L'editoriale

Elezioni. Che cosa ci racconta
una “polemica” sui numeri

Cremona vista dall'alto (foto Sessa)

Botta, risposta, controreplica. Centrodestra e centrosinistra hanno polemizzato duramente, in questi giorni, sulla percentuale dei disoccupati in Provincia di Cremona. Il candidato sindaco di centrodestra Alessandro Portesani, in occasione del Primo Maggio, ha dichiarato di voler lavorare per ridurre la disoccupazione che si attesta al 5,3%. Gli ha risposto a stretto giro il segretario del Pd, Roberto Galletti, sottolineando che i dati di Portesani sono vecchi e che la disoccupazione a livello provinciale a fine ’23 è al 2,7%. Nuova replica di Portesani, che chiama in causa Galletti e anche il candidato sindaco Andrea Virgilio, ribadendo che i dati riportati erano in un report della Prof. Chiara Mussida (Università Cattolica).

Questa la sintesi del “dibattito” (il dettaglio, comprese considerazioni poco tecniche ma molto polemiche, lo trovate su CremonaOggi). Non sono interessato a dare torti o ragioni (se volete sapere quali sono i dati arrivate alla fine…). Voglio proporre sono un paio di semplici riflessioni. Per i lettori, per chi fa politica, per noi giornalisti.

I numeri – diceva un mio professore – sono la migliore sintesi di un fenomeno (lui diceva “perfetta”). Raccontano storie, fissano un momento, ci indicano delle prospettive. I numeri però vanno trattati con il giusto riguardo: il tempo al quale si riferiscono, il perimetro che definiscono, la fonte che li fornisce. Poi si possono commentare, si possono sottolineare cose diverse. Addirittura opposte. Ma il numero merita rispetto. E meritano rispetto coloro ai quali lo si propone. Quindi sviluppiamo dialettica sulle cose, sui fatti che rappresentano il sottostante del numero.

Tra poco più di un mese Cremona e una ottantina di comuni della provincia, saranno chiamati a rinnovare le loro amministrazioni. È di tutta evidenza che fare campagna elettorale sui numeri non è molto popolare. Meglio slogan e proposte spesso irrealizzabili, proprio perché i numeri, in questo caso quelli dei bilanci delle amministrazioni, sono scarni e non consentono sogni, ma impongono scelte. Ecco, chi si candida a governare dovrebbe ancorarsi ad alcuni elementi di base, spesso incontrovertibili. Altrimenti, una volta eletti, il confronto tra promesse e realizzazioni, sarà impietoso. E questo, ne siamo consapevoli, è uno degli elementi che crea disaffezione (per usare un eufemismo) verso la politica e i politici.

Quindi, se possibile, insieme alle promesse e ai progetti, grandi o piccoli, aiutateci a capire come pensate di realizzarli. Con quali risorse, con quali alleanze, con quale coinvolgimento dei cittadini. Come ha fatto Luciano Pizzetti, parlando di infrastrutturazione, definendo un progetto (che può essere condiviso oppure no) e dicendo quali sono le risorse e dove si possono prendere. Come ha fatto Massimiliano Salini parlando di Europa: visione, progetto, realizzazione. Tra poco più di un mese andremo al voto e, quello che manca, tra chi si candida alla guida della città è un’idea di futuro, sostenuta da numeri.

La dialettica, la polemica, sono il sale di ogni confronto di ogni campagna elettorale. Ma quando si vive una Comunità, quando sì è Comunità, bisogna sapersi ancorare ai fatti: che si parli di decoro urbano, di sociale, di cultura, di nuove infrastrutturazioni, di economia e lavoro. E questo vale per tutti i candidati sindaco. Se possibile (ma credo sia impossibile) lasciando le polemiche pretestuose.

I numeri servono a questo. A capire. A disegnare un futuro che abbia un sottostante credibile. A proposito di tasso di disoccupazione, cominciamo col dire che il dato è dell’Istat e si riferisce a
tutta la Provincia di Cremona. Quindi dà conto di realtà territoriali ed economiche diverse. Naturalmente il Report della professoressa Mussida è corretto: 5,3% è il dato della disoccupazione relativo al 2022. Il dato della disoccupazione relativo al 2023 è del 2,7% (3,4% per i maschi; 2,1% per le femmine) decisamente migliore rispetto al 4,1% della Regione Lombardia. I dati vanno contestualizzati e, soprattutto, fissano un momento. In tema di lavoro è altrettanto interessante capire le dinamiche, analizzare i flussi, sostenere formazione e politiche attive. Attrarre talenti. Ma questo è un discorso che ci porterebbe lontano. Le indimenticabili “Prediche inutili” di Luigi Einaudi (1955) conservano la modernità di un percorso che abbiamo dimenticato: “Prima conoscere, poi discutere, poi deliberare”.
Lucio Dall’Angelo

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