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Ue, von der Leyen: “Grandi rischi ma possiamo farcela, serve coraggio”

(Adnkronos) – L’Unione Europea vive in un periodo segnato da “conflitto, frammentazione e paura”, ma ha i mezzi per andare avanti con “ottimismo” e “determinazione”, a patto che sia “coraggiosa” e si assuma dei rischi, come ha fatto davanti alla pandemia di Covid-19 e alla guerra in Ucraina. Lo sottolinea la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen, intervenendo al World Economic Forum di Davos, in Svizzera.  

“Il nostro mondo – afferma – vive un’era di conflitto e di confronto, di frammentazione e paura. Per la prima volta da generazioni, il mondo non si trova ad un unico punto di svolta. Si trova in molteplici punti di svolta, con rischi che si sovrappongono e si sommano a vicenda. E non c’è dubbio che ci troviamo di fronte al rischio maggiore per l’ordine globale nel Dopoguerra. Ma, a mio parere, non c’è dubbio che possiamo andare avanti con ottimismo e determinazione. Certo, i rischi che affrontiamo sono reali e presenti. Ma per affrontare i rischi bisogna correre dei rischi. Insieme”.  

“Questo – continua – è ciò che l’Europa ha sempre fatto. L’Ue dà il meglio di sé quando è coraggiosa, come abbiamo visto solo negli ultimi anni con il Green Deal, NextGenerationEu, sostenendo l’Ucraina o affrontando la pandemia. I prossimi anni ci imporranno di pensare allo stesso modo. E credo che il potere comune delle nostre democrazie, delle nostre imprese e della nostra industria sarà al centro di tutto questo. Le vostre aziende prosperano grazie alla libertà di innovare, investire e competere. Ma la libertà negli affari dipende dalla libertà dei nostri sistemi politici. Questo è il motivo per cui credo che rafforzare la nostra democrazia e proteggerla dai rischi e dalle interferenze che deve affrontare sia un nostro dovere comune e duraturo. Dobbiamo ricostruire la fiducia più che mai – sottolinea – e l’Europa è pronta a svolgere un ruolo chiave”. 

La presidente della Commissione Europea invita il mondo degli affari a collaborare con la politica per “ricostruire la fiducia” nella pubblica opinione, colpita da “cattiva informazione e disinformazione”. Per la comunità imprenditoriale globale, nota la presidente, “le principali preoccupazioni per i prossimi due anni non saranno il conflitto o il clima. Saranno la cattiva informazione e la disinformazione, seguite ad un’incollatura dalla polarizzazione all’interno delle nostre società. Questi rischi sono gravi, perché limitano la nostra capacità di affrontare le grandi sfide globali che stiamo affrontando: i cambiamenti nel nostro clima e nel nostro contesto geopolitico. Cambiamenti nella nostra demografia e nella nostra tecnologia”.  

E poi, prosegue, “l’aumento vertiginoso dei conflitti regionali, l’intensificazione della concorrenza geopolitica e l’impatto di questi fenomeni sulle catene di approvvigionamento. La realtà che fa riflettere è che ancora una volta stiamo competendo più intensamente tra Paesi di quanto non succedeva da decenni. E questo rende il tema dell’incontro di Davos di quest’anno ancora più attuale. Ricostruire la fiducia: questo non è il momento dei conflitti o della polarizzazione. E’ il momento di creare fiducia. E’ ora di promuovere la collaborazione globale più che mai: questo richiede risposte immediate e strutturali adeguate alla portata delle sfide globali”.  

“Io credo che si possa fare – continua la presidente – credo che l’Europa possa e debba assumere un ruolo guida nel dare forma a questa risposta globale. Il punto di partenza è analizzare più in profondità il Global Risk Report per tracciare una via da seguire. Molte delle soluzioni non si trovano solo nella collaborazione tra Paesi. Ma è fondamentale che imprese e governi, imprese e democrazie, lavorino insieme. Non è mai stato così importante per il settore pubblico e privato creare nuovo tessuto connettivo. Nessuna di queste sfide rispetta i confini: ognuna richiede collaborazione per gestire i rischi e tracciare un percorso da seguire”. 

L’Unione Europea ha “ripreso il proprio destino” energetico “in mano”: nel 2023 solo un ventesimo dell’energia consumata proveniva dalla Russia, mentre nel 2024 la produzione eolica e fotovoltaica supererà “per la prima volta” l’energia importata dalla Federazione, sottolinea Ursula von der Leyen. “Portiamo tutti – afferma – le cicatrici per le decisioni di Vladimir Putin. Abbiamo dovuto affrontare scelte difficili e incertezze, soprattutto durante gli inverni. Ma abbiamo fatto le scelte giuste. Ora, due anni dopo, l’Europa ha ripreso in mano il proprio destino energetico: l’anno scorso solo un’unità su venti di energia consumata nell’Unione Europea proveniva dalla Russia”.  

“La crisi – continua – ha frenato lo slancio dell’economia europea, ma i timori di un collasso economico si sono rivelati infondati. Ora i prezzi dell’energia sono scesi e sono rimasti bassi anche durante la recente ondata di freddo all’inizio di gennaio. I depositi di gas sono ancora ben forniti. L’Europa ha compiuto progressi concreti nel migliorare la resilienza del suo sistema energetico. Come è stato possibile? Perché abbiamo agito in collaborazione. Perché avevamo mercati ben funzionanti e aperti e buoni amici in tutto il mondo che sono intervenuti e hanno intensificato le forniture alternative. Perché avevamo un mercato unico che ci permetteva di reindirizzare i flussi di energia dove servivano. Ma, soprattutto, perché abbiamo raddoppiato il nostro impegno nella transizione verso l’energia pulita, investendo nelle tecnologie pulite, efficienti e rinnovabili del futuro. Le industrie e le aziende europee sono state fondamentali in questo senso”.  

“La crescita della capacità di energia rinnovabile – prosegue – ha raggiunto un altro record nell’Unione Europea nel 2023. E l’Ue ha migliorato l’efficienza del suo utilizzo energetico di quasi il 5%. In questo modo abbiamo trasformato la sfida di Putin in una nuova grande opportunità. L’anno scorso per la prima volta l’Ue ha prodotto più elettricità dal vento e dal sole che dal gas. E quest’anno, per la prima volta, l’Unione Europea è destinata a ottenere più energia complessiva dall’eolico e dal solare fotovoltaico rispetto alla Russia. Questa è una buona notizia. Ma tra le ragioni dell’ottimismo, non dimentichiamo una lezione fondamentale della crisi. Fare eccessivo affidamento su una società, un Paese, una rotta commerciale comporta dei rischi. Ecco perché il Green Deal europeo pone un’enfasi così forte non solo sulla riduzione delle emissioni, ma anche su una presenza europea forte e competitiva nella nuova economia dell’energia pulita”. 

Per la Russia, la guerra in Ucraina è “un fallimento militare” e Kiev “può prevalere”, dice von der Leyen. Nella guerra in Ucraina, afferma, “la Russia non riesce a raggiungere i suoi obiettivi strategici. È prima di tutto un fallimento militare. Quando la Russia invase l’Ucraina, molti temevano che Kiev sarebbe caduta in pochi giorni e il resto del Paese nel giro di poche settimane. Questo non è accaduto. Al contrario, la Russia ha perso circa la metà delle sue capacità militari. L’Ucraina ha cacciato la Russia dalla metà dei territori che aveva conquistato. Ha respinto la flotta russa del Mar Nero e ha riaperto un corridoio marittimo per fornire grano al mondo. E ha mantenuto la sua libertà e indipendenza”. 

“Il fallimento della Russia – prosegue – è anche economico. Le sanzioni hanno sganciato la sua economia dalla tecnologia moderna e dall’innovazione: ora dipende dalla Cina. E, infine, il fallimento della Russia è anche diplomatico. La Finlandia ha aderito alla Nato, la Svezia seguirà presto. E l’Ucraina è più vicina che mai all’Unione Europea. Tutto ciò ci dice che l’Ucraina può prevalere in questa guerra. Ma dobbiamo continuare a rafforzare la loro resistenza. Gli ucraini hanno bisogno di finanziamenti prevedibili per tutto il 2024 e oltre”. 

“Hanno bisogno di una fornitura di armi sufficiente e prolungata – aggiunge von der Leyen – per difendersi e riconquistare il loro legittimo territorio. Hanno bisogno di capacità per scoraggiare futuri attacchi da parte della Russia. E hanno bisogno anche di speranza. Hanno bisogno di sapere che, con la loro lotta, otterranno un futuro migliore per i loro figli. E il futuro migliore dell’Ucraina si chiama Europa. È con immensa gioia che il mese scorso abbiamo deciso di avviare i negoziati per l’adesione dell’Ucraina all’Ue. Questo sarà il risultato storico dell’Ucraina. E sarà l’Europa che risponde al richiamo della storia”. 

L’Unione Europea, per recuperare i ritardi accumulati nello sviluppo dell’intelligenza artificiale, si appresta a dare accesso alle “piccole e medie imprese e start-up” europee ai suoi “supercomputer” e metterà a loro disposizione “gli spazi comuni di dati europei”, in modo che possano “allenare” modelli di Ia, annuncia la presidente della Commissione Europea. 

Il Global Risk Report del Wef, dice von der Leyen, “qualifica l’intelligenza artificiale come uno dei principali rischi potenziali per il prossimo decennio. Ma non dimentichiamo che l’Ia rappresenta anche un’opportunità molto significativa, se utilizzata responsabilmente. Sono un’ottimista tecnologica. E come medico di formazione, so che l’intelligenza artificiale sta già rivoluzionando l’assistenza sanitaria. L’intelligenza artificiale può aumentare la produttività ad una velocità senza precedenti. Chi si muove per primo verrà premiato e la corsa globale è già iniziata. La nostra competitività futura dipende dall’adozione dell’intelligenza artificiale nelle nostre attività quotidiane. L’Europa deve alzare la posta e indicare la strada verso un uso responsabile dell’intelligenza artificiale. Un’intelligenza artificiale che potenzi le capacità umane, migliori la produttività e sia al servizio della società”.  

“Dovremmo investire – continua la presidente – dove abbiamo un vantaggio competitivo. L’Europa, ad esempio, dispone di talenti. In Europa ci sono circa 200mila ingegneri informatici con esperienza nell’intelligenza artificiale: una concentrazione maggiore che negli Stati Uniti e in Cina. E il nostro continente ha un enorme vantaggio competitivo anche sui dati industriali. Possiamo addestrare l’intelligenza artificiale su dati di qualità ineguagliabile. E noi vogliamo investire in questo. Per questo forniremo alle start-up e alle pmi europee l’accesso ai nostri supercomputer di livello mondiale, in modo che possano sviluppare e addestrare grandi modelli di intelligenza artificiale”.  

“E’ simile – prosegue – a quello che Microsoft sta facendo per ChatGpt, facendola funzionare sui propri supercomputer. Metteremo inoltre gli spazi dati comuni europei al servizio delle start-up. E renderemo disponibili enormi quantità di dati in tutte le lingue dell’Ue, perché l’intelligenza artificiale dovrebbe funzionare anche per chi non parla inglese. Questa è la nuova frontiera della competitività. E l’Europa – conclude – è ben posizionata per diventare il leader dell’intelligenza artificiale nell’industria, vale a dire nell’uso dell’intelligenza artificiale per trasformare le infrastrutture critiche, in modo che diventino intelligenti e sostenibili”. 

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