Cronaca

Farmaci letali, definitiva
assoluzione per il dottor Mosca

Dopo una doppia assoluzione, la Procura generale ha rinunciato a impugnare la sentenza e a fare ricorso in Cassazione: risulta così definitivo il giudizio di assoluzione nei confronti del medico cremonese Carlo Mosca, ex primario del pronto soccorso all’ospedale di Montichiari, che era finito a processo con l’accusa di omicidio volontario, per aver somministrato farmaci letali — Propofol e succinilcolina — ad almeno a due pazienti affetti da Covid, Natale Bassi e Angelo Paletti, nel marzo 2020. Come riporta il Corriere della Sera di Brescia.

Secondo l’accusa, il medico avrebbe agito allo scopo di liberare posti letto. Diversa l’interpretazione della Corte d’Assise d’appello, secondo cui “gli elementi accusatori a carico dell’imputato, pur non privi di consistenza, sono insufficienti per addivenire a un’affermazione di colpevolezza”, come si legge nelle motivazioni della sentenza. D’altro canto, gli elementi probatori raccolti, secondo la corte, “non consentono un’unica ricostruzione dei fatti in linea con la prospettazione accusatoria”.

L’inchiesta era partita dalle segnalazioni di due infermieri, Massimo Bonettini e Michele Rigo. Che però avevano poi dato, in aula, versioni diverse. In particolare, Bonettini aveva, sempre secondo quanto scrive la Corte d’Assise d’appello, fatto marcia indietro, in particolare sul presunto ordine ricevuto da Mosca, di somministrare a un paziente la succinilcolina. Secondo la versione data davanti al giudice, si era invece trattato di morfina.

“L’ho fatto, probabilmente, per avvalorare la mia tesi” aveva detto. Una serie di contraddizioni e che per i giudici dimostrano 2″una sorta di ‘superattivismo militante’ nel ricercare prove a carico del primario, sorprendente per intensità e mancanza di lealtà verso i colleghi”.

Nei confronti dei due infermieri, tra l’altro la Corte d’assise di primo grado aveva trasmesso gli atti in Procura ipotizzando il reato di calunnia. Ci sarebbe infatti stato “un complotto confezionato ad hoc” nei confronti dell’imputato, come ripicca per cambi turni e trasferimenti in reparti diversi, nonché per le sospensioni dei permessi durante la pandemia.

Quanto al Propofol rinvenuto nel corpo di Paletti, per i giudici “non ci sono prove sufficienti per collegare Mosca alla inoculazione”, senza contare che la bassissima concentrazione della sostanza rilevata nell’encefalo appare “poco in linea con un’azione in grado di determinarne la morte”. Come sostenuto dalla difesa, la quale ha sempre ipotizzato una somministrazione post mortem. LaBos

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