Cronaca

Il presidente di Coldiretti
Prandini ospite del Focus di CR1

L'intervista del direttore di Cremona1 Lucio Dall'Angelo a Ettore Prandini

Una riforma della Politica agricola comunitaria all’insegna della semplificazione, del sostegno alle imprese agricole, della reciprocità e, più in generale, del supporto della capacità di intraprendere del mondo agricolo. Queste le richieste delle organizzazioni agricole all’Unione Europea in una fase segnata da un confronto serrato e in qualche caso molto duro.

Di questo, e di molto altro, abbiamo parlato con il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ospite del “Focus di CR1”, l’approfondimento di Cremona1 dedicato ai temi caldi dell’attualità letti attraverso i protagonisti dell’attualità (martedì 27 febbraio alle 19,30 su Cremona1). Coldiretti, con un milione e mezzo di associati, è la principale organizzazione degli imprenditori agricoli a livello nazionale ed europeo.

Il Presidente Prandini lunedì era a Bruxelles alla guida di una folta rappresentanza di Coldiretti – oltre tremila agricoltori – della quale faceva parte anche una delegazione cremonese guidata dalla vicepresidente Serena Antonioli e dal direttore Paola Bono e dal delegato di Giovani impresa Piercarlo Ongini. Una manifestazione che si teneva in concomitanza con Agrifish, il Consiglio europeo che riunisce i ministri dell’agricoltura dei 27 Paesi Europei.

Una protesta – da quella violenta il presidente Prandini e Coldiretti hanno preso con forza le distanze – che sembra aver portato ad un primo risultato, visto che al termine dei lavori il Commissario all’Agricoltura Janusz Wojciechowski ha detto che “la Ue è pronta a riaprire Pac 2023 -2027 e aperta a maggiore flessibilità. È possibile riaprire i negoziati in questo mandato sulla Pac se vogliamo far qualcosa rapidamente per gli agricoltori. A breve termine possiamo essere più flessibili a livello dell’interpretazione del concetto di circostanze straordinarie, perché i coltivatori non sono in grado di operare normalmente. E prima della scadenza attuale della Pac 2027 possiamo rispondere anche con una riapertura degli atti di base”, ha concluso.

“È un’apertura importante – ha commentato il presidente Prandini – nella misura in cui accoglie la richiesta del nostro mondo. Ma è anche una apertura che deve essere riempita di contenuti e che dovremo valutare a fine marzo quando si riunirà il Consiglio europeo. È da lì che deve venire la svolta necessaria. Ma soprattutto sono centrali le tempistiche: i nostri imprenditori hanno bisogno di sapere che le modifiche avverranno in tempi brevi”.

Riforma della Pac, messa a riposo dei terreni, uso dei pesticidi, commercio internazionale (e reciprocità), concorrenza sleale, una risposta sulla moratoria dei debiti per le aziende agricole. Sono solo alcuni dei temi che il presidente Prandini ha affrontato nel corso dell’intervista. “Le imprese vanno messe in condizione di produrre e non possono essere penalizzate a vantaggio delle produzioni che arrivano da Paesi che non rispettano gli standard di qualità, di sicurezza, di attenzione al sociale che abbiano in Europa”. Non si tratta – ha aggiunto di protezionismo – ma di uguali condizioni competitive. “Per quanto riguarda le azioni sanzionatorie vanno azzerate. Non possiamo penalizzare che produce, soprattutto in una fase in cui ci manca produzione: non possiamo mettere terreni a riposo”.

Altro grande tema che tocca l’Europa e il mondo agricolo è quello della transizione green. Una transizione che non deve essere ideologica, ma che non può più essere rinviata. “L’Europa è un interlocutore centrale per il nostro mondo, ma deve tornare a guardare alla realtà e a fare politiche che sappiano sostenere le eccellenze europee, anziché penalizzarle. Mi riferisco – ha detto il presidente Prandini – a come ha impostato i temi della transizione green e delle direttive con le quali le ha imposte. L’agricoltura è il primo baluardo nella difesa dell’ambiente. E di questo deve esserci consapevolezza. La produzione agricola va letta nel suo ciclo completo per quanto riguarda l’impronta ambientale: allora ci si rende conto del valore che il nostro mondo porta alla sostenibilità”.

Infine l’attenzione ai territori. Cremona e la sua provincia sono un territorio e una economia fortemente vocata all’agricoltura. “I territori sono il nostro punto di forza: è nei territori che operano le imprese. Gli agricoltori, le imprese sono punti di una elaborazione di cui a livello di organizzazione facciamo sintesi. È il confronto che ci aiuta a capire meglio le esigenze a favorire le risposte. Infine abbiamo un problema di burocrazia che fa male alle imprese. E spesso il nostro Paese non riesce ad ottenere dall’Europa le risorse che servono all’agricoltura e ai territori. Anche a Cremona”.

 

 

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