Cronaca

Nuovo colpo alla 'ndrangheta:
sequestrati beni per 55 milioni

Beni per 55 milioni di euro sono stati sequestrati dai finanzieri del Comando Provinciale di Cremona, nell’ambito della vicenda Aemilia, tra le province di Cremona, Aosta, Bologna, Mantova, Modena, Parma, Reggio Emilia, Rimini, Verona e Crotone. Il provvedimento definitivo di confisca è stato adottato dalla Corte d’Appello di Bologna e confermato dalla Corte di Cassazione.

A finire sotto sequestro sono stati beni mobili e immobili, disponibilità finanziarie, e quote societarie, appartenenti ad una compagine ‘ndranghetista operante da anni nel territorio emiliano, nelle province di Reggio Emilia, Parma, Modena e Piacenza, con propagini anche nel Cremonese.

Il provvedimento patrimoniale eseguito si aggiunge alle confische da oltre 61.500.000,00 euro già operate negli anni scorsi, l’ultima di circa 4,5 milioni eseguita nello scorso novembre. Sono stati in tutto 179 gli immobili finiti sotto sequestro, nelle province interessate, oltre a 10 società di capitali e 6 società di persone operanti nel settore dell’edilizia, logistica, consulenza alle imprese e ristorazione, nelle provincie di Aosta, Modena, Parma, Reggio Emilia, Rimini e Crotone per un totale di 16 società. Sequestrati inoltre 31 veicoli, 2 motoveicoli, 17 rimorchi e semirimorchi, 47 macchine operatrici e agricole per un totale di 97 beni mobili registrati. Infine, i finanzieri hanno sequestrato oltre 40 rapporti finanziari.

L’attività portata a termine dai Finanzieri cremonesi costituisce un fondamentale tassello di quella consolidata strategia istituzionale volta a rafforzare l’azione di aggressione dei patrimoni illeciti nei confronti delle organizzazioni criminali di stampo mafioso, le quali, agendo con fare silenzioso e mimetico, negli anni sono riuscite ad infiltrare il tessuto economico-produttivo facendo leva talvolta anche sulle complicità di alcuni imprenditori e professionisti.

Le indagini del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Cremona erano partite nel maggio 2012 a seguito dell’arresto in flagranza per il reato di usura di un piccolo imprenditore di origini cutresi, da molti anni residente in provincia di Piacenza. Era emerso che l’arrestato, approfittando del grave stato di bisogno in cui versava la vittima, nell’anno 2011 aveva prestato soldi applicando un tasso usurario superiore al 210% annuo.

Ne era scaturito un ampio contesto criminale caratterizzato dal coinvolgimento di altri soggetti di origine calabrese, titolari di aziende con elevati fatturati, che avevano ideato un vasto sistema di fatture per operazioni inesistenti (utilizzando società cartiere intestate a prestanome) il cui scopo era quello di frodare il fisco creando liquidità in nero da impiegare nella concessione di prestiti ad aziende emiliane in difficoltà finanziarie per poi assumerne il controllo.

Gli ulteriori approfondimenti investigativi svolti su delega Direzione Distrettuale Antimafia presso la Procura della Repubblica di Bologna, hanno consentito di portare alla luce molteplici reati di natura economica, tra i quali l’usura e le frodi fiscali di cui si sono fatti promotori diversi imprenditori. I malviventi, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti (aventi principalmente ad oggetto vendita di materiale inerte o noleggio di mezzi di trasporto commerciale) regolate tramite i canali finanziari ufficiali, hanno potuto mettere in atto il loro piano, che prevedeva anche il riciclaggio di capitali di provenienza illecita, oltre alle truffe al fisco.

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