Cronaca

Bimba nata morta, pugno al primario.
Un anno al papà. Dovrà risarcire

Da sinistra, Riccardi, Curatti e Lattari

Condannato ad un anno, pena sospesa, e ad un risarcimento complessivo di 20.000 euro. Così ha deciso il giudice nei confronti di Antonio, il papà che dopo aver saputo che la sua bimba era nata morta aveva sferrato un pugno al primario del reparto di Ginecologia e Ostetricia dell’ospedale di Cremona Aldo Riccardi, che contro di lui aveva sporto querela. L’imputato era a processo per lesioni, violenza privata, danneggiamento e soppressione, distruzione o occultamento di atti pubblici, in questo caso la cartella clinica. Il giudice lo ha ritenuto colpevole di tutti i capi di imputazione. La motivazione sarà depositata entro 25 giorni.

L’avvocato Curatti e il collega Caffetti

Il 3 gennaio del 2019 Antonio avrebbe dovuto diventare padre per la prima volta. Ma la sua bimba era nata morta e quando gliel’avevano comunicato, sconvolto, aveva dato in escandescenze. Urlava ed inveiva. L’ostetrica aveva chiamato il primario che in quel momento era nel suo studio. Quando Riccardi aveva raggiunto l’esterno del reparto per domandare cosa fosse successo, era stato investito dalla furia di Antonio, che gli aveva sferrato un pugno al volto, rompendogli gli occhiali. Nessuna reazione da parte del medico, ma si era stati costretti a chiedere l’intervento delle forze dell’ordine. Riccardi aveva riportato una prognosi di 7 giorni. Antonio aveva anche occultato parte degli originali della cartella clinica del ricovero della moglie Nicoletta.

Da parte dell’imputato, che ha ammesso di aver sbagliato, era stata avanzata, attraverso il suo legale, l’avvocato Marcello Lattari, una volontà risarcitoria, ma non era stato raggiunto l’accordo. Il medico, parte civile attraverso l’avvocato Luca Curatti, aveva chiesto 20.000 euro di danni, mentre l’Ordine dei medici di Pavia, al quale il primario è iscritto e che si è costituito parte civile con il legale Massimiliano Caffetti, ne aveva chiesti 10.000. Troppo, per l’avvocato Marcello Lattari, legale del papà, autista di camion, attualmente disoccupato. Oggi il giudice ha condannato l’imputato a risarcire Riccardi con una somma di 15.000 euro, mentre l’Ordine dei medici di Pavia, intervenuto per la “tutela e il controllo della professione medica”, ha ottenuto 5.000 euro.

“Una brutta storia in ogni senso”, ha detto nelle sue conclusioni l’avvocato Curatti. “Una storia che avremmo potuto risolvere anche con una lettera di scuse o con un risarcimento”. “Il mio assistito”, ha spiegato il legale, “è stato colpito con un pugno al volto. Ha subito l’aggressione e insieme al personale medico si è rifugiato nel reparto di Ostetricia”. Dall’altra parte si sentiva urlare e battere i pugni sulla porta. “Vi ammazzo, vi distruggo, siete degli assassini”, urlava Antonio, che poco prima, come riferito dai testimoni, aveva tolto la tastiera dal computer e lanciato uno sgabello sull’ecografo. “Una violenza inaudita”, ha detto l’avvocato Curatti. “Non si è trattato, da parte dell’imputato, di un minuto di vuoto, di uno che ha perso la ragione. Ha preso la cartella clinica, ha fatto le fotocopie,  sapeva quel che faceva”. Il legale ha concluso dicendosi dispiaciuto: “Non mi piace che capitino queste cose, tanto che ho cercato fino all’ultimo di trovare una soluzione”.

Da parte sua, l’avvocato Lattari, legale dell’imputato, ha riportato l’attenzione sul momento critico che il suo assistito stava vivendo. “Il mio cliente ha ammesso l’aggressione, i toni alti, ma non le minacce. E batteva i pugni sulla porta per chiedere aiuto. Non si deve giustificare ciò che ha fatto, ma bisogna contestualizzare. Era un uomo che aveva appena ricevuto la notizia che la bimba che aspettava era morta. La moglie, poi, è stata lasciata per lungo tempo da sola in una stanza con il feto morto in grembo e con il dolore delle contrazioni. Il personale sanitario è rimasto sordo alle sue richieste di aiuto”. Per la difesa, il reato di violenza privata non sussisteva. “Nessuno del personale è stato costretto a ritirarsi all’interno del reparto. Si è trattato di una scelta”. E per quanto riguarda la cartella clinica della moglie, l’avvocato Lattari ha precisato che il suo cliente l’aveva presa per farne una fotocopia, ma che poi l’aveva restituita.

“Sono purtroppo soddisfatto, avrei preferito non cadere in questa storia allucinante”, ha commentato dopo la sentenza il primario Riccardi, che ha ringraziato il suo legale, “un amico e un valido professionista”. “Un medico lo puoi contestare, ma non lo puoi sfiorare”, ha aggiunto Riccardi. “Se lo sfiori devi pagare. E’ l’unico modo per porre fine a questo malcostume. E’ anche un esempio per i giovani medici”.

Per la morte del feto è in corso un altro procedimento per omicidio colposo nei confronti della ginecologa Alessandra Scarpa che aveva seguito la gravidanza di Nicoletta. La sentenza è prevista il 27 ottobre.

Sara Pizzorni

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