione e abbandono civico. La delusione è il peggior nemico della vivacità, del desiderio di crescita della comunità. Il fuoco delle polemiche affiora forse, apparentemente, ma mai attrae interesse e partecipazione.
Quel 50% di non votanti colpisce tutti. E’ una grande spia ormai sempre accesa che segnala non disinteresse ma stanchezza, un senso di partecipazione declinante, uno svuotamento delle istituzioni rappresentative. Un progressivo non riconoscersi in esse. E’ la fragilità della comunità che genera la non impotenza delle democrazie locali. Tante persone non si fidano più di noi e di ciò che
rappresentiamo.
Non dipende solo da noi, vi sono linee di falda ben più grandi che attraversano la società occidentale con le sue certezze e i ritorni di povertà. Non dobbiamo dimenticarle, perciò ci toccano, dobbiamo contrastarle. La denuncia è una carica esaurita. Il contrasto vuol dire riattivare la Politica. L’ascolto è vitale per cambiare e per tornare a coinvolgere persone riottose, facendole risentire cittadini partecipi e incidenti.
L’ascolto non è funzione governante, tanto meno l’assecondare con la piaggeria del populista. E’ democrazia nella responsabilità, partecipante e decidente.

La delusione democratica è il nostro fallimento politico. Questa consiliatura dovrebbe, per quanto mi riguarda dovrà, ristabilire il senso del riconoscimento comunitario alternativo ad una logica e presuntuoso concetto di Cremonesità.
Dando senso compiuto a ciò che la Politica dovrebbe essere, come lo è stato al nascere della Repubblica dopo la vittoria sul nazi fascismo, la virtù del bene comune prendendo l’abbrivio lontano nei tempi.

Politica non siamo solo noi politici. Noi siamo dei prestatori d’opera secondo la Costituzione. Politica è la società, le tante rappresentanze sociali, le associazioni d’interessi, i portatori di cultura che saranno coinvolti nell’immaginare e costruire
il domani. Non puntare il dito, ma tendere la mano. Non annullando la ricchezza delle differenze, ma cercando i punti di contatto.
Questa comunità ha tante ricchezze intrinseche, eppure si sente un bel anatroccolo. Si lamenta perché non conta, ma non si unisce per contare. Da questo consesso può partire una nuova via. Diversità e convergenze, non solo diversità e contrapposizioni.

Coinvolgere tutte le rappresentanze istituzionali, regionali e statali, quelle sociali, i portatori d’interesse. Raggruppare le forze per opporci al rischio di decrescita e declino. Divisi non avremo grande ascolto, né a Roma, né a Milano. Perciò l’opposizione è in qualche modo governante, e la maggioranza deve sentire il dovere della non autosufficienza.

Contrasto dell’inverno demografico e miglioramento della qualità ambientale e sanitaria sono, come si sarebbe detto nel tempo di un’utile stagione politica di cambiamento, le convergenze parallele su cui operare.

Cremona ha grandi potenzialità in essere: università, polo tecnologico, liuteria e musica, un sistema produttivo industriale e agroalimentare di prim’ordine; in divenire: raddoppio ferroviario, potenziamento delle infrastrutture di collegamento viario, nuovo ospedale, messa a terra dei fondi PNRR; da potenziare: Fiera innanzitutto.
Bisogna creare reti tra le città, nel territorio provinciale, avere un rapporto confidenziale con Milano. Cremona non si lagna, non si impone. Costruisce.
Nel rispetto delle pluralità, guardando ai programmi questa consiliatura potrà fare qualcosa di importante per il territorio, per la città, per il bene comune, fine ultimo del nostro agire.  Il Sindaco con la legittimazione diretta che gli viene dal voto popolare, la maggioranza con la forza del proprio programma voluto dal voto; l’opposizione, che rappresenta parte considerevole dei cremonesi, con la determinazione ad impegnarsi nel sollecitare, nel proporre, nel contrastare, nel condividere.

Tutti con in testa il bene comune di una comunità operosa, che nella storia passata molto ha dato e in quella da scrivere molto può dare.

Concedetemi una considerazione a margine. Nel rispetto dei ruoli, mi sento di sollecitare la Giunta ad una attenzione particolare alla cura dell’habitat cittadino.
Questa cura è essenziale per essere orgogliosi di noi stessi come cittadini, per dare senso di tranquillità. Non ci sono grandi cose e piccole cose. Ci sono solo cose importanti per cui lavorare.

Di nuovo buon lavoro a tutti noi e in particolare a lei signor sindaco, perché lei ha un bene prezioso per tutti noi: la schiena diritta che non sa di supponenza. Da consigliere le dico conservi questa postura, da amico ti dico conserva questa postura perché tutti abbiamo bisogno di ascolto, di risposte sincere, di chiara assunzione di responsabilità, di sguardo lungimirante.

In conclusione, consentitemi un’unica citazione di una personalità politica a me molto cara pur se ad altri non di un grande italiano. Ricorre quest’anno il quarantesimo anniversario della morte di Enrico Berlinguer. Al suo funerale partecipò l’Italia intera, da Sandro Pertini a Giorgio Almirante. Lui, tra le tante dichiarazioni, insisteva su un concetto: essere conservatori e rivoluzionari. Una
contraddizione evidente, ma solo apparente, ovviamente riferita a ben altri. Ma se dovessi dire chi siamo, direi proprio così: conservatori e rivoluzionari. Orgogliosi di una tradizione, ma costruttori del cambiamento.

Perchè se è vero che non c’è futuro senza memoria, è pur vero che non c’è memoria che tenga senza speranza.
Questa città ha bisogno di prospettive, di futuro, di innovare per crescere, senza lasciarsi persone ai margini. Noi dovremo essere mediatori di futuro perché, come scriveva forse, il più grande poeta e scrittore tedesco all’inizio del secolo scorso: “Il futuro entra in noi per trasformarsi in noi, molto prima che succeda” (Rainer Maria Rilke – Lettere ad un giovane poeta).

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