Cronaca

Stalking alla ex, la mamma: "Lui
era dappertutto, ci tempestava"

“Lui era insistente, minacciava tutti, seguiva mia figlia in strada, sul posto di lavoro, si presentava a casa nostra, in azienda, continuava a telefonare. Per tre mesi ho dovuto accompagnarla avanti e indietro perchè lei non voleva più uscire da sola”. A parlare è Marta, mamma dell’ennesima vittima di stalking, reato di cui è accusato un 35enne cremonese, attualmente sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento. L’imputato, di professione pasticciere, è assistito dall’avvocato Vittorio Patrini, mentre lei, barista, si è costituita parte civile attraverso il legale Laura Facchetti. La relazione, dopo tanti tira e molla, è finita nel 2020 per volere di lei. Lui non l’ha mai accettato, e della rottura riteneva responsabile la madre della sua ex.

L’avvocato Patrini

“Seguiva anche me”, ha detto al giudice la mamma della vittima. “Voleva parlare. Io ascoltavo, ma lui poi si arrabbiava, urlava, chiamava al telefono fisso di casa tutti i giorni, tanto che l’ho dovuto staccare. Una cosa allucinante. Veniva a picchiarmi ai vetri di casa. Era dappertutto e ci tempestava. Tutto il giorno con la macchina andava avanti e indietro. Cominciava alle 16 e andava avanti fino alle 20”.

Contro l’ex fidanzato, la vittima ha sporto due denunce: una nel giugno del 2021, e l’altra nella primavera del 2022. “Per un periodo, dopo la prima denuncia ha fatto il bravo”, ha raccontato la mamma di lei. “Poi ha ricominciato e così lo abbiamo denunciato ancora. Con la misura dell’allontanamento si è calmato. Mia figlia aveva paura. Sulle braccia aveva dei lividi, segni in volto, una volta lui l’ha tirata giù dalla macchina”.

Nell’aprile dell’anno scorso, alla mamma era arrivata una lettera non firmata tramite raccomandata. Una missiva piena di minacce e ingiurie indirizzata proprio a lei, colpevole, secondo l’imputato, di aver convinto la figlia a lasciarlo. “Lei era il mio sostegno, la mia compagna di vita”, si legge nella lettera. “Avete fatto di tutto per farci separare. Siete degli zimbelli, dei pagliacci. Credo in una giustizia divina davanti a Dio, lui ne terrà conto del male che lei ha fatto”, concludendo con una frase ‘velatamente intimidatoria’: “Per ora le auguro tante cose belle…”.

Un mese dopo, a maggio, l’imputato aveva raggiunto la sua ex sul posto di lavoro e l’aveva spaventata, mostrandole un video dal suo cellulare in cui era intento a caricare una pistola con dei proiettili.

L’avvocato Facchetti

In aula è stata sentita anche la testimonianza del titolare del bar dove la vittima lavora. “La seguiva nel locale mentre lei era al lavoro”, ha riferito il barista, “lui era sempre lì e io vedevo che lei era a disagio. Ho visto i lividi in varie parti del corpo, anche se lui era furbo e lasciava segni che non si vedevano all’esterno. Lei aveva paura, io stesso varie volte l’ho accompagnata a casa”. Il barista ha raccontato anche di essere intervenuto in soccorso della dipendente. “Una sera lei era venuta con la sua auto e io ho visto lui nascosto nel parcheggio. Mentre stavo tornando a casa ho visto che lui l’aveva tirata giù dall’auto e la stava portando in una stradina buia dietro una chiesa. Allora li ho seguiti, ho messo gli abbaglianti e lei è venuta subito a rifugiarsi nella mia auto sui sedili posteriori. Ho chiamato i carabinieri. Lei era terrorizzata”.

L’imputato proverà a difendersi nell’udienza del prossimo 16 febbraio.

Sara Pizzorni

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