Ambiente

Legambiente: "Biometano sì, ma
questo non significa ovunque"

Il  favore con cui Legambiente vede il biometano come combustibile primario della transizione energetica non è incondizionato: occorre valutare dove l’impianto viene realizzato e da quale “dieta” è alimentato. Questa la puntualizzazione dell’associazione ambientalista, espressa ieri durante un incontro tra i soci del circolo VedoVerde di Cremona e il regionale presieduto da Barbara Meggetto sul progetto di A2A per l’impianto a Bosco ex Parmigiano.

 “Partiamo innanzitutto dalla considerazione che la VIA (valutazione impatto ambientale) è fondamentale per affrontare nel miglior modo possibile la questione. Quello sarà il luogo ove potranno confluire i diversi portatori di interesse di una questione che non può essere vista solo in chiave di sì o no”, ci spiega la referente locale Giovanna Perrotta, che poi elenca quali sono le criticità fin qui emerse.

“L’impianto si verrebbe a trovare nel parco del Po e del Morbasco, ennesimo esempio di consumo di suolo vergine, e questo non ci sta bene. E poi c’è il tema della viabilità, sicuramente in quel sito non è delle migliori. Altro punto fondamentale è la “dieta” dell’impianto di digestione anaerobica: da cosa viene alimentato esattamente? e da dove arrivano queste materie, quanti chilometri devono percorrere i camion per trasportarli?”

“Noi non siamo ideologici: siamo convinti che la transizione ecologica vada fatta, però questo non significa che gli impianti di biometano vadano bene dovunque; vanno invece calati nei diversi contesti.
In provincia di Cremona ci sono circa 200 impianti (soprattutto di biogas, ndr); molti di questi hanno già diversi anni, bisogna chiedersi quale sarà il loro futuro, se di revamping oppure di dismissione, quindi devono spiegarci a cosa servirà esattamente l’impianto in progetto a Cremona. Serve un ragionamento su scala provinciale e regionale”.
Legambiente chiederà di partecipare alle conferenze di servizio in veste di uditore chiedendo tutte le garanzie del caso. “E poi – conclude Perrotta – bisogna valutare anche un’altra cosa, che ci porta nel settore primario, quello dell’agricoltura e della zootecnia intensive. Sistemi che a noi non stanno bene e che sono alla base produzione di quanto poi finisce negli impianti di biometano. Il si o il no all’impianto dipende anche da questo ragionamento d’insieme”. gbiagi

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