Cronaca

Picchiò la compagna e la figlia:
condanna a 6 mesi di carcere

Condannato a sei mesi di reclusione e al risarcimento dei danni per 3.500 euro: questa la sentenza che il giudice ha emesso nei confronti di un uomo accusato di aver picchiato con furia la compagna, nel 2017. La costola di un altro processo per maltrattamenti in famiglia che si era concluso con la pena di 4 anni di reclusione per l’imputato, a cui ora si aggiungono questi sei mesi.

La vicenda risale al 1 gennaio di quell’anno. A rivivere l’episodio, al banco dei testimoni, è stata un’amica della vittima, che ha assistito alla scena in prima persona. Le due erano sedute sul divano a chiacchierare, quando l’uomo era rientrato. “Ha iniziato a gridare dicendo che il cane aveva fatto pipì per terra” ha raccontato la donna. “Ne è scaturita una lite, durante la quale lui ha completamente perso il controllo. L’ha strattonata, le ha lanciato addosso un tavolo in plastica… ha lasciato cadere a terra il bambino piccolo, che teneva in braccio, e si è scagliato contro di lei, poi ha distrutto tutta la sala”.

Una scena da far west, quella che la donna ha raccontato al giudice. Sempre secondo la testimonianza, durante la lite lui avrebbe anche minacciato con il coltello la compagna, poi l’avrebbe presa per il collo, e rincorsa mentre cercava di rifugiarsi in camera. “A quel punto sono corsa dai vicini per chiamare aiuto. Sentivo delle grida provenire dalla camera. Più tardi lei mi ha raccontato di essere stata colpita con calci e pugni. Era piena di lividi”.

A interrompere la violenza erano stati i Carabinieri, intervenuti sul posto insieme al 118. L’aggredita era stata soccorsa e trasportata in ospedale, da cui era uscita con 10 giorni di prognosi per le lesioni subite. Era rimasta ferita anche la figlia della donna, che a sua volta era stata aggredita mentre tentava di difendere la madre.

Anche la mamma della vittima ha raccontato la sua versione dei fatti al giudice: “Quella sera mi ha chiamato mia nipote, urlando, in lacrime. Mi ha detto di correre perché lui stava ammazzando sua madre. In sottodondo sentivo le grida di mia figlia. Così ho chiamato i carabinieri e sono corsa là. Quando sono arrivata c’era già l’ambulanza. Mia figlia e mia nipote erano piene di lividi dappertutto ed erano spaventatissime” ha concluso la donna. lb

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