Cultura

I dieci anni del Museo del Violino
con lo sguardo verso il futuro

Il ricordo dei dieci anni dall'inaugurazione del Museo del Violino

Non è riuscita a molte altre città nel mondo la scommessa di creare, dal nulla, un polo di attrazione turistica e culturale che, insieme alle altre bellezze architettoniche e storiche cittadine, ha realizzato di fatto il rilancio di un territorio dal punto di vista delle visite dall’esterno e dei flussi di visitatori.

Dieci anni dopo, visti i risultati ed i numeri, la scommessa del Museo del Violino di Cremona può dirsi vinta. Non solo perché piazza Marconi è diventata una meta irrinunciabile per i turisti che, sempre più numerosi, arrivano a Cremona. Non solo perché la presenza del Museo e dell’Auditorium Giovanni Arvedi ha permesso di promuovere un percorso culturale ed artistico di alto livello che arricchisce e completa la già consistente attività musicale cittadina. Non solo perché stata avviata un’attività scientifica e di ricerca, insieme a numerose collaborazioni internazionali. Non solo perché è stato restituito alla città un luogo in precedenza simbolo di degrado. Non solo perché un edificio caratteristico dell’architettura contemporanea cremonese ha ritrovato un senso ed un significato. E infine non solo per tutto l’indotto generato dal Museo del Violino e dai preziosi capolavori che custodisce, con indubbi benefici quindi anche sul fronte economico. Tutto questo è vero e ci sarebbe anche molto altro da ricordare. Eppure non basta per descrivere la bontà dell’intuizione iniziale ed i risultati conseguiti.

La serata di giovedì 14 settembre, in cui è stato ricordato il decennale, è servita per evidenziare la storia e le motivazioni che hanno portato alla nascita del Museo, ma è servita anche per prendere consapevolezza di quanto è stato generato non solo da un punto di vista materiale e numerico ma anche e soprattutto da un punto di vista spirituale. Lo ha evidenziato, nel colloquio con Roberto Codazzi, direttore artistico musicale del Museo del Violino, il presidente onorario Giovanni Arvedi, ispiratore e sostenitore di questo progetto straordinario. Ma lo ha sottolineato, nel suo intervento introduttivo, anche il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti.

Il Museo del Violino ha infatti permesso di sviluppare, in questi dieci anni, una nuova politica attrattiva per Cremona, basata essenzialmente sulla valorizzazione della sua peculiarità, ossia la vocazione artistica e musicale connessa a doppio filo con la figura di Antonio Stradivari. Ma, scavando maggiormente in profondità, il Museo ha permesso di creare armonia e pace nei cuori dei singoli che, con ruoli diversi e per motivazioni differenti, si sono interfacciati con questa realtà, ed in una comunità che si è riscoperta intorno ad un bene prezioso da custodire ed ulteriormente sviluppare.

Gli auguri per i dieci anni del Museo diventano quindi uno stimolo per proseguire lungo questo cammino. Anziché celebrare un passato che non torna, il Museo del Violino è vivo (come dimostrano le numerose attività che si svolgono tra quelle mura) ed è anche un inno alla vita intesa nella sua dimensione più profonda ed intangibile.

Guido Lombardi

© Riproduzione riservata
Caricamento prossimi articoli in corso...