Cronaca

Incinta, violentata 20 volte dall'ex
compagno. Condanna a 10 anni

Maltrattamenti e violenza sessuale sulla ex compagna incinta. Oggi il collegio dei giudici ha condannato l’imputato, assistito dall’avvocato Francesco Cogrossi, ad una pena di 10 anni di reclusione, così come chiesto dal pm Chiara Treballi, e ad un risarcimento alla vittima, parte civile attraverso l’avvocato Elena Guerreschi, di una provvisionale di 10.000 euro. Attualmente l’uomo è in carcere dove sta scontando una condanna definitiva per stalking nei confronti della sua precedente compagna.

L’avvocato Guerreschi

Maltrattamenti, anche alla presenza dei due figli piccoli, violenze fisiche, verbali, minacce, insulti, e, come ha precisato l’accusa, “venti episodi di violenza sessuale” commessi quando lei era incinta. Un incubo durato due anni, periodo che la donna nel marzo scorso aveva ripercorso nell’aula penale del tribunale di Cremona. La coppia era andata a convivere nell’agosto del 2020, quando lei aspettava un bambino. All’inizio, le violenze erano state solo verbali, ma dopo pochi mesi erano iniziate anche le aggressioni fisiche.

La violenza esplodeva quando lui era sotto l’effetto di droga, di cui faceva uso abitualmente. E alle aggressioni fisiche, spesso si aggiungevano anche quelle sessuali: all’inizio lei gli urlava di smetterla e di lasciarla stare, poi, per paura e per non peggiorare la situazione, aveva deciso di non protestare più. “Calci, pugni, spintoni, mani strette al collo“, aveva raccontato la donna. “Poi mi sbatteva sul letto, o dovunque mi trovassi,  mi strappava i vestiti di dosso, a volte ridendo”.

In quegli anni, la donna era rimasta isolata: “Lui mi aveva fatto perdere i contatti con tutti”, aveva raccontato la vittima. “Spesso mi rinchiudeva in casa e si portava via le chiavi. Prendeva anche il mio telefono perché non voleva che chiamassi qualcuno. Ero annientata psicologicamente da quanto stavo vivendo e avevo il terrore delle sue minacce. Vedevo quanto era instabile e davo per scontato che se me ne fossi andata avrebbe fatto quello di cui mi minacciava”. Lui le aveva detto che se avesse parlato a qualcuno avrebbe preso una pistola e avrebbe sparato prima a suo figlio e poi a lei. Un’altra volta le aveva detto che se se ne fosse andata lui l’avrebbe trovata e riempita di coltellate. In uno dei tanti episodi, lei si era trovata con un coltello puntato alla gola, ed era rimasta ferita.

L’occasione, per la donna, era arrivata il 17 novembre del 2022, quando lo aveva trovato svenuto in casa dopo una dose. In quel frangente, dopo aver chiamato i soccorsi, aveva potuto allontanarsi dall’abitazione con i figli e sporgere denuncia. La vittima è rimasta per oltre un anno in una casa rifugio. Grazie al centro antiviolenza “Aida”, la donna è stata inserita in un progetto per essere accompagnata verso una nuova vita.

Sara Pizzorni

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