Nazionali

Usa-Cina, Xi da Biden: cosa ci si aspetta davvero dal faccia a faccia

(Adnkronos) – Riflettori puntati sugli Usa. Atteso il faccia a faccia tra Joe Biden e Xi Jinping, a margine del vertice Apec. Un incontro, il primo tra i due presidenti da un anno a questa parte (dal G20 di Bali del novembre 2022), che si terrà nella “San Francisco Bay Area”, come hanno sottolineato funzionari dell’Amministrazione rispettando il segreto motivato da “ragioni di sicurezza operativa”. Gli osservatori, e anche gli addetti ai lavori, prevedono risultati (“deliverables”) probabilmente modesti, ma potrebbero esserci passi in avanti su aree chiave di interesse comune, su priorità condivise. La funzione più importante dell’incontro, ha scritto Foreign Policy, potrebbe essere quella di evitare che le relazioni peggiorino ulteriormente. 

Era stata a Mar-a-Lago da Donald Trump, nel 2017, l’ultima volta di Xi Jinping negli Usa. La speranza degli Stati Uniti è che l’incontro tra Biden e Xi, ormai ‘imperatore’ al terzo mandato da leader con il suo strapotere, allenti le tensioni bilaterali e nell’incontro (settima interazione tra i due presidenti dal gennaio 2021, ma il secondo di persona) si sottolineerà l’importanza di mantenere “aperte le linee di comunicazione”, come hanno spiegato funzionari dell’Amministrazione, insistendo sulla nota questione di “gestire la competizione in modo responsabile” con la determinazione a ripristinare le comunicazioni tra i militari delle due superpotenze. Sul tavolo vi saranno una serie di questioni globali, dalla guerra russa in Ucraina al conflitto tra Israele e Hamas e il rischio di allargamento di quest’ultimo in Medio Oriente. 

Ci saranno anche i diritti umani, Taiwan e la Corea del Nord e per quanto riguarda il Medio Oriente, secondo le fonti, Biden dovrebbe sottolineare a Xi – che conosce da oltre dieci anni e che in passato non ha esitato a definire “dittatore”, il “nostro desiderio che la Cina metta in chiaro nella sua relazione fiorente con l’Iran che è essenziale che l’Iran non cerchi l’escalation o la diffusione della violenza in Medio Oriente”. E che “rivolga l’avvertimento chiaro che se l’Iran intraprende azioni provocatrici in qualsiasi parte, gli Stati Uniti sono pronti a rispondere e rispondere in modo immediato”. 

Preoccupano le ambizioni militari del gigante asiatico e il ‘trattamento’ riservato dal Dragone alle aziende straniere. Gli Usa hanno ‘investito’ mesi a cercare di allentare le tensioni: sono stati in Cina il segretario di Stato Antony Blinken, il segretario al Tesoro Janet Yellen, l’inviato per il clima John Kerry, il capo della Cia William Burns e il segretario al Commercio Gina Raimondo (il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan ha incontrato di recente Wang a Washington). 

E hanno mantenuto alta l’attenzione sulla regione, con Biden che dall’incontro con Xi a margine del G20 di Bali ha accolto i leader di Giappone, Corea del Sud, Filippine, India e Australia, ha ospitato il vertice delle nazioni delle isole del Pacifico, senza contare lo storico trilaterale di Camp David con Corea del Sud e Giappone. Lunedì Biden ha incontrato il presidente indonesiano Joko Widodo. 

Gli Stati Uniti sono “in competizione” con il gigante asiatico, ma affermano di “non volere il conflitto, il confronto o una nuova Guerra Fredda”, convinti della necessità di una “intensa diplomazia per gestire le tensioni ed evitare” che tutto sfoci “in conflitto o scontro”. 

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