Cronaca

Intelligenza artificiale a scuola,
gli esempi virtuosi del Torriani

Informatica e intelligenza artificiale modificano l’esperienza letteraria e rivoluzionano anche l’insegnamento dell’italiano nelle scuole. Due progetti portati avanti all’istituto Torriani mostrano quanto sia possibile appassionare i ragazzi al racconto, operando in maniera trasversale tra diversi insegnamenti. E giovedì mattina nell’istituto di via Seminario, gli autori di “Il Grande Hack”, e-book (ma anche videogioco e fumetto) nato da un progetto pluriennale di scrittura collettiva, hanno presentato il loro lavoro in aula Varalli ad altre quattro classi dell’indirizzo informatico e liceale.

Nicolò Petralia, Andrea Irimia (che hanno curato il design), Angelo Russo (programmatore) e Christian Parigini (effetti sonori), alunni della 3A Inf hanno spiegato passo dopo passo come da un testo creato collettivamente a gruppi, si sia giunti a un prodotto editoriale completo.

“La finalità del lavoro – spiega il loro professore di Lettere Roberto Polledri- è stata principalmente quella di stimolare alcune competenze trasversali  quali la capacità di pianificare, di conseguire obiettivi, capacità comunicativa, capacità di collaborazione, ma anche e soprattutto disciplinari per quanto riguarda le tecniche informatiche e linguistiche. Inoltre, è stata soddisfatta la curiosità degli studenti di approcciare in maniera guidata l’intelligenza artificiale come supporto alla produzione creativa di un testo ponendo il gruppo classe in un contesto di apprendimento orientato al futuro”.

Il percorso è iniziato in prima, quando la classe è stata divisa in gruppi ciascuno dei quali ha inventato un segmento di storia: l’ambientazione è cupa, un futuro distopico dove l’umanità è ridotta in schiavitù e i movimenti delle persone sono controllati da microchip installati sotto pelle. Gary, il protagonista, riuscirà a ribellarsi e dare così una svolta positiva agli eventi. “Poi l’anno scorso – spiega ancora il professore –  in occasione della Notte dei musei abbiamo pensato di trasformarlo in un prodotto informatico, simulando una casa editrice a tutti gli effetti. Alcuni dei ragazzi, appassionati di disegno, hanno realizzato degli sketch che sono poi diventati un fumetto, il tutto visibile sul sito web appositamente creato.

Il lavoro è stato di recente premiato all’European Excellence Award “Il Filo di Arianna. Arte come identità culturale” dell’Associazione I.C.S. International Communication Society APS per i migliori lavori degli studenti che propongano nuove strategie culturali, sociali, digitali.

Social reading, ossia lettura collettiva e chat GPT sono state al centro anche di un altro lavoro svolto dalla ex I ora IIB del liceo scienze applicate, presentato di recente all’università Bicocca (al convegno “Italo Calvino cento per cento”) da alcuni degli studenti protagonisti supportati dalla docente di Lettere Riccarda Gavazzi che così inquadra l’utilizzo delle nuove tecnologie nelle materie umanistiche: “Possiamo e dobbiamo sfruttare il discorso dell’intelligenza artificiale, rendendoci conto che siamo in una sorta di singolarità tecnologica e quindi o accompagniamo gli studenti didatticamente in un uso consapevole o se la lasciamo soltanto in mano a loro diventa un app qualsiasi”

Il lavoro è consistito nella lettura di diversi racconti dell’ultimo Calvino, quindi “li abbiamo smontati, abbiamo inserito codici narrativi e personaggi in una sorta di schema che è il quadrato greco-latino, ne abbiamo ricavato codici combinatori, e quindi li abbiamo inseriti in ChatGpt.  La stessa cosa hanno fatto gli studenti, realizzando un testo di scrittura collettiva tramite lo stesso codice per costruire un nuovo racconto”.

I risultati “artificiali” e “umani” sono poi stati valutati e confrontati. Più corretta, ma più banale ChatGpt; più scorretti ma più originali gli studenti. Un “gioco” che sarebbe sicuramente piaciuto a Calvino, che aveva teorizzato “la macchina scrivente” e che lui stesso mise in pratica con i tarocchi nel “Castello dei destini incrociati”. “Una sfida, un gioco serio, una metacognizione sul nostro vivere nella narrazione”, conclude la professoressa. gb

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