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Dopo il tramonto, deve esserci
una nuova alba grigiorossa

La commozione di Ciofani al Penzo (foto Usc)

Arriverà una nuova alba dopo il tramonto di Venezia. Lo dice Daniel Ciofani con gli occhi lucidi e la testa alta di un capitano orgoglioso della propria squadra. Anche dopo una finale persa, anche al termine di una stagione nata con grandi aspettative e cresciuta con una lunga rincorsa. Alla soglia della maturità grigiorossa, gli stop che hanno inciso sul percorso e portato ad un playoff da quarti in classifica con ultimo atto senza possibilità di sbagliare. 

È bastato un episodio, al Venezia, per decidere il ritorno al Penzo dopo lo 0-0 di Cremona. Ma ridurre i meriti lagunari al solo gol di Gytkjaer, uomo dei gol pesanti, match winner dei playoff, sarebbe ingiusto e riduttivo. Va in Serie A la squadra che in campionato ha battagliato fino all’ultima giornata per la promozione diretta. Fa festa chi, nella post season, poteva permettersi di pareggiarle tutte per il grande salto e invece ha aggiunto slancio al suo incedere con tre vittorie su quattro gare disputate, blindando la difesa e monetizzando di corto muso. 

Alla Cremonese resta la consapevolezza di averci messo tutto e il rimpianto di non essere stata capace di segnare un solo gol in quasi duecento minuti di duelli a tutto campo con i lagunari, sprecando tutte le occasioni create tra andata e ritorno (34 conclusioni contro le 20 del Venezia) pur mantenendo il predominio del palleggio (59% del possesso a Cremona, 64% al Penzo). Un ritornello di tutta la stagione.

Come in campionato ad aprile, a Sant’Elena vengono premiate le scelte più coraggiose. Vanoli propone un Venezia corazzato con l’artiglieria pesante in campo, la doppia punta Pohjanpalo – Gytkjaer sorretta da una mediana con Tessman, Busio e Bjarkason. Stroppa stupisce lasciando Coda in panchina e dando fiducia a Tsadjout, con Vazquez sottopunta e Buonaiuto mezzala. C’è Pickel e non Collocolo. La partenza asfissiante dei lagunari è un manifesto programmatico delle intenzioni bellicose locali.

L’impronta alla gara però vuole darla la Cremo che inizia a tessere la propria trama senza farsi intimorire. Ma è nel momento migliore dei grigiorossi, vicini al gol con Tsadjout e Sernicola, che arriva la beffa: Pohjanpalo apre il campo a memoria all’incursione di Busio che squarcia la difesa ospite e accomoda per il rimorchio di Gytkjaer per l’1-0 benedetto dalla sorte perché transitato tra tacchetti e gambe del 17 avversario. 

È il 24’, manca ancora una vita ma le opportunità costruite ancora da Sernicola, Castagnetti, Tsadjout, non producono la rete che avrebbe riacceso la speranza. Nella ripresa Stroppa cambia subito levando un nervoso Vazquez e un leggero Buonaiuto per Coda e Collocolo. Il Venezia pensa a difendersi di fisico, Joronen resta insuperabile su Tsadjout, Zanimacchia, Ravanelli. E dove non arriva il portiere lagunare c’è una sporcatura grigiorossa al tiro. 

Stroppa prova a telecomandare un forcing che solo nei minuti finali vede in campo anche il crossatore Quagliata e la torre Ciofani. Il Penzo ribolle, aggiunge pathos alla corrida, incendia un finale senza esclusione di colpi. L’1-0 è ormai scritto. Nell’invasione di campo la Cremo si fa largo per stringersi nell’ultimo abbraccio stagionale con la sua gente.

Le lacrime sono soprattutto di chi c’era due anni fa a Como, tredici mesi fa col Bologna, oggi in laguna. Di chi traccia già gli orizzonti: ci sarà una nuova alba dopo il tramonto di Venezia. 

Simone Arrighi – inviato a Venezia

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