"Quei farmaci ricettati per il
bisogno di migliorare i muscoli"
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Lo scorso 27 aprile, dopo tre anni di processo, Vincenzo Catapano, 51 anni, napoletano, l’ex poliziotto in servizio nella sala operativa della Questura di Cremona coinvolto nell’indagine sul doping “Good Drugs” portata a termine nel dicembre del 2018 dalla Squadra Mobile, è stato assolto dalle accuse di commercializzazione di sostanze dopanti e detenzione finalizzata allo spaccio di farmaci a base di nandrolone. Condannato a due anni e tre mesi, invece, per la ricettazione di anabolizzanti, il cui acquisto fuori dai canali legali è vietato dalla legge, e per l’accesso abusivo a sistemi informatici.
Come si legge nelle 33 pagine di motivazione della sentenza, tutto era partito dalla segnalazione di un agente che nel settembre del 2017 era stato avvicinato dall’allora assistente capo Catapano nella mensa della caserma di via Massarotti. L’imputato gli aveva chiesto la disponibilità di vendere eventuali residui di fiale di ormone della crescita che utilizzava per suo figlio a fronte di un guadagno di circa tre-quattro euro per unità. La sua richiesta era stata “seccamente” rifiutata.
Da lì, come scrive il giudice, “l’attenzione si era focalizzata sulla figura di Catapano e sui suoi interessi sportivi, in particolare sull’attività di bodybuilder, con l’acquisizione di tabulati telefonici dalla cui analisi erano emersi contatti con molti soggetti dediti a tale attività sportiva; pertanto era stata richiesta e autorizzata dalla procura l’attivazione di intercettazioni telefoniche dapprima sull’utenza intestata a Catapano e successivamente anche su quella di un’altra persona, agonista nell’attività di body building e personal trainer in diverse palestre delle provincie di Cremona, Piacenza e Lodi, con cui l’imputato aveva contatti. L’attività di ascolto delle conversazioni telefoniche captate aveva confermato che Catapano era un assiduo frequentatore di palestre, oltre a essere coinvolto in approvvigionamento e vendita di farmaci particolari, molti dei quali soggetti a prescrizione medica, e solo per determinate patologie, ma utilizzati dagli appassionati di bodybuilding per esaltare lo sviluppo muscolare”.
Il 14 febbraio 2018 erano scattate le perquisizioni durante le quali erano state trovate “significative” quantità di farmaci e nello stesso tempo era stato accertato lo scambio di numerose comunicazioni, avvenute via whatsapp e messenger, tra Catapano ed altri soggetti, da cui erano emersi “elementi indicativi di una commercializzazione, consigli sulla tipologia di farmaco e posologia da assumere a seconda del tipo di prestazione desiderata (c’erano comunicazioni riguardanti consigli su che tipologia di farmaco assumere in relazione a che tipo di prestazione si voleva raggiungere e l’indicazione di che tipo di farmaco prendere con nomi e anche quantitativi da assumere”.
Alcuni dei prodotti, secondo il medico della polizia, non erano presenti nel Database nazionale, per cui erano stati importati dall’estero, mentre altri sembravano essere stati comprati in Italia, comunque farmaci che non potevano essere acquistati se non con prescrizione medica e per patologie importanti.
Nell’abitazione di Catapano, “che quei farmaci li assumeva per raggiungere la forma fisica di bodybuilder”, non erano però stati sequestrati quantitativi così ingenti, tanto che per il giudice “non risulta sufficientemente provata una condotta idonea a suffragare l’ipotesi di un vero e proprio commercio di tali sostanze, sovrapponibile a quello di un canale legale come una farmacia, con il supporto di un’organizzazione anche elementare”. Così come “la ricerca di approvvigionamento di sostanze ricorrendo ad altri soggetti per il suo consumo e talvolta cessioni apparse occasionali, per il solo fine di migliorare il suo aspetto fisico”.
Sussiste, invece, per il giudice, il reato di ricettazione “per aver detenuto le sostanze vietate senza essere in possesso di alcuna autorizzazione”. “Non vi è alcun dubbio”, si legge, “che Catapano, ricettando gli anabolizzanti e le altre sostanze che non avrebbe potuto acquistare attraverso i canali legali se non munito di specifica prescrizione, ha potuto soddisfare il bisogno ‘edonistico’ di incremento della massa muscolare, profitto non economico che in assenza di prescrizione medica o di necessità terapeutica accertabile solo da un medico non avrebbe potuto conseguire”. Dal tenore dei messaggi, inoltre, in alcuni casi l’imputato “si prospettava anche un vantaggio patrimoniale dall’acquisto delle sostanze vietate per la possibilità di rivenderle ad un prezzo superiore e così ricavare anche il suo ciclo di trattamento anabolizzante”.
Per quanto riguarda invece la condanna per l’accesso abusivo a sistemi informatici, il giudice ricorda che dal cellulare dell’imputato era stata trovata una chat in cui Catapano aveva rassicurato un amico, dicendogli di star tranquillo, in quanto aveva fatto un controllo al terminale e che nulla risultava nei suoi confronti. Dalle indagini era emerso che l’ex poliziotto, “utilizzando le sue credenziali quando era in servizio nella sala operativa della Questura, aveva avuto accesso a particolari finestre di consultazione denominate ‘informativa di polizia’ riguardanti il suo nominativo e anche quello di altri soggetti coinvolti nell’indagine”.
Sara Pizzorni