Cronaca

Furti nei cantieri: mezzi rubati e
"ripuliti". Nove imputati, sentenza

Avevano rubato mezzi utilizzati nei cantieri edili per un valore di 200mila euro, e poi, dopo averli debitamente truccati e contraffatti in modo da renderli irriconoscibili, li avevano rivenduti. Nove le persone comparse davanti al giudice per l’udienza preliminare di Cremona, frutto dell’operazione  dei carabinieri portata a termine nel febbraio del 2022 che aveva portato a tre arresti (ora tutti liberi) e a sei denunce a piede libero. Le accuse: furto di mezzi d’opera, riciclaggio e autoriciclaggio, avendo predisposto documenti di accompagnamento falsi e avendo alterato targhe identificative e numeri di telaio per poterli “ripulire” e rivendere.

L’avvocato Barrilà

Oggi la sentenza: due condanne con il rito abbreviato  con pene comprese tra i due e i tre anni, un patteggiamento a due anni e sette mesi, due sentenze di non luogo a procedere, un’assoluzione e tre rinvii a giudizio. Tra i legali che hanno chiesto e ottenuto il proscioglimento, anche l’avvocato Michele Barrilà: “il mio assistito”, ha spiegato il legale, “è un mediatore che si è interposto tra il venditore e l’ignaro acquirente, senza aver avuto alcuna consapevolezza della provenienza illecita dei mezzi, e al giudice lo abbiamo dimostrato”.

Un’operazione lunga e complessa, quella portata a termine dai carabinieri con il coordinamento della procura, tanto che il fascicolo digitale è composto da ben 20.000 atti di indagine.

A finire in manette erano stati un 52enne residente in provincia di Cremona, un 39enne domiciliato in provincia di Mantova e un 62enne residente in provincia di Roma. Un’attività investigativa partita dalla denuncia presentata da un imprenditore cremonese che nel luglio 2020 aveva subito il furto di un escavatore della ditta di Cesare Goi srl con sede a San Lorenzo de’ Picenardi nel cantiere all’interno della concessionaria Citroen di San Felice.

Dall’esame dei filmati delle telecamere di sorveglianza della zona era stato possibile verificare che quella notte nel luogo del furto erano arrivati due uomini a bordo di due veicoli, un’auto e un camion, e dopo essersi introdotti nell’area di lavoro avevano portato fuori un escavatore e lo avevano caricato sul mezzo pesante, per poi allontanarsi.

I successivi accertamenti, svolti anche sui varchi presenti sulle strade della provincia, avevano consentito di verificare che i due veicoli condotti dai ladri si erano diretti verso la provincia di Brescia ed era stato possibile rilevarne le targhe, cosa che aveva permesso di identificare gli autori materiali del reato.

L’escavatore era finito all’interno di un capannone in provincia di Brescia dove ne erano stati modificati i dati identificativi e falsificati i documenti, in modo da “ripulirlo”. Successivamente il mezzo d’opera era stato venduto in provincia di Roma, per essere poi trasportato oltralpe e rimesso nuovamente in vendita tramite una società di import/export riconducibile ad uno degli arrestati.

Dalla Francia il mezzo era rientrato in Italia, riacquistato da due bresciani che lo avevano consegnato, in conto vendita, ad un’azienda specializzata del settore in provincia di Piacenza. L’originale proprietario, seguendo le principali piattaforme specializzate di vendita online, saputo di un mezzo molto simile a quello sottrattogli, aveva contattato i carabinieri di Cremona che avevano verificato la corrispondenza con quello rubato nel luglio 2020.

Uno dei tre arrestati aveva nella sua disponibilità un’area in provincia di Bergamo dove erano in deposito vari mezzi d’opera, fra i quali un escavatore e un Bobcat, risultati rubati rispettivamente a Orzinuovi e Dello a settembre e ottobre 2020. Anche in questo caso, per dissimulare le provenienza illecita, erano state alterate le targhette identificative e falsificati i documenti di immatricolazione. I due mezzi erano stati sequestrati e al termine degli accertamenti restituiti alle vittime del furto.

Gli altri imputati,  a vario titolo, avevano fornito un contributo rilevante alla realizzazione delle condotte di trasporto e di occultamento dei mezzi oggetto di furto, attraverso vari passaggi, compresa la predisposizione di documenti di trasporto e l’alterazione dei numeri di telaio al fine di trarne profitto dalla successiva vendita. Alcuni di loro avevano anche la disponibilità di capannoni in cui nascondere i mezzi ed effettuare le operazioni di sostituzione e alterazione di targhe e numeri di telaio.

Nel corso delle perquisizioni eseguite, in provincia di Mantova era stata rinvenuta una minipala Caterpillar completa di benna spazzatrice, del valore di oltre 40.000 euro, risultata rubata a metà gennaio a Cremona a un’impresa della provincia di Brescia che stava effettuando dei lavori di asfaltatura, mentre negli altri luoghi perquisiti erano state rinvenute numerose dichiarazioni di conformità false relative ai mezzi, varie chiavi di macchine operatrici, nonché specifica attrezzatura idonea ad effettuare le operazioni di rimozione di targhette di identificazione e di alterazione dei numeri di telaio.

Tra i coinvolti, anche una “testa di legno” residente nel cremonese: uno dei ladri, dietro compenso, lo aveva convinto a intestarsi la titolarità di una impresa individuale. A nome del prestanome aveva aperto un conto corrente postale sul quale erano transitati 33.125 euro: per l’accusa, “importi correlati alla compravendita dei beni rubati”. Il cremonese, però, aveva anche subito pesanti minacce. “Se ti contattano i carabinieri, devi stare zitto, altrimenti non mi sporco io le mani, ma ti mando alcuni miei amici albanesi che ti fanno stare zitto per sempre”. Ma la “testa di legno” aveva “cantato”. “Tu lo sai adesso cosa ti aspetta avendo parlato”.

Le indagini avevano anche consentito di riscontrare i movimenti bancari relativi ai pagamenti dei mezzi effettuati da parte degli ignari acquirenti.

Sara Pizzorni

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