L'editoriale

Le elezioni amministrative
e gli scenari per il voto del 2024

Difficile ricavare indicazioni generali da un voto segnato da dinamiche locali. Ci sono analogie e differenze tra quanto accaduto a Brescia e quanto potrebbe accadere il prossimo anno a Cremona

Le recenti elezioni amministrative hanno toccato solo tangenzialmente il territorio cremonese, con sette comuni della provincia al voto, oltre ai vicini Castelvetro Piacentino, dove ha vinto la continuità che ha il volto della nuova prima cittadina Silvia Granata, e San Martino dall’Argine. A Motta Baluffi, con Antonietta Premoli, arriva la prima sindaca donna, mentre nel Cremasco va segnalato il ribaltone di Vailate, con il nuovo sindaco Andrea Trevisan, dopo dieci anni di governo della Lega.

Ricavare da questi pochi dati indicazioni politiche di carattere generale rischia di essere fuorviante, anche perché il voto amministrativo è quasi sempre determinato da tematiche di natura locale, specialmente nei paesi più piccoli. Per questo è difficile, anche considerando il voto amministrativo su scala nazionale, ottenere da questa tornata elementi rilevanti per capire come la pensano gli italiani. Eppure il voto del 14 e 15 maggio può fornire qualche utile spunto di riflessione, anche in vista dell’appuntamento elettorale che interesserà, nella primavera del 2024, il comune di Cremona.

In primo luogo, è importante evidenziare la netta vittoria nella vicina Brescia, al primo turno, della candidata del centro-sinistra Laura Castelletti. Per lei si era speso, in un appuntamento elettorale bresciano, anche il sindaco di Cremona, Gianluca Galimberti, insieme ai primi cittadini di Bergamo, Giorgio Gori, e di Mantova, Mattia Palazzi. Consigliere comunale di lungo corso, presidente del Consiglio comunale, assessore ed ex vicesindaco per dieci anni di Emilio Del Bono (il recordman di preferenze nelle elezioni regionali di febbraio), Castelletti (che non ha la tessera del Partito democratico) ha saputo raccogliere l’eredità di un’amministrazione che si è rivelata a tal punto efficace da non essere più di tanto attaccata neppure dagli oppositori nel corso della campagna elettorale.

Lo sfidante di centro-destra, Fabio Rolfi, pezzo da novanta della Lega in Lombardia, già vicesindaco di Brescia con Adriano Paroli ed assessore regionale all’Agricoltura nella prima giunta Fontana, pur non tralasciando i temi locali e gli incontri nei quartieri, ha infatti orientato la propria campagna su temi nazionali, contando sul traino del vento di destra che soffia in Italia dalle scorse politiche. Nascono da questa strategia le numerose visite elettorali di assessori regionali, ministri, leader politici di centro-destra e perfino del presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Una scelta forse obbligata, quella di Rolfi, ma che si è rivelata un errore, confermando come il voto amministrativo e quello per il parlamento siano distanti e non sovrapponibili, specialmente se le consultazioni elettorali si tengono in momenti diversi. Del resto a Brescia il centro-destra ha vinto solo nel 2008, proprio quando il voto amministrativo si è svolto insieme a quello per il rinnovo di Camera e Senato.

L’opposizione di centro-destra a Cremona, quindi, oltre ad essere chiamata a scegliere un buon candidato (possibilmente non indicato due mesi prima delle elezioni, come accaduto con esito infausto a Milano o Roma, ma anche in altri capoluoghi lombardi come Como) dovrà guardare con attenzione ai temi amministrativi locali, proponendo un articolato progetto di città, più che rincorrere tematiche nazionali o fermarsi alla critica di quanto non ha funzionato nei dieci anni del sindaco Galimberti. Chi se ne farà carico? Un esponente della cosiddetta “società civile” o il nuovo capogruppo di Fratelli d’Italia, Alessandro Zagni? L’attuale consigliere è transitato dalla Lega al partito di Giorgia Meloni ed è stato protagonista di un braccio di ferro con la segreteria territoriale, concluso con una sconfitta, per essere inserito nella lista dei candidati al consiglio regionale. Già candidato sindaco nel 2014 per la Lega, ora Zagni potrebbe riunire la coalizione che, in Italia come in Regione, è ormai a trazione FdI. Ma i veti interni non mancano.

Nello stesso tempo, il centro-sinistra sbaglierebbe a considerare la vittoria già in tasca. Anche in questo caso, peserà decisamente la scelta del candidato. In pole position ci sarebbero l’ex deputato Luciano Pizzetti e l’attuale vicesindaco Andrea Virgilio. L’attuale maggioranza parte comunque da uno svantaggio nelle ultime consultazioni: infatti, a differenza di quanto accaduto a Brescia, alle regionali il centro-destra ha vinto anche a Cremona città e Fratelli d’Italia ha ottenuto il primo posto tra i partiti (sia pure tallonato a breve distanza dal Partito democratico). Inoltre, probabilmente le elezioni amministrative di Cremona si svolgeranno in concomitanza con le elezioni europee (per le quali è già di fatto iniziata la campagna elettorale) e quindi in un clima segnato inevitabilmente anche dallo scontro politico nazionale. Questa coincidenza potrebbe favorire il centro-destra, tradizionalmente spinto dal voto di opinione? Non è detto, come dimostra l’ultimo turno amministrativo a Cremona, svoltosi anche in quel caso insieme alle elezioni europee. Anche questa tornata elettorale, infine, come già quella per le regionali, ha confermato come, senza un sistema elettorale proporzionale, Terzo Polo, Movimento 5 Stelle e movimenti di estrema sinistra siano sostanzialmente fuori dai giochi. Possono incidere solo all’interno di una delle due coalizioni (come accaduto proprio a Brescia, dove la lista Azione – Italia Viva – + Europa ha ottenuto un ottimo 7%, quasi come la Lega), mentre fuori dai poli rischiano di non eleggere nemmeno un consigliere comunale.

Guido Lombardi

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