Cronaca

West Nile, già tre i casi
con sintomi neuroinvasivi

Già tre casi confermati, tutti con sintomi neuroinvasivi, e uno ancora in attesa di conferma, ma quasi certo: questo il bilancio della diffusione del West Nile Virus nel territorio cremonese. Il primo caso confermato, in un paziente che purtroppo è poi deceduto, si era manifestato a Casteldidone. Gli altri due sono distribuiti uno a Cremona e uno a Dovera. Uno dei due pazienti è ancora ricoverato, in condizioni serie, mentre l’altro è già stato dimesso, ed è ora in convalescenza. E’ invece ancora in attesa di una conferma definitiva, sebbene sia ormai praticamente certo, il caso di contagio rilevato in un donatore di sangue. Le età dei pazienti vanno dai 40 agli 80 anni.

Una rapida diffusione, dunque, del famigerato virus della Febbre del Nilo, che si può contrarre attraverso la puntura della zanzara. Per questo, da parte delle autorità sanitarie vige la massima attenzione, come spiega il dottor Luigi Vezzosi, dirigente medico dell’Uos Prevenzione Malattie Infettive dell’Ats ValPadana: “Da parte nostra c’è grande attenzione: non vogliamo spaventare le persone ma renderle informate su come evolve la situazione” evidenzia.

E’ infatti importante restare in allerta, soprattutto a fronte di una proliferazione di zanzare sempre più elevata: “Secondo l’Istituto Zooprofilattico delle Regioni Emilia Romagna e Lombardia sembra vi sia stato un aumento della diffusione di questo insetto” spiega Vezzosi. “Per questo richiamiamo la popolazione a prestare particolare attenzione, in quanto non esiste nè una forma preventiva nè una terapia per far fronte a questa patologia”.

L’unica prevenzione consiste dunque nel cercare di contrastare le punture di zanzara. Come? “Coprendosi il più possibile, utilizzando prodotti repellenti, evitando ristagni d’acqua sui balconi o in giardino, attrezzando le abitazioni con le zanzariere” ricorda Vezzosi.

“In caso di sintomi come febbre, stanchezza o segni che possano interessare il sistema neurologico, è bene consultare un medico affinché possano essere effettuati esami per confermare o meno l’infezione. In questo senso mi sento di ringraziare i clinici, che nella diagnosi differenziali tengono conto di questa infezione, i laboratori, per l’intenso sforzo che stanno facendo nel fare i test, i servizi trasfusionali che stanno effettuando lo screening sui donatori mettendo in sicurezza chi riceve sangue, organi e tessuti, gli assitenti sanitari di Ats Val Padana per l’inchiesta epidemiologica, e i colleghi del Dipartimento Veterinario e dell’Igiene Pubblica. Questo è un lavoro di rete che ci consente di monitorare l’andamento della diffusione del virus e di mettere in atto interventi di prevenzione in collaborazione con le amministrazioni comunali, che devono mettere in atto azioni di bonifiche adulticida e larvicida in caso di focolai” conclude Vezzosi.

Laura Bosio

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