Cronaca

Violenza di genere: "Ragazze, non
sottovalutate mai i piccoli signali"

Il docufilm "Un altro domani" proiettato all'istituto Torriani alla presenza dell'autrice Cristiana Mainardi che ha poi dialogato con gli studenti.

Cristiana Mainardi e il pubblico di studenti del Torriani

La settimana di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne è iniziata a Cremona con la proiezione, lunedi mattina nell’aula magna del Torriani, del docufilm “Un altro domani”, realizzato dalla cremonese Cristiana Mainardi e dal regista Silvio Soldini, nei giorni scorsi approdato sui circuiti nazionali, essendo di drammatica attualità dopo la notizia della tragica fine di Giulia Cecchettin.

Un film incentrato sulle testimonianze dirette degli autori di violenza, delle vittime di maltrattamenti e stalking, degli orfani di femminicidio, di tutti coloro che ogni giorno si occupano del problema: Polizia di Stato, magistrati, avvocati, centri antiviolenza, psicologi e criminologi che seguono percorsi trattamentali per uomini.

L’iniziativa all’istituto Torriani è stata del Soroptimist Club e ha visto la partecipazione della dirigente scolastica Simona Piperno e della giornalista Francesca Morandi nel ruolo di moderatrice. Cristiana Mainardi, sceneggiatrice  e realizzatrice delle interviste che compongono il film, ha risposto alle numerose domande degli studenti: non potevano mancare i riferimenti al femminicidio di Giulia, ma molti altri sono stati gli stimoli alla base dei loro interventi tra cui la proposta del ministro Valditara, all’interno di un nuovo pacchetto di misure educative di contrasto alla violenza di genere, di attivare anche degli influencer per comunicare più efficacemente tra i giovani.

Al termine dell’incontro in aula magna, Cristiana Mainardi si è poi prestata a un’intervista nello studio radiofonico dell’istituto, gestito dagli stessi studenti. 

“Con grande piacere – ci ha spiegato – ho parlato con i ragazzi. Tutto il docufilm in un certo senso è pensato anche per loro, una delle testimonianze più forti porta proprio in questa direzione, oltre al fatto che il Protocollo Zeus di Alessandra Simone (dirigente divisione anticrimine della questura di Milano, ndr), da cui tutto è partito, si occupa anche di bullismo.

Devo dire che questa è una scuola straordinariamente vivace, mi è piaciuta moltissimo la partecipazione dei ragazzi. Se si possono davvero cambiare le cose, innanzitutto è per l’approccio che i giovani vorranno avere da subito e per il futuro, rispetto a questo tema”.

La domanda di una studentessa, al termine dell’incontro, ha posto il tema di quali strumenti possono avere le ragazze per prevenire un epilogo come quello toccato in sorte a Giulia.

“Non sono un’esperta – afferma Mainardi – ma ho cercato di approfondire molto questa materia. Da quello che ho imparato posso dire che non credo  assolutamente ad un gesto indotto dal raptus. Ma aggiungo di più: niente è così premeditato come il femminicidio e purtroppo,  come nel caso di Giulia, questa azione, questo pensiero, è stato seminato nel tempo ed è stato costruito un percorso. Probabilmente non c’erano segnali clamorosi, eclatanti, come spesso siamo abituati  a vedere, ma proprio per questo mi permetto di dire che non bisogna sottovalutare neanche i segnali minimi, perchè quando un uomo non accetta di essere lasciato, quando non accetta l’abbandono, già quello è un segnale molto forte che potrebbe portare ad una spirale molto violenta”.

Cristiana Mainardi con gli studenti del Torriani nello studio di registrazione della radio d’istituto

 

Per il docufilm “Un altro domani”, ma anche per l’impegno civile dimostrato in altre produzioni, Cristiana il prossimo 7 dicembre riceverà l’Ambrogino d’Oro da parte della regione.

“Questo riconoscimento mi tocca molto – afferma – aumenta il mio senso di responsabilità rispetto alla mia identità, che è totalmente collegata al concetto di comunità. Quello che ho la fortuna di poter fare è di parlare e fare le cose insieme ad altri. Mi gratifica moltissimo perchè è un riconoscimento molto prestigioso, però sollecita la mia parte di cittadinanza attiva e mi spronerà a restituire a Milano quello che in questi anni io ho ricevuto da questa città, che offre stimoli continui, la possibilità di creare rete, collaborazioni e di avere accesso a tutta una serie di realtà come quelle che raccontiamo nel docufilm. Realtà che a Milano sono nate, come la prima casa per le donne maltrattate, il primo pronto soccorso pubblico per la violenza sessuale, e tante realtà importanti”.

“Ospitando questa iniziativa – spiega la dirigente scolastica, Simona Piperno – abbiamo voluto  dare un contributo e un’esperienza significativa per i ragazzi, interrogandoli su quali sono le responsabilità ma anche i sentimenti, sia della vittima che del carnefice. Non dobbiamo dimenticare che c’è un tessuto di relazioni umane che risentono delle conseguenze di un gesto. Occorre creare un tessuto di conoscenza che possa contribuire a limitare o, speriamo, azzerare tutti i fenomeni di violenza.

La morte di Giulia Cecchettin è stato un episodio che ci ha sconvolti perchè si inserisce in un contesto drammatico per tutti noi. Siamo vicini alla famiglia, l’abbiamo voluta ricordare in apertura dell’incontro con un minuto di silenzio”

La scuola viene caricata di grandi responsabilità nell’educazione affettiva e di contrasto alla violenza di genere. Cosa ne pensa?

“La tematica della violenza di genere ormai viene approfondita attraverso letture e progettualità specifiche all’interno di tutti gli istituti. Tuttavia il fatto dell’aumento così esponenziale di casi di femminicidio e di violenza, di ogni genere – sia fisica che non, altrettanto grave –  ci deve  mettere nelle condizioni di riflettere su come organizzare in modo più incisivo i  nostri interventi di contrasto.

“Tramite l’educazione civica la scuola  già cerca di trattare questi argomenti, ma la scuola non può esaurire tutti gli interventi, che devono invece poter andar fuori dal contesto scolastico. Deve essere  realizzata un  rete di interventi, di riflessioni a cui intervengano tutte le agenzie del territorio e soprattutto le famiglie, che hanno il compito di raccogliere quello che viene proposto dalla scuola e riadattarlo ai vari contesti.  I ragazzi vanno educati a una armonia di vita comune, alla razionalità e all’affettività. La scuola fa quello che può, è sicuramente una sfida”.

Giuliana Biagi

 

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