Cronaca

Video hot, dottoressa licenziata
Tre condanne per revenge porn

Il tribunale di Brescia

E’ finito con tre condanne e due assoluzioni il processo nei confronti di cinque persone coinvolte nell’inchiesta sulla diffusione di video hard con protagonista una dottoressa 40enne bresciana che nel febbraio del 2020 era stata licenziata da uno studio medico di Cremona per il quale lavorava. La donna era stata vittima di revenge porn e aveva presentato una denuncia dopo che alcuni video hot privati tra lei e l’uomo che all’epoca frequentava erano diventati pubblici e virali. Quei video erano arrivati anche in tutta Italia e addirittura in Sud America.

Assolto il principale imputato, l’ex amante della dottoressa, per il quale erano stato chiesti due anni di carcere: dalla perizia sul suo telefono è emerso che i video non sono partiti dal suo apparecchio. Assolto anche un altro imputato per cui era stata chiesta l’assoluzione da parte della stessa pubblica accusa. Pene di un anno e sei mesi per un ex calciatore del Brescia, un anno e tre mesi e un anno e 15 giorni agli altri due imputati che avrebbero contribuito a far girare i video che la 40enne aveva registrato per mandarli ad un’unica persona. Le motivazioni verranno depositate entro 90 giorni.

Dopo che il caso era diventato di pubblico dominio, la vittima era stata licenziata per danno di immagine dallo studio di Cremona per il quale collaborava in quanto anche sul posto di lavoro arrivavano chiamate da uomini che volevano un appuntamento con la professionista. In un’intervista pubblicata su Vanity Fair, la donna aveva fatto sapere di aver fatto causa.

“L’incubo”, aveva spiegato la 40enne, “è cominciato quando qualcuno, non so perché, ha fatto un collage di tre cose: i video, la mia foto profilo su Linkedin, dove indosso un cartellino medico con nome, cognome e numero di telefono, e una cartina di Google Maps che porta alla mia abitazione. In un attimo ho cominciato a ricevere mille chiamate da sconosciuti che volevano incontrarmi, gli uomini si appostavano fuori dalla mia porta, suonavano al campanello quando c’erano i miei figli in casa, si presentavano sul posto di lavoro”.

Sara Pizzorni

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