Cronaca

Morte di Katiuscia Sordi:
l'investitore patteggia

Katiuscia Sordi

Ha patteggiato davanti al gup due anni e sei mesi, un 31enne cremonese accusato di omicidio stradale per la morte, avvenuta alle 3 del mattino del 3 agosto del 2022 a Regona di Pizzighettone della ciclista 41enne Katiuscia Sordi, investita e uccisa dalla  Peogeut 308 del giovane, originario di Soresina, che stava procedendo da Pizzighettone a Cappella Cantone ad una velocità di 90 chilometri orari a fronte di un limite di 50. Al ragazzo è stata revocata la patente. L’imputato, incensurato, assistito dall’avvocato Alessandro Vezzoni, stava rientrando a casa dopo una serata passata con amici. Dopo l’incidente era stato sottoposto all’alcoltest ed era risultato positivo, con un tasso alcolemico di 1,90 g/l.

La vittima

Era stato lo stesso investitore, una volta centrata la bici della donna, a chiamare i soccorsi. Il 31enne aveva dichiarato di non essersi assolutamente accorto della presenza della ciclista sul quel tratto di strada. Dopo lo schianto con l’auto, il corpo della ciclista aveva prima sfondato il parabrezza, e poi era stato catapultato nella roggia a margine della strada. A nulla era servito il tempestivo intervento del 118, con ambulanza e auto medica. I carabinieri avevano sequestrato i mezzi e visionato le telecamere installate sulla provinciale 84 che avevano ripreso il momento dell’incidente.

L’avvocato Vezzoni

La famiglia della vittima è già stata risarcita: 217.000 euro sono andati alla madre di Katiuscia e rispettivamente 81.150 euro e 78.000 euro ai due fratelli. Dai fotogrammi, ha sottolineato il legale della difesa, “si vede la ciclista ferma con un piede a terra e posizionata all’interno della sede stradale delimitata dalla riga bianca. L’asse della bici non era parallelo a quello della sede stradale, ma convergeva verso l’interno e con lo sterzo svoltato a sinistra. La bicicletta era datata e non in un corretto stato di manutenzione, e mancava del tutto l’impianto di illuminazione, che non avrebbe comunque funzionato, visto che il mezzo era fermo. E per di più la signora non indossava una pettorina catarifrangente“. Secondo l’avvocato Vezzoni, infine, “al momento della collisione la bicicletta era ferma a una distanza rispettivamente di 27 e di 20 metri dai lampioni più vicini. Questo elemento, aggiunto al fatto che era notte fonda e che la bicicletta era senza luci e la conducente senza pettorina, ha di certo influito sulla scarsa visibilità del luogo”.

Sara Pizzorni

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...