Cronaca

Pensioni povere: nel Cremonese
due su tre sono sotto i mille euro

Una manifestazione dello Spi Cgil

Quasi due pensionati su tre in provincia di Cremona percepiscono meno di mille euro al mese (il 65%): il dato è reso noto dallo Spi Cgil di Cremona, che ha analizzato i dati del portale Inps sulle pensioni.

Complessivamente nella nostra provincia, a tutto settembre 2023, sono state erogate 117.174 prestazioni pensionistiche (di cui il 55% a donne e il 45% a uomini),64 in meno rispetto al 2022, quando il totale era pari 117.238. A queste vanno aggiunte 16.596 prestazioni per dipendenti pubblici, per un totale di 143.770. Se si considera il dato Istat del 1 gennaio 2023, dei 321.169 individui che compongono la popolazione provinciale, il 41% sono in pensione: una persona su tre.

A livello regionale Cremona è al 9° posto per numero di erogazioni pensionistiche. L’importo medio è di 1.139,70 euro. Le pensioni private sono state complessivamente 59.540, quelle autonome 39.463 e le prestazioni assistenziali 18.160.

Emerge una gran divergenza tra uomini e donne: se l’importo di erogazione medio è pari a 1.514,28 euro per gli uomini, le donne percepiscono mediamente solo 833,38 euro, con una differenza media pari a 680,90 Come sottolinea Mimmo Palmieri, segretario dello Spi Cgili, esiste quindi un vero divario pensionistico di genere.

Non mancano poi le pensioni “di lusso”: 17.048 persone nel nostro territorio percepiscono oltre 2280 euro lordi.

“Il tema delle pensioni deve essere affrontato guardando all’equità del sistema, con l’obiettivo di garantire trattamenti dignitosi oggi e in futuro” commenta Palmieri. “Da tempo rivendichiamo nelle piattaforme unitarie l’approvazione di una vera riforma delle pensioni che: superi la Legge Monti-Fornero introducendo la flessibilità in uscita da 62 anni di età o 41 anni di contributi; affronti le distorsioni del sistema contributivo e introduca una pensione contributiva di garanzia per i giovani, precari e discontinui; affermi il principio che i lavori non sono tutti uguali a tutela di quelli gravosi e precoci; riconosca il valore del lavoro di cura e della differenza di genere; garantisca la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere, ne aumenti il valore in primis, e ampli la platea di pensionati a cui riconoscere la somma aggiuntiva cosiddetta quattordicesima mensilità”.

Per Palmieri, invece, “si continua a fare cassa sui pensionati, peggiorando il meccanismo di perequazione definito lo scorso anno, per blocchi, che taglia anche pesantemente le rivalutazioni di tutti i trattamenti superiori a 4 volte quello minimo”.

Insomma, i passaggi che mancano ad una vera equità sono molteplici: “Si rivedono i valori soglia per il diritto alla pensione di vecchiaia e anticipata nel sistema contributivo ma senza introdurre strumenti di garanzia, come la pensione di garanzia, necessari per assicurare pensioni adeguate alle giovani generazioni che hanno carriere più discontinue e frammentate.

Vengono riviste al ribasso le aliquote di rendimento per i dipendenti pubblici di alcune casse per gli enti locali (cpdel), per la cassa pensioni sanitari (Cps), per la cassa pensioni agli insegnanti di asilo e scuole elementari parificate (Cpi), per coloro che hanno nel sistema retributivo un’anzianità inferiore a 15 anni.

La rivalutazione non è un regalo e nemmeno un privilegio per i pensionati ma è l’unico meccanismo che può salvaguardare almeno in parte il potere d’acquisto delle pensioni. Il 65% dei trattamenti pensionistici sono inferiori ai 1000 euro al mese, l’inflazione colpisce molto di più i redditi più bassi. Nessuna delle nostre richieste trova risposta in questa Legge di Bilancio, che anzi decide ancora una volta di fare cassa sui pensionati!” conclude il sindacalista. Anche per questo motivo nella giornata di sabato i pensionati della Cgil scenderanno in piazza con tutti i lavoratori.

Laura Bosio

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...