Mentirono alla polizia sul mortale
Chiesto giudizio per papà e figlia
La sera della vigilia di Natale del 2022, lungo la provinciale 90, a Palazzo Pignano, perse la vita Renato Mombelli, 46 anni, di Pandino, operatore agricolo in un’azienda di Scannabue. Era a bordo di un Piaggio Ape car quando fu tamponato da una Volkswagen T-Roc con a bordo papà e figlia di 54 e 29 anni, entrambi cremaschi, che viaggiavano nella stessa direzione di marcia. Per Mombelli non ci fu nulla da fare. Da quanto raccontato dalla coppia, la figlia era alla guida, e il padre le era accanto come passeggero. Non era vero.
Ad illustrare l’operazione “Angelo nascosto” della polizia stradale di Cremona, oggi, nella caserma di via Massarotti, sono stati il primo dirigente Federica Deledda e il comandante del distaccamento di Crema Mario Crotti, insieme all’ispettore Guido Pizzocchero, al sovrintendente Donato Pede, al vice sovrintendente Davide Micheletti e all’ispettore Marco Mennella della polizia giudiziaria.
Dopo un anno di lavoro, gli agenti hanno potuto appurare che sull’auto c’era solo il 54enne, che aveva bevuto e che per non finire nei guai aveva chiamato sul posto la figlia, la quale aveva dichiarato falsamente di essere lei alla guida. Entrambi sono stati denunciati e ora per loro la procura ha chiesto il rinvio a giudizio, lui con l’accusa di omicidio stradale, lei per autocalunnia.
Già da subito il racconto dei due era sembrato sospetto, ma per arrivare alla verità gli inquirenti hanno dovuto avviare una serie di attività incentrate su accertamenti specialistici basati sulle moderne tecnologie. Come spiegato dall’ispettore Marco Mennella, sono stati visionati i filmati delle telecamere di tutta la zona, analizzate le comunicazioni telefoniche intercorse nei momenti in cui si era vetrificato l’incidente ed esaminate le centraline del Suv, che tra i numerosi dati registrano tempi, orari, soste e velocità del veicolo. Decisive sono state anche le immagini registrate dall’occhio elettronico di una dash cam di un autobus di linea transitato pochi istanti dopo lo schianto. Si è quindi arrivati a scoprire che “quell’incidente era una vera e propria scena di un crimine”.
“Un’attività complessa”, ha spiegato il comandante Deledda, “che ha visto una perfetta sinergia tra l’intervento degli operatori che hanno espletato la prima attività su strada, assicurando le prove che hanno trovato durante il primo intervento sul mortale, e la successiva attività investigativa della squadra di polizia giudiziaria della sezione di Cremona. Una sinergia che ha permesso di individuare i responsabili di questo gravissimo incidente stradale mortale”.
Sara Pizzorni