Cronaca

Rivolta in carcere, 23 detenuti
a processo. Ma c'è un altro rinvio

E’ stato rinviato per la terza volta il processo che vede sotto accusa 23 detenuti accusati di radunata sediziosa, violenza, minaccia e resistenza a pubblico ufficiale e danneggiamento per la rivolta scoppiata nel carcere di Cremona l’8 marzo del 2020, in piena pandemia, a causa dei colloqui vietati all’interno della struttura per evitare contagi.

Oggi, pronti a testimoniare, c’erano gli agenti della polizia penitenziaria che quella domenica sera erano intervenuti per fermare la follia dei detenuti. Alcuni poliziotti erano rimasti feriti, altri intossicati. Mancava, però, uno degli avvocati, a letto con la bronchite. La volta precedente, invece, i testimoni non erano stati citati dalla procura. Si torna in aula il prossimo 17 gennaio.

Dei 23 imputati, quattro hanno chiesto di essere processati con il rito abbreviato, mentre tutti gli altri, tranne due che sono irreperibili, saranno giudicati con il rito ordinario. Si tratta per la maggior parte di stranieri: tunisini, romeni, georgiani, brasiliani, ivoriani, marocchini, algerini, senegalesi e 6 italiani.

Durante la protesta, alcuni detenuti avevano inveito contro gli agenti, cercando, con tono di sfida, lo scontro fisico ed incitando anche gli altri carcerati ad aggredire i poliziotti della penitenziaria. Quella sera erano stati incendiati sgabelli in legno, coperte, sedie di plastica, e altri oggetti. Due agenti erano rimasti intossicati, mentre un altro, colpito da un pugno, era rimasto ferito. Alcuni detenuti si erano anche impossessati di tutti gli idranti di uno dei piani, facendo defluire una notevole quantità di acqua, e avevano distrutto, utilizzando spranghe in ferro ricavate dalla rottura delle finestre, i vetri del box in uso agli agenti.

Sara Pizzorni

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