Cronaca

Ospedale di Crema, torna l'acqua Decisione della Regione

Torna l’acqua per i degenti dell’Ospedale Maggiore di Crema e per quelli del Santa Marta di Rivolta d’Adda. A deciderlo la Regione Lombardia che ha concesso una deroga all’azienda ospedaliera di Crema sulla Spending Review. Una decisione che arriva dopo le forti polemiche dell’ultimo periodo che aveva portato anche Franco Bordo di Sel e Cesare Forte dell’Idv a iniziare uno sciopero della sete di fronte al nosocomio cittadino. Una protesta che oggi iniziava a dare qualche problema fisico ai due, che però avrebbero continuato imperterriti fino ad ottenere il ripristino delle bottigliette d’acqua.

Una scelta della Regione della quale il direttore generale Luigi Ablondi non può far altro che prendere atto anche se dice: «Non sono per nulla pentito della scelta che avevo fatto, perchè non ritengo sia una cosa di cui pentirsi».

«La Regione Lombardia ha valutato la nostra situazione economico finanziaria e ha preso atto delle azione intraprese per il contenimento dei costi, quindi ci ha esentato dall’applicazione delle Spending review. Personalmente avrei resistito, perchè non è una questione economica: dovevo tagliare il 5% e piuttosto di tagliare i presidi medici ho preferito tagliare la bottiglietta d’acqua. In ospedale – prosegue – l’acqua subisce ulteriori analisi rispetto a quella della città quindi è sicura, e non vedo il problema per un degente di prendere l’acqua dal rubinetto, ci sono già tantissimi ospedali che non danno le bottigliette. Io non posso tagliare i posti letto o i presidi oppure far licenziare le quattro persone che lavano le stoviglie, quindi ho deciso di togliere dve potevo: questo non conta niente in città tanta gente beve acqua dai rubinetti. Ma mi hanno messo in croce. Ora la Regione vuole ridarla e io gliela ridò, in fin dei conti sono loro i miei capi», sottolinea il direttore generale.

«Le gente – prosegue  – deve capire che i tagli non sono finiti, che se a dicembre il Governo Monti decide di farne altri, non è stando lì a fare lo sciopero della sete che gli ridanno quello che avevano. Purtroppo ci sono delle cose che non possiamo e non potremo più permetterci, perchè i tagli non sono ancora finiti», conclude Ablondi.

Si conclude così una vicenda che è arrivata alla ribalta della cronaca nazionale e che ha esposto la dirigenze dell’ospedale a dure critiche.

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