Tentata estorsione a scuola di Govoni
in Kenya, funzionario arrestato
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Un tentativo di estorsione, fortunatamente con un lieto fine, ai danni del cremonese Nicolò Govoni, che da diversi anni ha aperto in Kenya una scuola internazionale per bambini profughi e vulnerabili. A denunciare la situazione era stato lo stesso direttore esecutivo di Still I Rise, con un video che è diventato virale in poche ore.
“Dei funzionari del governo si sono presentati minacciandoci di demolire la scuola, insieme a tutte le baracche erette vicino al fiume, come da ordine presidenziale, a meno che non avessimo pagato una tangente di 1 milione di scellini” evidenzia. “Ci siamo rifiutati”.
E’ quindi partito il video, che ha subito smosso le acque: “Stamattina l’Ambasciata Italiana in Kenya si è attivata con una precisione e una forza inaudite, segnalando la nostra emergenza al Dci, la Direzione Investigativa Criminale, che si è subito mobilitato con il dispiegamento di forze armate per proteggere il nostro campus e lanciando un’investigazione che, nel giro di poche ore, è risultata nell’arresto del poliziotto che aveva tentato l’estorsione” scrive lo stesso Govoni sui social.
“E già questo è un traguardo letteralmente epocale per un’organizzazione umanitaria in Kenya, dove il no-profit è noto per foraggiare la corruzione con tanto di mazzette. Non ci siamo fermati qui.
Al contempo, ci siamo attivati contattando i media e rilasciando interviste ad alcuni dei giornali più importanti a livello nazionale. Abbiamo allertato il governatore della Contea di Nairobi, con il quale abbiamo contatti pregressi, e il Ministro della Pubblica Istruzione, che meno di due mesi fa ha approvato la nostra licenza di funzionamento, dopo aver verificato la validità di tutti i nostri documenti, inclusi quelli strutturali e catastali dell’edificio che ora vorrebbero demolire. I nostri studenti hanno scritto lettere di appello al Presidente e alla First Lady. Abbiamo mobilitato la comunità locale e abbiamo organizzato una marcia pacifica. E infine i nostri studenti hanno disegnato cartelloni e striscioni, chiedendo alle autorità di salvare la nostra Scuola. È stato uno dei momenti più significativi della mia vita finora”.
“Abbiamo marciato dalla nostra Scuola Internazionale all’ufficio distrettuale, dove lavora il Chief, il rappresentate locale del governo, a sua volta presente durante il tentativo di estorsione di ieri. L’intera comunità è rimasta ammutolita vedendoci passare, sventolando gli striscioni e intonando canti di libertà” continua Govoni. “L’obiettivo? Esercitare i diritti costituzionali dei nostri bambini consegnando al Chief una lettera di petizione per salvare la Scuola.
Solo che, al nostro arrivo, il Chief si è richiusa nel suo ufficio, rifiutandosi di incontrarci e rimanendo barricata per ben tre ore. Così abbiamo occupato l’edificio. I nostri bambini hanno trasformato una struttura spoglia in un parco giochi, riempiendo il cortile di giochi e risa. Poi, è successo l’impossibile: il Chief, da dentro il suo ufficio, ha chiamato tre sgherri, uomini senza alcun legame formale all’ufficio governativo, che hanno addirittura messo le mani addosso alle mie colleghe, Susan e Grace.
E a quel punto la comunità locale si è ribellata. Dopo averli cacciati a forza dalla struttura, un gruppo di donne si è messo a prendere a pugni e calci la porta del Chief, intimandole di uscire e ricordandole i passati episodi di corruzione in cui è stata coinvolta e davanti ai quali l’aveva fatta franca. Ispirati dal coraggio dei nostri bambini, nessuno aveva più intenzione di volgere lo sguardo.
È calata la notte. Ha iniziato a piovere. Il Chief non è mai uscito. Allora Doris, una delle nostre studentesse, ha letto la lettera da dietro la porta chiusa, per poi infilarla sotto la porta. E per noi è questa la vittoria più grande: aver dimostrato a un’intera comunità che la corruzione è un morbo terribile, ma che si può sconfiggere. E che, se si collabora, questi mafiosi che giocano a fare Dio sulla pelle dei più vulnerabili possono essere consegnati alla giustizia, o quanto meno spinti a nascondersi sotto una scrivania per tre ore da un’orda di bambini che chiedono solo la libertà”.
La Scuola, in ogni caso, non è ancora salva. “Se da una parte si sono fatti progressi incredibili nel caso di estorsione e corruzione, stiamo ancora aspettando che i periti della Difesa confermino, una volta per tutte, l’approvazione del Ministero dell’Istruzione, avvalorando per sempre il futuro della nostra Scuola.
Tengo a ringraziare il Ministro della Difesa, Guido Crosetto, che si è subito attivato per assicurarci protezione dall’Italia, l’Ambasciata Italiana, per l’intervento repentino e salvavita, la Direzione Investigativa Criminale (DCI), per aver dimostrato che, in questo Paese, per ogni corrotto, esiste almeno un ufficiale onesto” conclude Govoni.