Tamoil, procura: "Archiviare gli
esposti". Ravelli: "Ci opponiamo"
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La procura di Cremona ha chiesto l’archiviazione di due esposti presentati il 7 gennaio del 2022 da Gino Ruggeri, esponente del Partito Radicale e medaglia d’oro per la sua costituzione di parte civile, al posto dell’ente Comune, nel primo processo Tamoil, e il 12 aprile del 2022 da Legambiente, in cui si chiedeva alla stessa procura di svolgere approfondite indagini al fine di verificare la eventuale sussistenza di ipotesi di reato in ordine alla continuità, alla persistenza e all’attualità della contaminazione da idrocarburi delle aree esterne alla ex raffineria Tamoil, in particolare di quelle occupate dalla società Bissolati.
Il 29 marzo scorso, dopo quasi 15 mesi, la richiesta di archiviazione. A darne notizia è Sergio Ravelli, consigliere generale del Partito Radicale, che ha fatto sapere che è stata presentata opposizione con richiesta di prosecuzione delle indagini preliminari.
Per la procura, “dagli elementi raccolti durante le indagini preliminari, verificate le attività all’interno del deposito Tamoil, le misure di prevenzione attuate nonché lo stato dei luoghi, non sono emersi elementi atti a provare una variazione e modifica dello stato di compromissione ambientale già acclarata in sede di precedenti processi penali. In altre parole, non sono emerse attività o gestioni che abbiano comportato un nuovo ed ulteriore inquinamento ambientale direttamente connesso con quello già oggetto di precedenti processi penali”.
Ravelli non ci sta, e dà battaglia: “Come cittadino da molti anni impegnato sul fronte della difesa della salubrità dell’ambiente”, scrive, “in particolare di quello di una delle più belle società rivierasche di cui mi onoro di essere socio, minacciato dal grave e perdurante inquinamento causato dall’ex raffineria Tamoil, sono invece convinto che la situazione reale non sia affatto tranquillizzante. L’evento accaduto la settimana scorsa all’interno dell’area della Bissolati, a seguito del maltempo e dell’innalzamento delle acque del fiume Po, dovrebbe preoccupare tutti. L’emersione dai terreni di gas interstiziali – infiammabili e potenzialmente esplosivi – causati dall’innalzamento della falda, sono la dimostrazione più evidente della presenza di surnatante ancora in quantità rilevante, nonostante le attività di contenimento e di ripristino ambientale in essere da oltre quindici (!!) anni.
E’ troppo chiedere agli enti preposti alla gestione ambientale di avviare specifiche indagini tecniche per il monitoraggio continuo e non sporadico dei gas interstiziali?
E’ troppo chiedere agli stessi enti di prendere in esame l’ipotesi che da tempo a me sembra evidente: esiste tuttora una passaggio di idrocarburi dalla Tamoil alle aree esterne. Che deve essere interrotto al più presto”.