Cronaca

Pestato e rapinato, ma in aula
non si presenta. Imputati assolti

La sua denuncia per rapina e lesioni ha fatto finire a processo due fratelli albanesi, entrambi muratori, per i quali aveva lavorato per una ventina di giorni. Ma la prova si forma in aula e la presunta vittima, citata varie volte, anche con l’accompagnamento coattivo, non si è mai presentata a testimoniare contro i due imputati. La sua parola contro la loro. A parte un referto medico del pronto soccorso, come ha sottolineato la difesa, rappresentata dagli avvocati Fabio Farina e Massimiliano Capra, “non ci sono le prove della commissione del reato. E il fatto che la presunta vittima non si sia mai fatta viva lo testimonia”. Così oggi i giudici hanno emesso sentenza di assoluzione per entrambi (uno dei due imputati, nel frattempo, è deceduto in Albania. Per la rapina, assoluzione “perchè il fatto non sussiste”; per le lesioni, “per non aver commesso il fatto”.

La vicenda risale alla sera del 24 agosto del 2019, quando la presunta vittima, anch’egli albanese, era stata trovata a piedi sulla Paullese da una pattuglia della stradale con il volto tumefatto e dolorante. L’uomo aveva raccontato di essere stato vittima di una rapina per motivi di gelosia, indicando come autori del reato i due fratelli albanesi che quella sera gli avevano proposto di passare la serata insieme. I tre si erano incontrati in piazza Lodi a Cremona e l’albanese era salito sulla macchina dei due muratori, una Mercedes classe C di colore bianco.

I tre avevano imboccato via Castelleone con direzione Crema, quando, all’altezza di Grumello, l’auto aveva svoltato per una strada non asfaltata verso un campo di mais. Lì, sempre secondo l’accusa, i tre erano scesi e a quel punto uno dei due imputati avrebbe afferrato il connazionale per la maglia chiedendogli come mai avesse il numero di telefono di sua moglie. L’altro, nel frattempo, avrebbe preso dal bagagliaio un bastone colpendolo sulle gambe mentre il fratello lo teneva fermo.

L’uomo aveva ricevuto calci e pugni anche alla testa, alla schiena e alle spalle, fino a che, intontito dalle botte, era caduto a terra perdendo conoscenza. Secondo il racconto dell’aggredito, i due fratelli ne avrebbero approfittato, rubandogli il portafoglio contenente 730 euro, la tessera bancomat, il permesso di soggiorno elettronico, il codice fiscale, il telefono cellulare, l’orologio e una catenina d’oro.

Ai poliziotti, l’albanese aveva riferito di essere stato pestato probabilmente perchè dieci giorni prima un suo conoscente aveva inviato alcuni messaggi sul telefono della moglie di uno dei fratelli, e questi, evidentemente, lo aveva ritenuto colpevole di aver passato al conoscente il numero della donna. La vittima aveva però precisato di non aver mai avuto il numero di telefono della moglie dell’imputato, e neanche di averla mai vista.

Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile, si erano basate sulla testimonianza della presunta vittima, che aveva descritto l’auto e i suoi aggressori, sui tabulati telefonici e sulle verifiche del transito della vettura nella zona indicata in sede di denuncia.

Per gli imputati, anche il pm Francesco Messina aveva chiesto l’assoluzione.

Sara Pizzorni

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