Cronaca

A21, addio al terzo ponte: i fondi
dirottati alla manutenzione

Il vecchio progetto per il terzo ponte progettato dall'allora concessionario dell'A21 Autostrade Centropadane

Slitta a data da destinarsi il progetto di completamento della bretella autostradale tra la SS 10 e la SS 234, meglio nota come Terzo ponte di Cremona. In risposta a un’interrogazione presentata dalla deputata PD Antonella Forattini, il Sottosegretario per le Infrastrutture e Trasporti Tullo Ferrante ha comunicato che l’opera è stata esclusa dal piano economico finanziario del secondo quinquennio presentato da Autovia Padana, per la necessità di dare precedenza a interventi di manutenzione straordinaria lungo la rete autostradale.

Le risorse per il Terzo Ponte, così come quelle in previsione per il nuovo casello di Castelvetro e per il raccordo autostradale con la SS 10 Padana Inferiore, sono state stralciate e destinate all’adeguamento sismico del ponte sul fiume Po compreso tra Fiorenzuola d’Arda e Cremona, per un importo stimato in 330mila euro, e per ulteriori interventi di riqualificazione delle opere di scavalco dell’autostrada.

Gli aggiornamenti sono contenuti nell’ultima versione del piano economico finanziario che Autovia Padana ha trasmesso al Ministero.

“A fronte di esigenze di manutenzione straordinaria a cui la società concessionaria ha dovuto far fronte”, commenta Forattini “il Sottosegretario ha manifestato il disimpegno del Ministero nel reperire le risorse necessarie al completamento degli investimenti”. Nella risposta all’interrogazione, si legge infatti che le opere “potranno essere inserite nei prossimi aggiornamenti quinquennali, qualora ne sussistessero i presupposti per la loro realizzazione”.

PRIORITA’ AL CONSOLIDAMENTO DEL PONTE ESISTENTE  – Dunque l’attezione di Autovia Padana si sta concentrando sul maxi cantiere del ponte esistente sul Po, quello di Gerre de Caprioli, che nell’arco di almeno un triennio vedrà la completa sostituzione dell’impalcato. Come ci aveva spiegato il direttore tecnico di Autovia Daniele Buselli lo scorso luglio, verrà smontato pezzo per pezzo quello attuale in calcestruzzo armato e sostituendolo con una struttura in acciaio. Negli scorsi mesi c’è stato l’intervento di protezione delle sottofondazioni delle pile del viadotto,indispensabile per evitare che i plinti, scoperti in seguito all’abbassamento del letto del fiume, possano subire danni.  Le fondazioni sono quindi state rivestite da palancole, strutture di acciaio che le “abbracciano” perimetralmente, con un’intercapedine  riempita da un getto di calcestruzzo.

L’intervento era stato stimato in oltre 200 milioni di euro.

FOTO FRANCESCO SESSA

 

UNA VICENDA LUNGA 20 ANNI – Il terzo ponte era un progetto inserito per più anni nei piani finanziari di Autostrade Centropadane, la precedente concessionaria dell’A21, costituita dagli enti locali di Cremona, Brescia e Piacenza. Un progetto molto discusso, finalizzato a togliere traffico pesante dal ponte in ferro, alleggerire la tangenziale di Cremona deviando i mezzi dall’attuale casello di san Felice a uno nuovo in area industriale, più prossimo alla Paullese. Inoltre il suo prolungamento avrebbe funzionato da circonvallazione per l’abitato di Castelvetro Piacentino, sottraendo traffico dalla statale 10.

Una ventina di anni fa, quando venne presentato per la prima volta, suscitò le critiche degli ambientalisti per il forte impatto sull’ecosistema fluviale. La zona prevista per l’infrastruttura era a qualche centinaio di metri a monte dell’attuale ponte in ferro tra Cremona e Castelvetro e avrebbe interessato la zona industriale di Cremona sul lato lombardo e l’area protetta delle lanche del Po nei comuni di Castelvetro e Monticelli. Da lì si sarebbe dovuta connettere a un nuovo casello autostradale più a sud di quello attuale di Castelvetro, in località Oppiazzi. Proprio qui era nata la clamorosa protesta nel nome di “nonna Quercia”, una pianta secolare che sarebbe stata abbattuta nel tracciato.

Ma problemi c’erano stati anche sul versante cremonese. Il manufatto sarebbe infatti stato il prolungamento del cosiddetto “peduncolo” che dalla Paullese arriva alla Codognese a Cavatigozzi e da qui avrebbe oltrepassato il canale navigabile in prossimità dell’Oleificio Zucchi. L’azienda si era opposta più volte a questa localizzazione, che ne avrebbe minato le possibilità di ampliamento, ricorrendo al Tar contro le previsioni del Pgt di Cremona.

Giuliana Biagi

 

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