Politica

Dopo la sconfitta, parla Ancorotti:
“Qualcuno ha fallito, sia conseguente”

Era inevitabile che accadesse e sta accadendo. La sconfitta per 192 voti del candidato sindaco del centrodestra alle elezioni comunali ha aperto una riflessione tra i partiti che hanno scelto il civico Alessandro Portesani per la sfida contro Andrea Virgilio. Una riflessione che, in qualche caso, assume i contorni del redde rationem. Con la richiesta chiara, come fa il senatore Renato Ancorotti, che chi ha si è assunto l’onere della scelta di Portesani, ne deve trarre le conseguenze. Nessuno, sia chiaro, addebita la sconfitta ad Alessandro Portesani – che anzi tutti ringraziano per l’impegno – ma certo la scelta di non puntare su un uomo o una donna di partito viene indicata come un elemento centrale della sconfitta.

Molto duro l’atto di accusa alla direzione locale di Fratelli d’Italia, pur senza mai citare alcun nome: “Se a destra Giorgia Meloni è il traino – afferma Ancorotti – a sinistra è il Pd che ha trainato e non la Schlein. I voti non sono arrivati al Pd per merito della Schlein, questa è la differenza nel bipolarismo che si è creato. Allora, se questo partito (FDI) fa degli sforzi per arrivare a delle percentuali importanti, evidentemente si merita rispetto e che non vi siano litigi per nulla; occorre mettersi a un tavolo per rifare il coordinamento, che sia provinciale, che sia cittadino, o anche dei vari paesi dove si è perso. E bisogna che si metta a punto una strategia per il futuro”.

Non parla esplicitamente, ma i riferimenti sono chiarissimi: “Quello che manca oggi – conclude Ancorotti – è la strategia: io vedo una strategia del litigio, che non interessa a nessuno, le posizioni personali non mi interessano, a me interessa la collegialità. Come avviene in un’azienda, si può essere il capo, ma bisogna ascoltare i propri collaboratori per raggiungere gli obiettivi. Quando qualcuno dice ‘comando io’, vuol dire che nessuno sa chi è che comanda; se si possiede una leadership non c’è bisogno di dirlo, perchè la leadership è qualcosa che viene riconosciuto non imposto. Se gli altri non te la riconoscono ti devi fare due domande e darti anche una risposta”.

Molti altri i punti toccati da Ancorotti: l’elogio a come Portesani ha condotto la campagna elettorale, il mancato accordo con la lista di Ferruccio Giovetti, con cui le segreterie politiche avrebbero dovuto riuscire a trovare un accordo; la fuoriuscita dal partito, avvenuta ormai più di un anno fa, da parte del segretario cittadino, Luca Grignani, un fatto su cui non c’è mai stato un chiarimento pubblico.

“Qui non ci sono ‘correnti di pensiero’, ma litigi personali”, aggiunge il senatore. “Bisogna rimettere tutto in discussione e ripartire, però senza tutti questi malumori, che ci sono: perchè le persone mi chiamano, non è che io esco così, sulla base del nulla”.

E a proposito del mancato accordo con la lista Giovetti che tanto ha nuociuto al centrodestra: “E’ la mancanza di collegialità di cui parlavo, per questo devo dire che non so. Non conosco Giovetti e non mi sono neanche permesso di chiamarlo perchè non sono io a gestire questa cosa. Se con Giovetti è stato tentato un contatto, ma non si è portato a casa niente, bisogna trarne le conclusioni. Serve autorevolezza, quella di chi alla fine prende i contatti. Probabilmente in una riunione, magari fatta meglio, si poteva arrivare a parlare con queste persone, non dire ‘faccio io’: allora fai tu, ma poi chiaramente le conseguenze sono le tue”.

“Io non ho chiesto le dimissioni – chiarisce – poi che sia una conseguenza di quello che ho detto, può darsi. Io credo che ci si debba sedere a un tavolo,  mettere da parte l’arroganza del dire ‘faccio tutto io’ perchè poi è stato dimostrato che non è così, e bisogna che tutti facciano un passo indietro per farne due in avanti. Ovvero smetterla di litigare sul nulla perchè l’impressione che danno è di un partito che litiga e questo non va bene.
“Per non litigare bisogna avere l’autorevolezza e una strategia chiara: adesso per 5 anni intanto la città è consegnata ad altri, nonostante gli sforzi miei e di Del Mastro per portare 51 nuove guardie carcerarie a Cà del Ferro. E poi ci sono stati i tre milioni  per il Monteverdi che è diventato festival internazionale. Non è che noi a Roma non facciamo niente per il territorio, ma poi questo deve essere capace di rispondere  dal punto di vista politico”.

In una città così divisa quindi, quanto è importante la collaborazione tra diversi orientamenti politici?
“Per il Monteverdi ho lavorato con la senatrice Simona Malpezzi (Pd) di cui ho grande stima, è un avversario politico, la pensa diversamente da me, ma l’obiettivo comune era rendere il festival internazionale come quello di Spoleto. Ci siamo riusciti, non ‘ci sono riuscito’. Allora, per la città di Cremona è importante questo o la bega politica? La trasversalità va sempre usata nel raggiungimento degli obiettivi e questi bisogna raggiungerli anche insieme a chi la pensa diversamente da noi, ma per il bene del territorio.”
Io non ce l’ho con nessuno ma questo partito si merita una gestione collegiale, di persone che non litigano per le questioni più futili. E va organizzato. Bisogna fare una verifica”.

Un’ultima cosa, la aggiunge il senatore, a corollario della situazione locale: “In aula noi spesso sentiamo dire dai Cinque Stelle che loro hanno dato un grande contributo all’edilizia. Ieri la Corte dei Conti ha decretato che questo è un disastro. Non l’ha detto un politico, lo ha detto la Corte dei conti, che ci metteremo almeno 10 anni per sanare questa cosa.
Io non ce l’ho con nessuno, ma sono contro le cose fatte male: il superbonus è stata una cosa fatta male, che ci dovremo portare dietro e a cui dobbiamo porre rimedio. Non è una situazione semplice per cui, almeno sul territorio, vediamo di semplificare le cose”. gbiagi

NEL TG DELLE 13.30 DI CREMONA1 AMPI STRALCI DELL’INTERVISTA AL SENATORE ANCOROTTI

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