Cronaca

Molotov nel condominio: assolto
per vizio di mente, è pericoloso

L'imputato è affetto da "psicosi delirante"

Foto di repertorio

Era accusato di aver fabbricato una bottiglia esplosiva molotov e di averla portata fuori dalla propria abitazione posizionandola sul primo scalino delle scale condominiali che dal proprio pianerottolo portavano al piano superiore, alla destra della porta di ingresso alla propria abitazione di via Pietro Stazzi a Soncino. L’episodio risale al 28 giugno del 2022 e a processo è finito un 46enne albanese assistito dall’avvocato Marilena Gigliotti. Per fortuna l’ordigno non era scoppiato. L’allarme lo aveva lanciato un residente che, uscendo, aveva visto la molotov e aveva immediatamente chiamato i carabinieri.

L’avvocato Gigliotti

All’epoca dei fatti i Ris di Parma, incaricati di svolgere indagini sulla bottiglia di olio sequestrata, avevano analizzato il liquido giallo presente all’interno, evidenziando componenti idrocarburiche riconducibili alla benzina e confermando la natura dell’ordigno e la sua idoneità alla deflagrazione. La bottiglia, da un litro, era chiusa con un tappo metallico a vite con sette fiammiferi attaccati all’esterno con del nastro adesivo e una porzione di tessuto annodata attorno al collo.

Un uomo affetto da “deliri persecutori”, come ha dichiarato lo psichiatra Franco Spinogatti, l’esperto incaricato dal giudice di stilare una perizia sull’imputato, considerato affetto da una “psicosi delirante, tale da compromettere totalmente la capacità di intendere e di volere”. “L’imputato è convinto di volersi difendere da malfattori che lo perseguitano“, ha sostenuto il suo legale.

In base alla perizia, l’uomo, già in carico al Centro psicosociale di Crema, è stato assolto per vizio totale di mente. Il giudice ha disposto due anni di libertà vigilata con una serie di prescrizioni: obbligo di frequentare il Centro psicosociale, continuare ad assumere le terapie e divieto di uscire dalle 23 alle 7, di assumere alcolici e stupefacenti e di frequentare bar e locali pubblici.

Grazie ai farmaci il quadro clinico è migliorato, ma, secondo l’esperto, la possibilità che sospenda le cure, come già avvenuto, “è elevata, e comporta il rischio di peggioramento clinico e ripresa di comportamenti dannosi verso terzi e verso se stesso. E’ quindi da considerarsi una persona socialmente pericolosa“. Una pericolosità che secondo Spinogatti può essere gestita dalla continuità della presa in carico del Centro psicosociale di Crema, come attualmente avviene, non escludendo la possibilità di un ricovero in una struttura residenziale psichiatrica se dovesse rifiutare l’assunzione continuativa delle cure.

Sara Pizzorni

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