Israele-Gaza, Consiglio Europeo: “Corridoi umanitari e pause per aiuti”
(Adnkronos) – Il Consiglio Europeo esprime la propria “più grave preoccupazione per il deterioramento della situazione umanitaria a Gaza e chiede un accesso umanitario rapido, sicuro e senza ostacoli, per raggiungere tutti coloro che ne hanno bisogno attraverso tutte le misure necessarie, inclusi corridoi umanitari e pause per esigenze umanitarie”. Lo riportano le conclusioni del Consiglio Europeo in materia di Medioriente approvate dopo oltre cinque ore dai leader dei Paesi membri dell’Ue riuniti a Bruxelles.
L’Unione Europea “è pronta a contribuire al rilancio di un processo politico sulla base della soluzione a due Stati, anche attraverso lo sforzo per la Giornata della pace, accoglie con favore le iniziative diplomatiche in materia di pace e sicurezza e sostiene lo svolgimento di una conferenza internazionale di pace presto”, secondo le conclusioni.
Il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez, che due giorni fa ha concluso un accordo di governo con la piattaforma di sinistra Sumar, aveva auspicato la convocazione di “una conferenza internazionale di pace entro sei mesi, perché tutta la comunità internazionale si senta coinvolta e perché possiamo finalmente trovare una soluzione a due Stati per Israele e Palestina”.
Il dibattito tra i capi di Stato e di governo è durato cinque ore, con una discussione “serena e ampia”, secondo fonti Ue. “Tutti i leader” hanno parlato. Le conclusioni, approvate all’unanimità, richiamano esplicitamente la dichiarazione del 15 ottobre, che ha ‘fissato’ la posizione dell’Ue, dopo la ‘cacofonia dei primi giorni. Si ribadisce la condanna “nei termini più forti possibili” nei confronti di Hamas “per i suoi attacchi terroristici brutali e indiscriminati in tutto Israele. L’uso dei civili come scudi umani da parte di Hamas è un’atrocità particolarmente deprecabile”. Il Consiglio Europeo sottolinea “con forza il diritto di Israele a difendersi, in linea con il diritto internazionale e il diritto internazionale umanitario. Ribadisce l’appello ad Hamas affinché rilasci immediatamente tutti gli ostaggi senza alcuna precondizione.
Il Consiglio Europeo ribadisce l’importanza di garantire in ogni momento la protezione di tutti i civili in linea con il diritto internazionale umanitario” e “deplora ogni perdita di vite umane tra i civili”.
L’Unione Europea “lavorerà a stretto contatto con i partner della regione per proteggere i civili, fornire assistenza e facilitare l’accesso al cibo, all’acqua, alle cure mediche, al carburante e ai ripari, garantendo che tale assistenza non venga abusata da organizzazioni terroristiche”. Il Consiglio Europeo “ricorda la necessità di evitare un’escalation a livello regionale e di impegnarsi su questo con i partner, compresa l’Autorità palestinese”. Il Consiglio Europeo infine “sottolinea la necessità di combattere la diffusione della disinformazione e dei contenuti illegali e sottolinea la responsabilità giuridica delle piattaforme in tale contesto”.
Una fonte diplomatica europea spiega che “alcuni Paesi, molto pochi”, avrebbero voluto “un linguaggio più forte” nella parte delle conclusioni dedicata al conflitto in Medio Oriente, “qualcosa di più simile ad un cessate il fuoco”, dice. La maggioranza dei leader, riuniti nella sala senza i telefonini, si è trovata d’accordo con la richiesta di una “pausa umanitaria” o di “pause umanitarie”, perché non vuole comunicare il messaggio che Israele dovrebbe smettere di attaccare le basi di Hamas.
Tra i “pochissimi Paesi” favorevoli ad un linguaggio più forte c’è sicuramente la Spagna. Il premier Pedro Sanchez lo ha detto prima di entrare: “Come primo ministro spagnolo, vorrei vedere un cessate il fuoco a fini umanitari” nella guerra tra Israele e Hamas nella Striscia di Gaza, ha affermato, “ma, se non possiamo averlo, allora una pausa umanitaria per convogliare tutti gli aiuti umanitari necessari” alla popolazione. Sanchez, che è anche leader del Psoe, ha stretto l’altroieri un accordo di governo con Sumar, una piattaforma elettorale che va dalla sinistra all’estrema sinistra, guidata da Yolanda Dìaz, già ministra del Lavoro.