Cronaca

Botte alla figlia, 2 anni di pena
Ma deve controllare la rabbia

E’ stata riconosciuta colpevole di aver maltrattato la sua bambina, e condannata ad una pena di due anni di reclusione. La pena è sospesa, a condizione che l’imputata frequenti corsi e incontri per controllare la rabbia. Per la mamma, il pm aveva chiesto due anni e sei mesi di reclusione.

L’avvocato Cesare Grazioli

La donna, 38 anni, era accusata di aver picchiato abitualmente per sette anni, dal 2014 al 2021, la figlia minorenne, oggi 15enne, afferrandola per i capelli e sbattendole la testa sul pavimento, dandole schiaffi e pugni, utilizzando per colpirla oggetti vari, come ciabatte, bastoni, mattarelli e scope. L’aveva anche obbligata a stirare, cucinare e ad occuparsi delle faccende domestiche, anche quando la ragazzina aveva la gamba ingessata dopo essersi fratturata il malleolo.

Il 25 giugno del 2021 la giovane era andata via di casa e si era presentata alla caserma dei carabinieri. Quel giorno aveva mentito ai genitori, negando di essere stata bocciata a scuola. Quando la mamma l’aveva scoperto la verità, una volta essere stata contattata dalla scuola, prima le aveva urlato contro, e poi era passata alle botte: “Mi ha preso per i capelli”, aveva raccontato la vittima, “e mi ha sbattuto la testa per terra 8/9 volte. In altre occasioni mio padre interveniva, dicendo a mia madre di non picchiarmi, altrimenti lui avrebbe picchiato lei, ma in questo caso no, perchè comunque avevo delle colpe”.

La giovane ha raccontato che dall’ottobre del 2020, da quando i suoi genitori avevano litigato, lei lavorava in casa per sua madre, le portava il tè (“mia mamma beve fino a 20 tè al giorno”), stirava e cucinava. “Mio padre mi diceva di non farlo, ma io lo facevo perchè sapevo che poi lei mi avrebbe picchiato. Comunque anche prima stiravo per lei, mia mamma mi ha picchiato sin da piccola”.

Sia in occasione della bocciatura che in precedenza, la donna picchiava la figlia con il bastone porta abiti dell’armadio: “Mi colpisce dove le conviene, dove vuole lei. Una volta mi ha spaccato qualcosa di vetro in testa e mi era uscito anche del sangue, ma non sono andata in ospedale. Quando mi picchiava mi prendeva anche a pugni, e una volta mi ha preso sul naso”.

La ragazza ha sostenuto di non aver mai parlato di quanto le stava accadendo in famiglia nemmeno con le insegnanti, in quanto in precedenza una sua amica, anche lei vittima di violenze in famiglia, che si era confidata con le maestre, non sarebbe stata creduta. Delle botte era a conoscenza solo la sua amica del cuore.

Contro la sentenza di condanna, l’avvocato difensore, Cesare Grazioli, una volta letta la motivazione, che sarà depositata entro 60 giorni, valuterà se ricorrere in Appello.

Sara Pizzorni

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