Cronaca

25 aprile tra "Bella Ciao", inno
di Mameli e lavoratori in lotta

servizio di Nicoletta Tosato

Questa mattina a Cremona le celebrazioni del 25 aprile, con il corteo iniziato da piazza san Luca e confluito attraverso i corsi in piazza del Comune. Una marcia colorata, iniziata con l’inno d’Italia eseguito dalla banda Città di Cremona e proseguito sulle note di “Bella Ciao” ma scandito anche dalle voci dei lavoratori della ProSus licenziati che hanno sfilato in coda al corteo insieme al sindacato Usb e ai manifestanti pro Palestina di Alternativa Comunista. Uno spezzone sociale  a cui hanno partecipato anche i rappresentanti del Comitato BiometaNO.

Alla testa del corteo, il gonfalone “storico” del Comune di Cremona (a breve verrà sostituito da quello nuovo, non appena terminerà l’iter amministrativo) con i rappresentanti istituzionali e a seguire le bandiere dei partiti. E poi gli striscioni del Tavolo cremonese per la pace, che raggruppa varie associazioni, dell’Arci, dell’Associazione 25 aprile, di Cgil, Cisl e Uil.

Una volta giunti in piazza del Comune, dal palco, i discorsi di due studentesse dell’Anguissola, quindi di Flavia Tozzi, presidente dell’Unione Italiana Ciechi. Il vicepresidente della Provincia Giovanni Gagliardi ha fatto un excursus sull’Italia all’indomani della seduta del Gran Consiglio che sfiduciò Mussolini,  momento cruciale che avrebbe potuto portare l’Italia a conseguenze diverse da quelle che invece furono determinate dalla successiva nascita della Repubblica di Salò.

Presenti sul palco anche i massimi rappresentanti dello Stato, il prefetto Corrado Conforto Galli e il Questore Michele Davide Sinigaglia; il presidente del consiglio Comunale Paolo Carletti, il consigliere regionale Marcello Ventura.

E’ seguito l’intervento di Franco Verdi, rappresentante dei partigiani cristiani e poi il discorso del sindaco Gianluca Galimberti. “Noi siamo disposti a dare la vita per quale futuro come hanno fatto i nostri padri?”, una delle domande ricorrenti nel discorso, che ha fatto riferimento al fascismo come fenomeno storico, ma anche alle tante forme di violenza in giro per il mondo a cui guardiamo con indifferenza. gbiagi

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