Avvocati, sciopero di 3 giorni
contro "l'immobilismo" del governo
Sciopero di tre giorni degli avvocati penalisti e manifestazione nazionale. E’ quanto deliberato dalla giunta dell’Unione Camere penali contro “l’inerzia” di Governo e Parlamento sui temi della giustizia. I penalisti si asterranno dalle udienze il 19, 20 e 21 aprile, e scenderanno in piazza a Roma nell’ultimo dei tre giorni. Il tavolo promesso dal ministro della Giustizia Carlo Nordio che avrebbe dovuto riunire avvocatura, magistratura e accademia per individuare gli interventi necessari e urgenti di modifica della riforma Cartabia, non arriva.
L’obiettivo è sollecitare la soluzione di una serie di “urgenze che esigono risposte serie, approfondite ma al tempo stesso rapide, con il pieno coinvolgimento della rappresentanza politica di avvocatura e magistratura”.
“La preannunciata stagione delle riforme liberali della giustizia è già abortita?”, è l’interrogativo che pongono le Camere penali in una nota. “Le riforme processuali urgenti richieste dall’avvocatura sono ignorate”, mentre “i diktat della magistratura prontamente eseguiti: rallentamento della riforma costituzionale della separazione delle carriere, congelamento delle riforme dell’ordinamento giudiziario sgradite alle toghe. E poi, carcere, carcere, carcere, ogni qual volta la cronaca e la ricerca del consenso ispirano e sollecitano il peggiore populismo penale”.
I penalisti lanciano perciò “la mobilitazione per il rispetto degli impegni elettorali e parlamentari assunti dalla nuova maggioranza: subito tre giornate di astensione dalle udienze penali, per dare il via ad una nuova stagione di iniziative politiche in difesa del diritto penale liberale e del giusto processo”.
Gli avvocati ritengono inoltre “non più procrastinabile la urgente necessità di intervenire sulla norma che subordina l’ammissibilità della impugnazione della sentenza a una pretestuosa rinnovazione della elezione di domicilio e addirittura – in caso di imputato assente in primo grado – al conferimento di un nuovo mandato difensivo”. Una norma, secondo le Camere penali, ispirata “dall’evidente intento di falcidiare, soprattutto, come già sta accadendo quotidianamente nelle aule di giustizia, il diritto di appello nei processi con difensore di ufficio e dunque a carico dei soggetti socialmente più deboli e più difficilmente rintracciabili dal difensore”.
“Non meno urgente”, secondo gli avvocati, è “eliminare al più presto la asistematica novità della improcedibilità in grado di appello in luogo della prescrizione del reato”. Ed è “indispensabile una immediata e costruttiva riflessione sulla cosiddetta udienza pre-dibattimentale nei giudizi con rito monocratico”: c’è il rischio di “una organizzazione dei processi che, esigendo magistrati necessariamente diversi da coloro che sarebbero poi chiamati a celebrare l’eventuale giudizio di merito, finisca per consegnare la gran parte delle decisioni alla magistratura non togata”.
Sara Pizzorni