No al biometano, prime 150 firme
per costituire il Comitato
Leggi anche:
Un appello alla coesione dei cittadini, a non farsi scoraggiare dalla corazzata che A2A metterà in campo per difendere la bontà del suo progetto, un invito a tutti i residenti di Cremona a considerare che le conseguenze dell’impianto per la produzione di biometano ricadranno su tutta la città e non soltanto sulle abitazioni distanti 70 metri, come quelle lungo via Bosco.
Queste in estrema sintesi le ragioni della nascita del comitato No BiometaNo, uscite dall’assemblea nella palestra di Bosco ex Parmigiano di mercoledi 19 aprile. Almeno 230 persone (cifra poi arrivata a 250 nel corso delle due ore di interventi) si sono ritrovate, curiose di conoscere i dettagli di un progetto rimasto nascosto nei file depositati in Provincia (responsabile della procedura di autorizzazione) dallo scorso ottobre, fino a quando il sindaco di Gerre, Michel Marchi, ha dichiarato pubblicamente la contrarietà del suo comune a quella localizzazione. E ad una iniziativa che ha più il sapore di un proficuo investimento sostenuto con i fondi europei che con l’economia circolare.
Soddisfazione alla fine della serata da parte degli organizzatori, con 150 firme raccolte e una trentina arrivate all’indirizzo mail biometanocremona@gmail.com. Il Comitato, quale soggetto con personalità giuridica, potrà sedere ai tavoli dell’istruttoria provinciale, dove non è ancora stato depositato il nuovo progetto da sottoporre a VIA, dopo il ritiro di quello iniziale.
Presenti non solo i residenti del Bosco e di Gerre più toccati dal nuovo impianto che va ad aggiungersi a ex discarica, termovalorizzatore, piattaforma differenziata, impianto a biomasse e, poco distante, depuratore, ma anche dal Battaglione e da Bonemerse. Al tavolo dei relatori, il sindaco di Gerre de Caprioli Michel Marchi e uno dei primi sostenitori della necessità di una mobilitazione popolare, Luigi Lipara. Tra il pubblico anche diversi rappresentanti di associazioni ambientaliste. Tra i politici presenti, i consiglieri comunali di Cremona Roberto Chiodelli, FdI e Luca Nolli, M5S, il coordinatore provinciale di Fratelli d’Italia Stefano Foggetti, Francesca Berardi, già attivista del Comitato per l’Acqua Pubblica, segretaria di Rifondazione Comunista. Presente anche il sindaco di Bonemerse Luca Ferrarini. Piu tardi si sono aggiunti Federico Fasani di FI e Francesca Gazzina, FdI.
La serata è stata aperta da Marchi, a cui ha fatto seguito Lipara. Tra gli interventi, quelli di Maria Grazia Bonfante, Marco Pezzoni e Laura Corsini, portavoce del comitato no biogas di Bedizzole e Calcinato. “Siete fortunati ad avere un sindaco che si espone in prima persona”, ha detto in riferimento alle difficoltà che un comitato di semplici cittadini incontra nell’interloquire con una multiutility. Ribadita la necessità che in democrazia scelte come quella di un impianto con capacità di 160mila tonnellate annue di liquami, residui di lavorazioni agroindustriali, insilati, debbano essere condivise con la popolazione.
“Non è questo il momento di parlare delle compensazioni”, ha detto Marchi, “in quanto questo significherebbe accettare l’impianto”. Sottolineato anche il fatto che i problemi indotti (traffico di camion, odori, emissioni di metano durante le fasi produttive, ecc.) riguarderanno in pieno la città di Cremona, non solo e non tanto il comune di Gerre.
Tra i ringraziamenti iniziali citati dal sindaco anche quelli nei confronti di “tutte le espressioni politiche che, in diverso modo hanno ripreso il tema da noi sollevato, incalzando un utile contraddittorio anche progettuale che può solo fare bene alla nostra causa”. Lo hanno fatto ad esempio i consiglieri comunali di Forza Italia presentando anche una proposta alternativa di produzione energetica su quello stesso sito, tramite il fotovoltaico; e Fratelli d’Italia tramite il consigliere Chiodelli, firmatario di un’interrogazione.
“Di questo tema ne siamo a venuti a conoscenza in modo incidentale”, ha continuato Marchi. “Il Comune di Gerre, solo nel momento in cui la Provincia ha avviato il procedimento. La cittadinanza solo a valle di alcune plateali esternazioni. Chi però propone questo impianto, e il Comune che lo dovrebbe ospitare, sapeva da tempo e sostiene l’operazione. Diciamocelo francamente: se questi due fattori non avessero avuto un’eco importante la procedura sarebbe probabilmente passata, nel silenzio generale, come è già avvenuto in passato. Perché questo silenzio?
“Sono stato più volte accusato di una scarsa attenzione istituzionale mentre mi esponevo su questo tema. Mi chiedo se non sia altrettanto poco istituzionale decidere di un impatto così impattante per il territorio tra quattro mura senza mai coinvolgere la cittadinanza e la politica nei processi decisionali.
“Ho sempre interpretato il ruolo di Sindaco come autorità sanitaria con facoltà di intervenire anche in materia di prevenzione. Da qui, alla luce delle recenti indagini epidemiologiche fatte sul nostro territorio, in particolar modo Cremona e la sua cintura di Comuni, emergono dati tanto complessi quanto preoccupanti. Infatti, seppur in un trend di leggera riduzione degli inquinanti, gli sforamenti annuali, soprattutto di PM10 e PM2.5 sono all’ordine del giorno. Se consideriamo poi come parametro il limite importo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, gli sforamenti sono di 5 volte maggiori al consentito.
Tale dato dovrebbe, a mio avviso, suggerire agli Amministratori Locali di trattare, quantomeno, con cautela ogni eventuale proposta insediativa industriale che si palesi sul territorio. Ciò, proprio in ragione di una condizione sanitaria territoriale che non ci consente più di sbagliare”.
“Un sindaco – ha continuato spiegando le ragioni del suo impegno personale – può raccogliere queste preoccupazioni e, con la sua voce che è un po’ più alta, farle ascoltare a chi di dovere”.
Marchi e Lipara hanno ribadito più volte che il problema va ben oltre il piccolo comune di Gerre: “Provando a tracciare gli anelli dell’impatto che solitamente si estendono fino a 2 km dall’impianto, si arriva esattamente in piazza del Duomo a Cremona. Il Comune di Gerre, tanto per chiarire, ha una buona parte di paese fuori dall’anello dei 2 km.
La questione della collocazione è uno dei grandi temi di questa battaglia. I residenti di via Bosco, che per vario motivo, frequentano molto di più Gerre che Cremona, non possono essere ancora una volta messi nelle condizioni di essere vittima di circostanze a loro lontane”.
Niente richieste di compensazioni in questa fase, “il solo farlo decreta la presenza di un danno. Quindi parlare di compensazioni conferma che già sappiamo che questo impianto ci farà del male e cerchiamo di capire come trarre vantaggio dal fatto che comunque si farà.
Se oggi un Sindaco o un Amministrazione accetta di parlare di compensazioni prima di vedere il progetto, decreta un danno al proprio territorio, abdica alla speculazione ai danni della gente, e accetta che in qualche modo la cosa si sistemerà, di solito con dei soldi o qualche opera.
Ritengo che, in questa fase, a bocce ferme, sia più giusto parlare di bilancio ambientale, sociale, economico e sanitario sostenibile: ovvero una serie di condizioni che ci dicano che alla fine del ciclo, il territorio non ha un danno ma un beneficio. Non so dire oggi come e se questo bilancio sia raggiungibile, e come me credo nessuno”.
Giuliana Biagi