Politica

Burocrazia che rallenta i piccoli
comuni: l'allarme da Gerre

Il comune di Gerre de Caprioli ha approvato un ordine del giorno in merito alla pianificazione territoriale degli enti locali e circa le problematiche riferite agli interventi finanziati con fondi PNRR. “I Comuni, in particolar modo quelli più piccoli, soffrono il costante incremento della burocrazia. È ormai noto come in tutte le procedure che quotidianamente i Comuni devono approcciare avvenga, ad ogni aggiornamento normativo, un incremento del lavoro, spesso ingiustificato e talvolta dannoso per la procedura stessa e per la continuità della legittima attività politica delle Amministrazione. Ma oggi le questioni che maggiormente ci preoccupano sono sostanzialmente due: la prima è legata alla legittimazione del ruolo dei Comuni nella pianificazione territoriale, soprattutto in ragione di investimenti di terzi legati a quella che oggi è sempre più conveniente chiamare “pubblica utilità”; la seconda è legata al PNRR e alla sua governance e gestione a livello locale” si legge in una nota stampa diffusa dal sindaco Marchi.

 

“L’approvazione di uno strumento urbanistico generale (PGT) è frutto di un lungo percorso fatto di scelte politiche e di complesse procedure amministrative. Questa strada comporta, soprattutto per i Comuni più piccoli, un significativo aggravio economico che difficilmente si traduce in economie di scala. All’interno del percorso è previsto il coinvolgimento dei portatori di interessi, che comprendono le municipalità confinanti, la Provincia, la Regione, Arpa, ATS etc, al fine di approvare uno strumento di programmazione e governo del territorio che risponda alle esigenze della comunità, sia stabile e sia sostenibile per l’intera area circostante. La situazione che sempre più di frequente si sta presentando è che procedimenti “in deroga” agli strumenti urbanistici quali le Autorizzazioni Uniche Ambientali di competenza della Provincia e della Regione, e gli impianti per telefonia e telecomunicazioni, che attraverso scellerate scelte legislative, possono essere posizionate ovunque, stanno determinando, di fatto, l’inutilità degli strumenti urbanistici generali, tanto faticosamente approvati. Per quanto attiene gli impianti di telecomunicazione il riferimento normativo è il Comma 831- bis dell’Art 1 Legge 27 dicembre 2019 n. 160 (Legge di Bilancio) che, dichiarando la pubblica utilità su questi impianti ha di fatto autorizzato procedimenti autorizzatori selvaggi sul territorio senza capacità di intervento per i Comuni. Oltre a questo si aggiunge che l’applicazione del canone unico di 800 €/annui sta determinando squilibri economici su contratti pattuiti che portano i Comuni ad avere significative minori entrate che necessariamente si traducono in minori servizi alla cittadinanza (sociale, scuola etc.) Sostanzialmente molti Comuni si sono trovati a dover affrontare scelte non dipendenti dalla amministrazione locale e in palese contrasto con lo strumento urbanistico, e spesso del tutto estranei alle volontà politiche amministrative dell’Ente Locale. Ad esempio, nel caso di un Comune del Cremonese, il PGT prevedeva l’espansione residenziale in una determinata zona e l’Amministrazione approvava un piano di lottizzazione dove ovviamente, trattandosi di una piccola zona si stabiliva il divieto di installazione di torri di trasmissione per la telefonia. A fronte di tutto ciò, su ricorso di una società operante nel settore, il Giudice di primo grado stabiliva che la previsione urbanistica (nel caso specifico non generica, ma attuativa) soccombeva di fronte alle esigenze di un operatore privato. Analoga questione avviene per i procedimenti autorizzatori di natura ambientale. E’ recente notizia del fiorire di richieste per la realizzazione di impianti di biogas/biometano che, per loro natura, sono assoggettati a procedure che prevedono la deroga urbanistica quindi il ruolo dei Comuni risulta anche in questo caso defraudato nella capacità di programmazione. E’ necessario porre un urgente rimedio a questa deriva che rischia di rendere, di fatto, inutile il ruolo delle piccole municipalità all’interno di un più complesso panorama di Norme e Sentenze”.

 

Una parte  poi è focalizzata proprio sul Pnrr e gestione locale: “Gli investimenti connessi al Next Generation EU hanno indubbiamente generato nei Comuni una frenesia di cui non si ricordano recenti analogie. La possibilità di intercettare importanti risorse per i propri Enti ha spinto molti Sindaci e Amministratori a forzare la mano nelle richieste ai vari Ministeri. Le norme generali del PNRR hanno da subito chiarito che l’erogazione di tali finanziamenti era subordinata all’attestazione, da parte del Comune, della capacità tecnico/organizzativa di gestire i progetti e le risorse messe a disposizione, con una reale assunzione di responsabilità. Ciò che invece discerne da questo, e che riteniamo particolarmente grave e irrispettoso dell’autonomia e delle scelte degli Enti Locali, è la scelta del Governo di far confluire altri finanziamenti già erogati, e strutturali nei bilanci dei Comuni. Il riferimento è la decisione del consiglio ECOFIN del 13 luglio 2021 per i fondi ai Comuni provenienti dall’Art. 1 comma 29/29 bis Legge 160/2019 e dall’Art. 1 comma 139 Legge 145/2018, sono automaticamente confluiti all’interno del PNRR, più precisamente nella linea di Investimento M2C4, Investimento 2.2: “Interventi per la resilienza, la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei Comuni”. In questo caso si è chiesto ai Comuni, anche per somme già spese riferite alle annualità precedenti (dal 2020 in avanti) di cambiare radicalmente le modalità di rendicontazione, con la produzione di documentazione che inizialmente non era prevista e che quindi sta mettendo in seria difficoltà le Amministrazioni. I responsabili tecnici e finanziari sono spesso costretti a firmare certificazioni riferite a richieste che non possono essere riconducibili ad atti adottati, per esempio, nel 2020 o nel 2021, predisposti con un impianto normativo diverso. Tanto più che alcuni responsabili stanno rimettendo gli incarichi. Oltre a questo c’è la questione economica di cassa. I fondi, per come erano stati concepiti in origine, prevedevano l’erogazione di acconti e saldi in tempi molto contenuti consentendo ai Comuni di non intaccare eccessivamente la cassa. Oggi, con le modifiche apportate dal PNRR, con la complessità della piattaforma di rendicontazione ReGis, gli acconti ed i saldi tardano ad arrivare e ci sono Enti che ancora non dispongono dei saldi 2020. Per i fondi del 2022, per esempio, nonostante la stragrande maggioranza delle opere siano terminate, non sono ancora stati erogati gli acconti. Questa situazione, non dipendente dalla volontà dei Sindaci e dei Comuni, rischia di implodere nel breve periodo. Ciò infatti si somma alle difficoltà legate agli aumenti che, soprattutto nel 2022, i Comuni hanno dovuto sostenere ed assorbire nei propri bilanci, intaccando spesso le riserve e gli avanzi di Amministrazione. Riteniamo pertanto urgente che queste problematiche arrivino ai tavoli dei Ministeri di competenza, alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, alle Regioni, alle rappresentanze dei Comuni quali Anci, ALI e Anpci affinché si ponga urgente rimedio a tutela di quei presidi fondamentali di democrazia e gestione del territorio che sono, soprattutto, i piccoli Comuni”.

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