Cronaca

Rischio idrogeologico a Cremona,
presentato studio comunale

Foto d'archivio

In un territorio in cui il rischio idrogeologico è tutt’altro che trascurabile, risulta particolarmente importante lo Studio comunale di Gestione del Rischio Idraulico, presentato in consiglio comunale. Il documento individua le misure strutturali e non strutturali da mettere in atto per prevenire e ridurre i danni di eventuali piene o allagamenti. Ci sono le misure di gestione del deflusso delle acque, volte principalmente ad attenuare volumi e picchi di piena e a controllare i fenomeni erosivi causati dal deflusso superficiale. Si cita, ad esempio, il drenaggio urbano sostenibile, “un sistema di gestione delle acque meteoriche urbane costituito da un insieme di strategie, tecnologie e buone pratiche volte a ridurre i fenomeni di allagamento urbano”.

Altra misura è quella dei fossi vegetali, avvallamenti che vengono realizzate a lato delle superfici impermeabilizzate, dove l’acqua non è sempre presente. Sono un utile “elemento di collegamento a una rete di collettamento predisposta” e “possono essere realizzati a lato delle strade e parcheggi”. Si inseriscono facilmente nel contesto urbano e “richiedono una manutenzione minima”. Tali strutture avrebbero una prima funzione di laminazione e di filtrazione delle acque prima di convogliarle nel sistema di smaltimento esistente, alleggerendone le portate.

La forestazione urbana è un altro modo di pensare la città come un sistema socio-ecologico. Ad esempio con la costruzione di piccoli parchi di quartiere (i cosiddetti pocket park). Infine, ci sono le vasche naturalizzate di laminazione, ossia invasi a fondo semi-permeabile
che possono essere ricavati da depressioni artificiali nel terreno, quindi a cielo aperto. In generale sono in grado di rimuovere un’ampia varietà di inquinanti dalle acque di pioggia, attraverso i meccanismi di assorbimento, precipitazione, filtrazione, degradazione chimica e
batterica.

E ancora, altro intervento utile è quello di sfruttare i tetti verdi, ossia “una pratica di gestione delle acque piovane che utilizza la vegetazione per regolare il regime idrico dei deflussi delle acque meteoriche con funzione di trattenimento, alleggerendo il carico sulla rete di canalizzazione delle acque bianche”.

Il piano specifica anche alcuni indiritti per il governo del territorio utili a preservare al meglio la situazione: si suggerisce di “limitare il più possibile il consumo di suolo e la conseguente impermeabilizzazione, prevedendo soluzioni che tutelino i suoli migliori dal punto di vista ecologico”. Attenzione anchye alle opere di urbanizzazione: per strade, parcheggi e marciapiedi è necessario prevedere “sistemi di drenaggio delle acque meteoriche che prevedano l’infiltrazione”.

LaBos

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