Cronaca

Violenze psicologiche ed economiche
su ex moglie. Bancario condannato

Finito a processo per maltrattamenti in famiglia, un 64enne cremonese è stato condannato ad una pena di tre anni e due mesi di reclusione. Per l’imputato, bancario in pensione dal giugno del 2021, il pm aveva chiesto l’assoluzione. L’uomo è stato assolto “perchè il fatto non sussiste” solo dall’accusa di aver maltrattato il figlio di 8 anni. Sia la mamma che il figlio erano parti civili attraverso gli avvocati Agnese Franchi e Giacomo Cavalli. Per il risarcimento danni, i giudici hanno disposto che saranno da liquidarsi in un separato giudizio civile.

“In 20 anni di matrimonio non ho mai litigato con mia moglie. L’ho sempre amata e rispettata. La nostra era una normale vita di coppia senza problemi. Non ho mai alzato le mani e non abbiamo mai discusso neanche sui soldi. Lei aveva la massima libertà d’azione”. Si era difeso così, la scorsa udienza, l’imputato, che per l’accusa, dal 2003 al 2022 aveva offeso abitualmente la donna con espressioni come “Non vali niente”, “Fai schifo”, “Vai a prostituirti che così guadagni qualcosa”, e che l’aveva anche minacciata di morte, controllando ogni suo movimento e ogni sua telefonata, pedinandola e tempestandola di telefonate, imponendole ogni mese di indicare sull’estratto conto le ragioni di ogni singolo esborso o prelievo e colpendola in alcune occasioni con violenti schiaffi al volto.

Per il 64enne, il pm Francesco Messina aveva chiesto l’assoluzione in quanto le accuse della ex moglie non erano suffragate da prove: “Non c’è documentazione medica, non c’è mai stata una chiamata alle forze dell’ordine”. Il pm ha parlato di soli due episodi di aggressioni fisiche, e cioè schiaffi al volto, in vent’anni di matrimonio. “Non bastano per sostenere una condanna per maltrattamenti. Siamo davanti alle dichiarazioni di lei contro quelle di lui che ha sempre negato”.

Ma i giudici si sono dimostrati di parere contrario, accogliendo, solo per quanto riguarda i maltrattamenti alla donna, la testi sostenuta dalla parte civile, che, oltre ad aver ricordato che nel 2016 la donna si era rivolta ad un centro antiviolenza, ha citato la sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite del 2016, “che ha equiparato la violenza psicologica alla violenza fisica”, e la Convenzione di Istanbul, il più importante trattato internazionale contro la violenza sulle donne e la violenza domestica, approvata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa nel 2011. “Con l’espressione ‘violenza nei confronti delle donne’ si intende designare una violazione dei diritti umani e una forma di discriminazione contro le donne, comprendente tutti gli atti di violenza fondati sul genere che provocano o sono suscettibili di provocare danni o sofferenze di natura fisica, sessuale, psicologica o economica, comprese le minacce di compiere tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica, che nella vita privata”.

L’ex bancario è invece stato assolto dai maltrattamenti nei confronti del figlio. L’imputazione parlava di abituali ingiurie e minacce: “Deficiente”, gli avrebbe detto. “Asino”, “Cretino”, “Vi ammazzo tutti, tanto non ho niente da perdere”. Lo avrebbe anche percosso di frequente con forti schiaffi sulla testa e sulle spalle. Nulla di tutto questo è emerso in aula da parte dei testimoni sentiti: amici di famiglia, colleghi, la pediatra, l’insegnante, la vicina di casa. “Non ho mai visto litigi tra i due coniugi”, ha raccontato oggi quest’ultima, “nè che lui sgridasse il bimbo. Con loro c’era anche la suocera. Lei era sempre presente”.

Un tasto dolente, per l’imputato, sarebbe stata la figura della madre di lei, la cui presenza “ingombrante e costante” sarebbe stata il problema centrale all’interno della relazione della coppia.

Il 64enne, assistito dagli avvocati Mimma Aiello e Francesca Melillo, è attualmente sottoposto alla misura dell’allontanamento dalla casa famigliare e ha il divieto di avvicinarsi a moglie e figlio. Ora, dopo l’assoluzione per i maltrattamenti al bambino, i due legali avvieranno l’iter affinchè l’uomo,  che non vede il figlio da un anno e mezzo, possa tornare a riabbracciarlo.

Nelle loro arringhe, i difensori hanno parlato di un “padre amorevole e attento”, negando anche i maltrattamenti alla ex moglie: “Il nostro cliente lavorava in filiali lontane dalla sua residenza, non si capisce come avrebbe potuto continuare a pedinare la moglie o a tempestarla di telefonate”. La difesa attende di leggere la motivazione, che sarà depositata entro 60 giorni, per poi ricorrere in Appello.

Sara Pizzorni

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