Cronaca

Mosca, niente perizia. Arrivata
l'assoluzione anche in Appello

Assoluzione con formula dubitativa
anzichè piena rispetto al primo grado

Per Carlo Mosca, 51 anni, originario di Persico Dosimo, ex primario del pronto soccorso dell’ospedale di Montichiari, oggi al 118 degli Spedali Civili di Brescia, è arrivata l’assoluzione anche dalla Corte d’Assise d’Appello, che però, rispetto al primo grado, ha deciso per la formula dubitativa anzichè per l’assoluzione piena emessa il primo luglio dell’anno scorso per l’accusa di omicidio volontario plurimo. Il medico era accusato di aver iniettato a tre degenti malati di Covid, Succinilcolina e Propofol, farmaci incompatibili in assenza di intubazione, e letali in quanto inducono il blocco dei muscoli e l’arresto respiratorio.

La prima sentenza era stata impugnata dal pm Federica Ceschi, che per Mosca aveva chiesto la condanna a 24 anni di reclusione per i decessi di Natale Bassi, 61 anni, di Ghedi, di Angelo Paletti, 79 anni, di Calvisano, e l’assoluzione per la morte di Ernesto Nicolosi, 87enne di Carpenedolo.

Oggi a Brescia, ai giudici dell’Appello, il procuratore generale Francesco Rombaldoni aveva chiesto la rinnovazione dell’istruttoria dei testimoni e una nuova perizia medico legale per stabilire se la quantità di Propofol trovata nell’encefalo di Angelo Paletti potesse o meno essere stata somministrata post mortem. In caso contrario, l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”, in quanto senza nuove prove non c’era possibilità di ribaltare il precedente verdetto di assoluzione.

I giudici hanno respinto la richiesta di perizia e deciso per la non colpevolezza del medico, che per questa vicenda era stato arrestato nel 2021, uscendo dagli arresti domiciliari dopo 18 mesi.

Il pm di primo grado aveva creduto alle accuse mosse all’ex primario da parte dei due infermieri Michele Rigo e Massimo Bonettini, ma nel corso del processo medici e colleghi li avevano smentiti, e la Corte, oltre ad assolvere l’imputato, aveva disposto per entrambi la trasmissione degli atti alla procura con l’ipotesi di reato di calunnia.

Proprio sulle “false accuse rivolte al dottor Mosca” si erano concentrati i passaggi più salienti della motivazione della prima sentenza, che parlava di “equivoci” fra la Morfina e la Succinilcolina, e di “tesi, supposizioni e sospetti” come “linfa vitale che ha cristallizzato un’accusa calunniosa di omicidio”.

Sara Pizzorni

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